democrazia-dittatorialeL’America. La più grande democrazia del mondo. Quel modello a cui si ispira l’occidente.

Quella nata da una pulizia etnica, l’unica che ha avuto il coraggio di usare la bomba atomica, quella che decide di invadere l’Iraq con una falsa scusa, di giocare al tiro al bersaglio con i civili, che decide di sovvertire il governo della Libia o di assassinare Soleimani.

Anche quella democrazia che non sopporta Charlie Chaplin, che mette in un manicomio criminale Ezra Pound e che vuole distruggere Julian Assange per aver detto la verità. Ci siamo ispirati tanto bene, da essere ormai completamente in linea.

Sicuramente nel suo modo di costruire la propaganda.

Lezioni americane

E adesso, siamo anche alle ultime lezioni di come si costruisce un governo non eletto. Avevamo già dato prova, ma adesso possiamo anche fare una tesina su come si truccano le elezioni.

Eppure, la nostra democrazia era nata da altri presupposti, che evidentemente non hanno trovato un popolo alla sua altezza. Nelle democrazie, i governanti non sono altro che lo specchio dei governati, infatti le elezioni sono diventate la nomina di pochi corrotti da parte dei molti incompetenti. Forse bisognerebbe diffidare della democrazia, perché ha fatto un curioso abuso della statistica.

Le elezioni, infatti, hanno lo svantaggio evidente di conteggiare i voti, invece di pesarli. Basta avere una conversazione di cinque minuti con l’elettore medio e ti accorgi che forse ci debba essere qualche modifica al modello di democrazia su cui ci basiamo.

Se il risultato è quello di aver scelto attraverso democratiche elezioni, i nostri dittatori, dopo che questi ci hanno detto tutto quello che noi volevamo sentire. Forse non c’è neanche motivo di sprecare tanto tempo andando a votare.

La democrazia è una vera democrazia, solo quando è gestita da un popolo informato e con una cultura mediamente costruita sui valori della libertà e nel riconoscimento di alcuni diritti naturali che non possono essere cancellati, nemmeno da un voto del 99%.

Nelson Mandela disse che: “Un popolo educato, illuminato e informato è una delle vie migliori per la promozione della democrazia”. Nel suo modo di essere cauto, ha detto “una delle vie migliori”, ma credo che anche lui volesse dire che è “l’unica via”. Non può passare il concetto che la democrazia possa perseguire la strategia di allineare tutti verso il basso.

Del capire meno per capire tutti. La democrazia non si può basare sull’ipotesi che cinquantasei milioni di persone siano più sagge di un uomo solo, allo stesso di come non si può pensare che un cittadino possa tollerare che esista un potere, che si chiami dittatura o democrazia, che legittima la sottomissione della minoranza alla maggioranza; di una parte della popolazione contro l’altra.

Democrazia dittatoriale

La democrazia non si conclama con il diritto di voto, ma quando questa dà il diritto di vivere con dignità.

L’obiettivo di una democrazia dovrebbe essere quello di salvaguardare i diritti della minoranza e di evitare la tirannia, che sia di un despota o che sia di una maggioranza di governo e non deve essere fondata sull’uguaglianza assoluta e garantire uguaglianza di condizioni, ma deve garantire solo uguali opportunità. Totalitarismo e democrazia sono due parole senza qualità, se non vengono riempite di contenuti e attributi.

Un dispotismo può essere illuminato e una democrazia può essere una latrina, di quelle fondate sulle continue discussioni e su equilibri di potere, che non considera che il sistema può evolvere soltanto se si riesce a far smettere di discutere le controparti, concentrandosi sugli obiettivi, rispetto ad una visione, che abbia la capacità di non alienare i principi fondamentali della natura umana e quindi di saper tracciare una strada che permetta di vivere nobilmente in libertà.

Questo comporta non trasferire il potere decisionale di un parlamento a istituzioni inaffidabili, caste sacerdotali, giunte militari, dittature di partito o corporazioni di qualsiasi tipo.

