decalogo inail caldoL’Inail ha condiviso un decalogo per il lavoro col caldo torrido, con diverse raccomandazioni, sia per le aziende che per i lavoratori.


L’Italia è, ormai da giorni, nella morsa del caldo, con temperature molto elevate, che superano i 40 gradi.
Sempre in questi giorni, non sono mancati diversi malori sul posto di lavoro, oltre a due decessi, per il “troppo caldo”.

Proprio per questo, l’Inail ha deciso di stilare un vademecum da seguire, con indicazioni per i lavoratori e per le aziende.

Ecco cosa dice il decalogo dell’Inail.

Decalogo Inail caldo: tutte le indicazioni

Nel decalogo Inail per il rapporto tra lavoro e caldo, troviamo alcune raccomandazioni, per assicurare un’efficace pianificazione degli interventi aziendali contro il rischio generato dall’incremento di frequenza e intensità delle ondate di calore.

Ecco le linee guida.

Istituzione responsabile per prevenire lo stress da caldo

C’è bisogno di individuare un responsabile, presente sul luogo di lavoro, per la sorveglianza delle condizioni climatiche. Il responsabile dovrà essere formato sull’appropriato uso dell’indice di calore e sugli indicatori di rischio di stress termico.

Identificazione pericoli e valutazione del rischio

L’identificazione dei pericoli implica il riconoscimento dei rischi legati al caldo e alle patologie da calore, dovute alle alte temperature, all’elevata umidità e all’esposizione al sole o ad altri fonti di calore.

Formazione dei lavoratori

Occorrerà fare una formazione per aumentare la consapevolezza dei lavoratori sugli effetti del caldo sulla salute e sulle misure di prevenzione e protezione da adottare.

Bisognerà formare i lavoratori sugli abiti da indossare, sull’importanza di mantenere un ottimo stato d’idratazione e un’alimentazione equilibrata, sui fattori di rischio individuali e sulla gestione dei sintomi delle patologie di calore.

La formazione è raccomandata anche per il preposto per la sicurezza e per l’addetto al primo soccorso.

decalogo inail caldoIdratazione

Il datore di lavoro deve rendere disponibile acqua potabile da bere e acqua per rinfrescarsi. Dovrebbero essere installate diverse postazioni sul luogo di lavoro per i contenitori dell’acqua.

Nelle situazioni di maggiore esposizione al caldo, i lavoratori dovrebbero essere incoraggiati a bere almeno un litro d’acqua all’ora. Ma è altrettanto importante non eccedere con le quantità, per non provocare una carenza di sali minerali.

Va limitata l’assunzione di bevande energetiche, utilizzate in ambito sportivo, che possono avere effetti negativi in termine di eccesso di calorie ingerite e provocare disturbi elettrolitici.

Abbigliamento

Ai lavoratori è sempre consigliato indossare, se possibile, abiti leggeri in fibre naturali, traspiranti e di colore chiaro, che ricoprano buona parte del corpo, utilizzare un copricapo con visiera o a tesa larga e indossare occhiali da sole con filtri Uva.

È consigliabile anche applicare una crema solare ad alta protezione (SPF +50), sulle parti del corpo che rimangono scoperte.
Per i lavoratori che svolgono lavori pesanti, possono essere forniti indumenti refrigeranti o gilet ventilati.

Riorganizzazione turni

È consigliabile modificare gli orari di lavoro, per ridurre l’esposizione dei lavoratori al calore. L’invito è quello di consultare le previsioni di allerta dei rischi correlati allo stress da caldo e riprogrammare le attività non prioritarie, che si svolgono all’aperto e che richiedono un maggiore sforzo fisico.

L’Inail propone l’alternanza dei turni, ma anche l’interruzione del lavoro, in casi estremi.

Aree ombreggiate per le pause

Quando è possibile, occorre assicurare la disponibilità di aree ombreggiate o climatizzate per le pause o il raffreddamento.
C’è bisogno di pianificare pause brevi, ma frequenti, segnalate anche con messaggi audio o segnali acustici.

Favorire l’acclimatazione

L’acclimatazione si ottiene aumentando gradualmente i carichi di lavoro e l’esposizione al calore dei lavoratori, favorendo frequenti pause e l’approvvigionamento di acqua e riposo.
Sono necessari dai 7 ai 14 giorni per raggiungere uno stato di acclimatazione ottimale.

Dopo un’assenza prolungata, occorre iniziare col 20% del carico di lavoro, per poi aumentare gradualmente dal giorno successivo. I lavoratori esperti possono iniziare col 50% del carico di lavoro solito, il primo giorno, per poi aumentare.

Piano di sorveglianza per il monitoraggio dei sintomi delle patologie da calore

Prima dell’esposizione dei lavoratori al calore, bisogna sviluppare una collaborazione col medico competente e col responsabile della sicurezza, per creare un piano di sorveglianza per il monitoraggio dei sintomi e dei segni delle patologie da calore.

Il piano deve includere informazioni su cosa fare quando qualcuno mostra i segni delle patologie, quali sono le misure di primo soccorso, etc.
Al momento dell’insorgenza di patologie da calore, i lavoratori devono cessare l’attività, rifrescandosi bagnandosi con acqua fresca e bere acqua potabile.

Misure per i luoghi di lavoro chiusi

I luoghi di lavoro in ambienti chiusi possono essere raffreddati col condizionatore o col ventilatore (quest’ultimo solo se la temperatura è inferiore ai 35°).
Altri metodi includono l’utilizzo di schermi riflettenti per l’allontanamento del calore radiante e l’isolamento termico degli infissi.

Se sono presenti macchinari e superfici calde, si possono posizionare schermi protettivi fra il lavoratore e le sorgenti radianti.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it