La CGIA denuncia nuovamente il mancato pagamento dei debiti da parte della nostra Pubblica amministrazione (Pa).
La denuncia della Cgia di Mestre: nonostante la fattura elettronica, ancora non si ha un’idea precisa di quale sia la massa definitiva dei debiti e di arretrato dei pagamenti. Le aziende private a fronte di forniture, manutenzioni o lavori fatturati alla Pa vanterebbero crediti per 65 miliardi di euro. Di questi, 31 sarebbero importi non ancora liquidati perché dalla data di emissione della fattura non sono ancora trascorsi 30-60 giorni stabiliti e 34 da imputare ai ritardi nei pagamenti. I dati sono stati rilevati dalla Cgia di Mestre attraverso gli studi della Banca d’Italia, l’unico istituto che stima da alcuni anni l’ammontare complessivo del debito.
Stando alle cifre che arrivano dalla Banca d’Italia, che tuttavia parla di “grado di incertezza per niente trascurabile” sui risultati, le aziende private reclamano una quantità ancora smodata di crediti.
“Dati sicuramente sottodimensionati e riferiti ancora al 2015“, secondo la Cgia, che comunque riconosce come da
“un punto di vista dimensionale il fenomeno si è ridotto negli ultimi anni, grazie agli interventi messi in campo nel biennio 2013-14. In questo periodo, infatti, sono stati stanziati 56,2 miliardi di euro: agli enti debitori sono stati messi a disposizione 44,6 miliardi di euro (pari al 79 per cento del totale) in quanto alcuni enti non ne hanno fatto richiesta“.
I dati emersi dall’indagine campionaria della Banca d’Italia sottolineano che l’anno scorso i tempi medi di pagamento della nostra Pa sono stati pari a 115 giorni, una soglia molto superiore rispetto ai termini previsti dalla Direttiva Ue che impone tempi compresi tra 30 e 60 giorni. Nell’ Ue, infatti, nessun altro paese conta un ammontare complessivo del debito per acquisti di beni e servizi (cioè la quota di debito riferibile solo alla parte corrente) come il nostro. I dati Eurostat, anche questi provisori e frutto di stime, indicano che in Italia i debiti commerciali della Pa riconducibili alla parte corrente (non include la quota in conto capitale) ammontano a 49 miliardi di euro, in Germania a 35,1, in Francia a 26,4, in Spagna 14,6 e in Olanda a 5,4.
In allegato lo studio completo della CGIA Mestre.