La Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il decreto legge Ambiente, segnando un passaggio legislativo rilevante per le politiche ambientali italiane.
Con 141 voti favorevoli, 81 contrari e 3 astenuti, il provvedimento, già esaminato dal Senato, è ora legge. Il decreto, convertito dal disegno di legge n. 153 del 17 ottobre 2024, introduce una serie di misure urgenti per affrontare criticità ambientali e favorire una transizione verso la sostenibilità.
Il decreto Ambiente diventa legge, ok definitivo dalla Camera: tutte le novità
Il testo, composto da 14 articoli dopo le modifiche apportate in Senato, mira a semplificare le procedure di valutazione ambientale, accelerare interventi strategici e promuovere l’economia circolare.
Tra i punti chiave:
- Snellimento delle autorizzazioni ambientali: revisione delle competenze e dei termini procedurali per rendere più efficienti le valutazioni di impatto ambientale (VIA) e le autorizzazioni integrate ambientali (AIA).
- Promozione delle rinnovabili: facilitazioni per progetti legati a fotovoltaico, biogas e altre fonti sostenibili.
- Interventi sul dissesto idrogeologico: rafforzamento delle attività dei Commissari di Governo per prevenire e gestire le emergenze territoriali.
- Economia circolare: nuove regole per migliorare la gestione dei rifiuti e supportare politiche di sostenibilità.
- Bonifiche dei siti contaminati: semplificazione delle procedure per le aree inquinate e istituzione di una struttura di supporto al Commissario straordinario per il Sito di Interesse Nazionale di Crotone.
Le dichiarazioni del Ministro Pichetto
Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha accolto con favore l’approvazione del decreto, definendolo un passo cruciale per razionalizzare settori strategici. “Questo provvedimento rappresenta un traguardo importante per semplificare e rendere più efficienti le politiche ambientali, con ricadute positive sull’economia e sulla qualità della vita,” ha affermato. Pichetto ha sottolineato inoltre il valore delle misure per le energie rinnovabili e le bonifiche, considerate fondamentali per raggiungere gli obiettivi europei in ambito climatico.
Le critiche dall’opposizione
Non sono mancate le contestazioni, soprattutto da parte dell’opposizione. La deputata del Partito Democratico Eleonora Evi ha duramente criticato il decreto, accusando il governo di trattare le politiche ambientali con una logica emergenziale. “Questo provvedimento non affronta le cause strutturali dei problemi ambientali, ma si limita a intervenire sui sintomi,” ha dichiarato in Aula, lamentando anche il ricorso massiccio alla fiducia, che a suo dire mortifica il dibattito parlamentare.
Evi ha inoltre evidenziato il persistere di una dipendenza dalle fonti fossili, accusando l’esecutivo di confondere la sicurezza energetica con il potenziamento dell’estrazione di gas nazionale. Tra le critiche, anche la mancanza di una visione a lungo termine per contrastare il dissesto idrogeologico e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Dettagli tecnici e novità legislative
Tra le innovazioni introdotte dal decreto si segnalano:
- Esclusione del Piano PiTESAI: l’abrogazione del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) comporta una ridefinizione delle politiche di gestione delle risorse fossili. Le nuove restrizioni sulle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi mirano a limitare l’impatto ambientale e a favorire una transizione verso fonti energetiche sostenibili. Questo cambiamento segna una rottura rispetto alla strategia precedente, che individuava aree specifiche per le attività di estrazione.
- Gestione della crisi idrica: il decreto prevede l’attuazione di interventi mirati per affrontare l’emergenza idrica, tra cui la modernizzazione delle infrastrutture per la distribuzione dell’acqua e l’adozione di tecnologie innovative per il risparmio idrico. Inoltre, vengono rafforzate le competenze degli enti locali per ottimizzare la gestione delle risorse, in linea con le sfide poste dai cambiamenti climatici.
- Transizione energetica nei siti militari: il Ministero della Difesa avrà la facoltà di avviare programmi specifici per migliorare la sostenibilità delle infrastrutture militari. Questi interventi includono l’installazione di impianti fotovoltaici, l’efficientamento energetico degli edifici e l’introduzione di veicoli a basso impatto ambientale nelle flotte militari. La misura intende trasformare i siti militari in modelli di sostenibilità, riducendo al contempo i costi operativi.
Una legge che apre scenari incerti
Il decreto Ambiente rappresenta un tentativo di affrontare temi cruciali come la tutela del territorio e la sostenibilità energetica, ma non senza suscitare dibattiti accesi. Se da un lato il governo celebra l’approvazione come un successo strategico, dall’altro le critiche mettono in luce carenze nella visione di lungo periodo. Resta da vedere se queste misure saranno sufficienti a rispondere alle sfide ambientali e climatiche che l’Italia deve affrontare.