La propaganda e la manipolazione

Ma soprattutto, la vera democrazia, non ha bisogno della propaganda, esercitata dalla “stampa di regime”, usandola come un’arma da stato totalitario. Come tentativo deliberato e sistematico di plasmare le percezioni, manipolare le cognizioni e dirigere il comportamento della popolazione.

“La propaganda è veramente un’arma, come i cannoni o le bombe, e imparare a difendersene è importante come trovare riparo durante un attacco aereo” fu la giusta affermazione di George Orwell, l’autore del libro “1984”.

Credo che neanche lui abbia pensato che si potesse un giorno andare realmente in quella direzione. Se non altro, per i limiti della tecnologia di cui lui era a conoscenza.

Anche Aldous Leonard Huxley, nella sua narrativa distopica, profetizzò in tal senso: “Ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici”.

Una corazza contro il bombardamento mediatico

E’ importante pertanto che ogni cittadino comune, sia pienamente cosciente e si faccia una corazza, rispetto al bombardamento mediatico della propaganda, sapendo che i media main stream, fanno parte di un sistema di propaganda ben congegnato che permette anche dibattiti molto vivaci, all’interno di una finestra che hanno lasciata aperta su quello che vogliono sia percepito, incoraggiando perfino le posizioni più critiche e dissenzienti, ma sempre all’interno del perimetro che loro hanno ben delineato.

Bisogna ricordarsi che il giornalismo vero è la diffusione delle informazioni che qualcuno non vuole che si sappiano e non la diffusione delle informazioni dettate da qualsiasi governo per cercare consenso. Quella si chiama propaganda.

La propaganda è sempre un tentativo di persuasione e di asservimento dello spirito e si rivolge alle emozioni più che alla ragione.

L’organizzazione dei sistemi di propaganda

Chi organizza a tavolino i sistemi di propaganda, sa benissimo che è più facile influenzare un migliaio di persone facendo appello alla paura e ai loro pregiudizi, più velocemente di quanto si possa convincere con la logica, e sanno altrettanto bene che una propaganda deve adattare il suo livello intellettuale alla capacità ricettiva del meno intellettuale delle persone a cui si desidera rivolgere.

Di conseguenza, tutta la propaganda che funziona deve essere limitata a pochissimi punti e deve ripetere i messaggi finché non diventino dei punti fermi e scontati.

La capacità di ragionamento logico delle grandi masse è molto limitata, la loro intelligenza modesta, ma, nel contempo, la loro capacità di dimenticare enorme.

Cultura, Scuola e Università

Purtroppo, è così. Per questo sarebbe importante investire in cultura, scuola e università, promuovere il vero scambio di idee e non accettare le limitazioni imposte come il distanziamento sociale o qualsiasi altra cosa che limiti lo scambio di cultura e informazione. Per una vera democrazia è necessario che l’individuo sappia fare la distinzione tra realtà e finzione, tra vero e falso.

Senza consegnare a terzi le chiavi della definizione della realtà, che non deve essere filtrata e/o censurata da sistemi centralizzati che possano decidere quello che è giusto o non è giusto che possa essere veicolato.

Oggi una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo il sistema mediatico, e non si può pensare che si possa accettare di vivere con elemosine erogate per mantenere lo stomaco pieno e la testa vuota, facendo leva sul bisogno e sulla disperazione della gente.

La dignità non è alienabile. Perché l’infamia è condivisa quando c’è solidarietà tra un governo che tratta il popolo come animali con l’anello al naso e il popolo che lo lascia fare. E chi afferma di voler combattere tutto questo dall’interno, è già complice.

 

 “Non appena qualcuno si rende conto che obbedire a leggi ingiuste è contrario alla dignità dell’uomo, nessuna tirannia può dominarlo”. (Mahatma Gandhi).

 

 


Fonte: articolo di Roberto Recordare