EcoreatiSarebbe dovuto essere l’ultimo passaggio, quello definitivo, e invece l’approvazione del Ddl ecoreati slitta ancora. Nella discussione alla Camera, oltre ad esser state stralciate le norme sul divieto di airgun, la tecnica di ispezione dei fondali marini usata per i giacimenti di petrolio e gas, che non sarà più punita dal Codice penale, si è deciso di rimandare il testo al Senato per la quarta volta, dove, secondo il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani “il rischio è quello dell’affossamento, vista la maggioranza risicata, l’ostracismo delle Commissioni giustizia e ambiente a partire dai loro presidenti e visto che una parte dei senatori Pd non vogliono i reati ambientali nel codice penale”.

 

In un comunicato congiunto esprimono tutta la loro rabbia e amarezza, e non poteva essere altrimenti, Legambiente e Libera, promotrici dell’appello “In nome del popolo inquinato: subito gli ecoreati nel codice penale”, sottoscritto da altre 23 associazioni di cittadini, medici, studenti e di categoria.“Era la volta buona, ma a pochi metri dal traguardo il governo cambia idea e dopo tante rassicurazioni e prese di posizione pubbliche da parte di diversi ministri sostiene l’emendamento per togliere subito il comma sull’air gun dal ddl e lo rispedisce al Senato, dove rischia l’affossamento vista la maggioranza risicata, l’ostracismo delle commissioni Giustizia e Ambiente a partire dai loro presidenti e visto che una parte dei senatori Pd non vuole i reati ambientali nel codice penale. È un atto davvero incomprensibile, che rischia di far fallire una rivoluzione di legalità e giustizia che il paese attende da 21 anni, per fare un favore alle società petrolifere, soprattutto straniere, interessate a cercare nei fondali marini quantitativi insignificanti di petrolio”.

 

Per le due associazioni, il governo e la maggioranza che lo sostiene si stanno assumendo una gravissima responsabilità. “Continueremo a stare col fiato sul collo di esecutivo e Parlamento e seguiremo ogni passo della legge anche in questa quarta incomprensibile lettura del provvedimento, che poteva tranquillamente essere evitata. Confidiamo nel presidente del Senato, Pietro Grasso, di cui conosciamo bene la sensibilità sul tema della lotta all’ecomafia e alla criminalità ambientale, perché la legge sugli ecoreati sia davvero calendarizzata subito e definitivamente approvata entro il 20 maggio”.

 

Ecco, in sintesi, le principali novità.

 

NUOVI REATI. Cinque i delitti introdotti nel codice penale.  Disastro ambientale: punisce con il carcere da 5 a 15 anni chi abusivamente altera gravemente o irreversibilmente un ecosistema o compromette la pubblica incolumità.
Inquinamento ambientale: prevede la reclusione da 2 a 6 anni (e la multa da 10mila e 100mila euro) per chi abusivamente compromette o deteriora in modo significativo e misurabile la biodiversità o un ecosistema o la qualità del suolo, delle acque o dell’aria. Se non vi è dolo ma colpa, le pene sono diminuite da un terzo a due terzi. Scattano invece aumenti di pene per i due delitti se commessi in aree vincolate o a danno di specie protette, e nel caso di inquinamento seguito da morte o lesioni.  Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività: colpisce con la pena del carcere da 2 a 6 anni (e multa fino a 50mila euro) chi abusivamente commercia e trasporta materiale radioattivo o chi se ne disfa illegittimamente. Impedimento del controllo: chi nega o ostacola l’accesso o intralcia i controlli ambientali rischia la reclusione da 6 mesi a 3 anni.
Omessa bonifica: punisce con la reclusione da uno a 4 anni (e multa fino a 80mila euro) chiunque avendone l’obbligo non provvede alla bonifica e al ripristino.

 

AGGRAVANTE ECOMAFIOSA. In presenza di associazioni mafiose finalizzate a commettere i delitti contro l’ambiente o a controllare concessioni e appalti in materia ambientale scattano le aggravanti. Aggravanti, peraltro, sono previste anche in caso di semplice associazione a delinquere e se vi è partecipazione di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio.

 

AGGRAVANTE AMBIENTALE. Un aumento di pena da un terzo alla metà è previsto anche quando un qualsiasi reato sia commesso allo scopo di eseguire un delitto contro l’ambiente. In ogni caso il reato è procedibile d’ufficio.

 

SCONTI PENA. Pene ridotte da metà a due terzi nel caso di ravvedimento operoso: ossia se l’imputato, precedentemente al dibattimento di primo grado, evita conseguenze ulteriori o concretamente provvede alla messa in sicurezza e alla bonifica. Sconto ridotto invece (da un terzo alla metà) nei confronti di chi aiuta gli inquirenti a ricostruire il fatto o individuare i colpevoli.

 

RADDOPPIO PRESCRIZIONE. Per i delitti ambientali i termini di prescrizione raddoppiano. Se poi si interrompe il processo per dar corso al ravvedimento operoso, la prescrizione è sospesa.

 

OBBLIGO CONFISCA. In caso di condanna o patteggiamento della pena è sempre ordinata la confisca dei beni che costituiscono il prodotto o il profitto del reato e delle cose servite a commetterlo o comunque di beni di valore equivalente nella disponibilità (anche indiretta o per interposta persona) del condannato. I proventi confiscati saranno destinati alla bonifica. Per alcuni reati (disastro ambientale, traffico illecito di rifiuti e associazione per delinquere) è prevista anche la confisca come misura di prevenzione dei valori ingiustificati o sproporzionati rispetto al proprio reddito. La confisca è però esclusa su beni di terzi estranei al reato o se l’imputato ha provveduto alla messa in sicurezza e alla bonifica.

 

CONDANNA AL RIPRISTINO. Il giudice, in caso di condanna o patteggiamento della pena, ordina il recupero e dove tecnicamente possibile il ripristino dello stato dei luoghi a carico del condannato. Alla condanna per reati ambientali consegue anche l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione.

 

GIUSTIZIA RIPARATIVA. In assenza di danno o pericolo si rafforza per le violazioni amministrative e le ipotesi contravvenzionali previste dal codice dell’ambiente l’applicazione della ‘giustizia riparativa’ puntando alla regolarizzazione attraverso l’adempimento a specifiche prescrizioni e il pagamento di una sanzione. In caso di adempimento il reato si estingue.

 

COORDINAMENTO INDAGINI. In presenza dei delitti contro l’ambiente (‘reati spia’), il pm che indaga dovrà darne notizia al procuratore nazionale antimafia. Dell’avvio di indagini sarà informata anche l’Agenzia delle entrate per i necessari accertamenti.

 

RESPONSABILITA’ ENTI. La responsabilità amministrativa delle società si estende anche ai nuovi ecoreati, con sanzioni pecuniarie calcolate in quote in base ai diversi delitti: da 250 a 600 quote per l’inquinamento ambientale ad esempio, da 400 a 800 quote per il disastro. In caso di condanna per questi due reati, a carico dell’ente scatteranno le sanzioni interdittive previste dal decreto n. 231/2001 (interdizione dall’esercizio dell’attività, sospensione o revoca di autorizzazioni o licenze, divieto di contrattare con la Pa, esclusione da agevolazioni, divieto o contributi).