Il Decreto Sicurezza Bis è rinviato: dopo un lungo colloquio avuto con il Presidente della Repubblica, il premier Conte prova a sminare il terreno di scontro tra Lega e M5s e posticipa a dopo le elezioni la convocazione del Consiglio dei ministri che dovrà vagliare i decreti sicurezza e famiglia.
Tutto rinviato a dopo le europee: il presidente del Consiglio, forte di un lungo colloquio avuto con il Presidente della Repubblica, prova a sminare il terreno di scontro tra Lega e M5s e posticipa a dopo il voto la convocazione del Consiglio dei ministri che dovrà vagliare i decreti sicurezza e famiglia.
Dopo il faccia a faccia tra Mattarella e il premier, sale al Colle a sorpresa anche il vicepremier Matteo Salvini. Ed è probabile che nel corso del colloquio con il Capo dello Stato sia stato affrontato proprio il tema del decreto sicurezza e delle criticità rilevato dal Quirinale che hanno portato il presidente del Consiglio a formalizzarne il rinvio. E allo stesso Salvini a fare un passo indietro accettando la decisione di Palazzo Chigi.
“Ho sentito Salvini e Di Maio e convenuto che sia complicato tenere un Cdm domani o dopodomani per cui lo abbiamo rinviato alla settimana prossima, nel primo giorno utile” annuncia a fine giornata il presidente del Consiglio. La decisione arriva dopo i rinnovati appelli del leader della Lega a portare, subito, il suo dl all’esame del governo.
“Sarebbe un peccato perdere tempo, nel decreto sicurezza bis ci sono articoli contro la camorra, assunzioni per far eseguire le pene. Io sono pronto, mi aspetto la convocazione del Consiglio dei ministri” ripete per tutto il giorno. Ma poi, all’annuncio del premier commenta: se “c’è chi preferisce che il dl Salvini venga approvato la settimana prossima non mi do fuoco”.
Decreto Sicurezza Bis è rinviato a dopo le europee
Ad un passo dal voto e in una giornata delicatissima per le sorti dell’esecutivo, che ha visto il premier Giuseppe Conte salire al Quirinale per un faccia a faccia con il Capo dello Stato, ed un chiarimento tra Matteo Salvini e il presidente del Consiglio, il leader del Carroccio decide infatti di indossare l’abito del pompiere. Assicura di voler restare “leale” all’alleato di governo e promette: dopo il voto in “Italia non cambia nulla: anche se la Lega vincerà, come sembra, non chiedo un ministro o una poltrona in più. E spero che i toni si abbassino” dice per rassicurare sulle sue intenzioni di rimpasto o di crisi dopo il voto.
A mettere il dito nella piaga ci pensa però il suo braccio destro. Giancarlo Giorgetti si fa portavoce del malumore crescente dentro il partito che spinge a rompere con i 5 stelle. “Non accuso nessuno, tantomeno il premier, ma così non si può andare avanti, senza affiatamento” attacca il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio puntando l’indice contro l'”immobilismo” dell’esecutivo in carica. E’ un gioco delle parti che non va per niente giù a Luigi Di Maio.
“Ogni giorno ormai, da circa un mese, c’è qualcuno, e non del M5s, che minaccia la crisi di governo e fa la conta delle poltrone in base ai sondaggi. Oggi è toccato a Giorgetti”, tuona il leader pentastellato che avverte: “basta minacciare crisi di governo e basta fare la conta delle poltrone. Si pensi al Paese”.
I timori del M5s per un possibile strappo della Lega, tra il pressing per un profondo rimpasto e crisi, dopo il voto di domenica restano infatti altissimi. E’ uno scontro sul quale il capo del Governo cerca di vigilare per evitare di andare al voto con l’incubo di una crisi di governo. Dopo gli attacchi che gli erano arrivati dalla Lega, riprende l’iniziativa di responsabile dell’esecutivo e sale al Quirinale. Poi assicura Matteo Salvini: del decreto sicurezza “è giunta ai miei uffici una versione riveduta ieri pomeriggio. Nella nuova versione mi sembrano superate le criticità emerse”.
Tiene al riparo il Colle, a cui, assicura “non si può attribuire la censura preventiva né un sindacato politico. Gli si fa un torto in astratto e in concreto: non ha svolto questo ruolo né intendeva svolgerlo”.
Insomma, la decisione sulla sorte del decreto è tutta interna al governo, come del resto la valutazione sul provvedimento per le famiglie, sostenuto dal M5s. “Tutto il governo condivide i due obiettivi politici” contenuti nei due decreti, assicura.
Temi su cui lo scontro è rinviato anche se i due avversari non smettono di attaccarsi. “La Tav si farà. E’ chiaro. L’Ue ci darà ancora più soldi. Poi si vota in Piemonte e si capirà che la Tav si farà”, torna alla Carica Salvini. Di Maio non incassa e torna anche lui all’attacco: “condivido le parole del premier nel sollecitare rispetto per il Capo dello Stato. Ora c’è tutto il tempo per lavorare sui rimpatri…”.