divieto caldaie a gasLa Commissione Europea continua verso il divieto per le caldaie a gas, ma l’Italia si oppone alla decisione: ecco cosa succede.


Divieto caldaie a gas: la Commissione UE va avanti verso lo stop alla produzione di caldaie a gas, a partire da settembre 2029.
Ieri, però, si è tenuto il Consultation Forum a Bruxelles, dove sono emerse le prime spaccature tra i Paesi membri, tra i quali spicca l’Italia.

Ecco cos’è successo.

Divieto caldaie a gas: le nuove norme

Durante l’incontro, sono state esaminate le bozze dei regolamenti Ecodesign ed Energy labelling sui sistemi di riscaldamento.

Entrambe le norme rivedono i requisiti per la commercializzazione degli apparecchi e ne rivoluzionano l’etichettatura. Ciò potrebbe influenzare i bonus casa (come l’Ecobonus e il Superbonus), in maniera indiretta, ma anche portare al divieto di commercializzazione delle caldaie a gas.

Il divieto non è diretto, ma si presenta tramite la definizione di un limite minimo di efficienza stagionale per la categoria delle caldaie, pari al 115%.
Si tratta di un limite che taglia fuori dal mercato qualsiasi tipo di caldaia, anche quelle alimentate con combustibili rinnovabili.

Divieto caldaie a gas: lo scontro fra i Paesi Europei

La Commissione UE ha ribadito l’importanza di rendersi indipendenti dal gas russo. Una posizione rinforzata anche dal parere di organizzazioni non governative come Eeb (European Enviromental bureau) ed Ecos (Enviromental coalition on standards).

A favore dello stop ci sono anche Danimarca e Belgio.

Tra i contrari, invece, troviamo le associazioni dei costruttori edili, dei fabbricanti multitecnologici e il mondo dei combustibili liquidi e gassosi.
Tra i Paesi europei, la posizione più netta è quella dell’Italia, che si è opposta per ragioni di neutralità tecnologica.
Ma ci sono perplessità anche da parte di Slovacchia, Romania, Croazia e Repubblica Ceca.

Adesso, ci saranno otto settimane per depositare rilievi tecnici e politici e, solo alla fine di questo periodo, si potrà comprendere chi è tra i favorevoli e chi tra i contrari.
Dopo la consultazione, potrebbe esserci una nuova riunione tra i Paesi Membri e poi il voto del Parlamento e del Consiglio, che potranno modificare il testo, approvarlo o respingerlo.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it