diabete-mellitoIl diabete avanza come uno ‘tsunami’, soprattutto nei centri urbani. Oggi le persone colpite in Italia sono 3,27 milioni ma secondo alcune proiezioni, se la crescita della malattia continuerà ai ritmi attuali, entro 20 anni potrebbero diventare oltre 6 milioni.


 

Ad esplodere, in particolar modo, sarà il fenomeno del ‘diabete urbano’, che porterà entro il 2040 il 75% della popolazione con diabete a risiedere nelle città.

 

Per affrontare la drammatica crescita di questa malattia, nasce il documento ‘Italian Urban Diabetes Charter‘ che si propone di delineare i punti chiave che possono guidare le amministrazioni locali, di concerto con istituzioni sanitarie, scientifiche e accademiche, nel promuovere strategie per migliorare l’informazione, la rete assistenziale, la prevenzione e la cura delle persone con diabete di tipo 2, limitando i ‘costi sociali’ dovuti alle complicanze e alla mortalità.

 

Il documento, che unisce realtà pubbliche e private, è stato siglato oggi a Roma da Health City Institute, Anci, Istituto superiore di Sanità, Amd- Associazione medici Diabetologi, Sid-Società italiana di Diabetologia, Simg-Società italiana di Medicina generale e Cittadinanzattiva.

 

“Il diabete è uno ‘tsunami’ che avanza- ha detto Andrea Lenzi, presidente di Health City Institute- si sta rivelando la malattia più rilevante e potenzialmente pericolosa del nostro secolo, per la crescita continua ed esponenziale della sua prevalenza e per la mortalità e le complicanze invalidanti correlate”.

 

Nel nostro Paese le persone che dichiarano di avere il diabete sono 3,27 milioni, il 5,4% della popolazione (secondo l’Istat), ma “stime effettuate su dati amministrativi dall’Osservatorio Arno diabete, progetto di collaborazione fra Sid e Cineca- ha aggiunto Giorgio Sesti, presidente Sid- indicano che il dato è molto superiore, pari al 6,2%, e studi hanno evidenziato che, in realtà, per ogni tre persone con diabete ne esiste una che non sa di averlo. Se la crescita della prevalenza della malattia continuerà ai ritmi attuali, entro 20 anni potrebbero esserci in Italia oltre 6 milioni di persone con diabete”.

 

Il fenomeno è particolarmente preoccupante nelle città, tanto che tra gli addetti ai lavori si sta facendo strada il concetto di ‘diabete urbano’ o ‘urban diabetes’, che “non è una nuova forma di diabete- ha fatto sapere ancora Lenzi- ma si riferisce al drastico aumento della prevalenza del diabete tipo 2 che si osserva nelle città a causa dell’urbanizzazione. Vivere in un’area urbana si accompagna infatti a cambiamenti sostanziali degli stili di vita: cambiano le abitudini alimentari e il modo di vivere, i lavori diventano sempre più sedentari, l’attività fisica diminuisce”.

 

“Numerosi studi internazionali hanno messo in risalto come esista un collegamento tra aumento di diabete tipo 2, obesità e urbanizzazione- ha proseguito Domenico Mannino, presidente Amd- Gli amministratori della città saranno sempre più in prima linea nel collaborare con i medici per contrastare questo fenomeno, che vede già oggi 2 persone con diabete su 3 vivere in un nucleo urbano, con una stima dell’International Diabetes Federation che prevede nei prossimi 25 anni questo rapporto crescere a 3 su 4″.

 

Per questo, sempre in occasione dell’incontro, è stato presentato il ‘Programma C14+ – Pensare globalmente, agire localmente’, promosso da Health City Institute e Cities Changing Diabetes, in sinergia con il gruppo di lavoro sull’Urban Health di Anci e in collaborazione con il mondo scientifico. Il programma intende fornire nei prossimi anni alle amministrazioni cittadine e alle aziende sanitarie delle 14 città metropolitane italiane, ma non solo, informazioni e conoscenze per contrastare il diabete urbano e migliorare la qualità di vita delle persone con diabete. Intanto il diabete e l’obesità, come tutte le malattie non trasmissibili, soprattutto quelle cardiovascolari, il cancro e i disturbi respiratori cronici, rappresentano oggi il principale rischio per la salute e lo sviluppo umano.

 

“L’Organizzazione mondiale della sanità, come tutta la comunità scientifica internazionale- ha sottolineato Gerardo Medea, coordinatore area Prevenzione Simg- evidenzia quanto sia indispensabile per lo sviluppo sociale ed economico di tutti i Paesi investire nella prevenzione di queste malattie, e come questa sia una responsabilità in prima battuta dei governi, ma in realtà della società in senso più allargato. Arrestare l’aumento del diabete in ambito urbano è un’impresa difficile, ma possibile grazie alla stretta collaborazione tra politica, mondo sanitario e società civile”.

 

Secondo Roberto Pella, vice presidente vicario Anci e coordinatore del gruppo di lavoro Anci sull’Urban Health, la vivibilità del Pianeta è “la più straordinaria delle sfide. E questa sfida si vince con i grandi accordi mondiali, certamente, ma anche con tutte quelle iniziative che migliorano la qualità del nostro ambiente e dunque la vita quotidiana dei cittadini. La salute dei cittadini è una delle priorità dell’azione dei sindaci italiani e oggi gli amministratori locali sono chiamati a progettare soluzioni per migliorare i determinanti della salute nei contesti urbani e consentire ai cittadini di oggi e alle generazioni future di poter vivere in città migliori, più vivibili e salutari“, ha infine concluso.