Una grande lente attraverso la quale il mondo ci guarda. La cultura, per chi osserva l’Italia e gli italiani, è molto più di un ricchissimo patrimonio di opere d’arte: è un modo di essere, di vivere e di produrre che ci qualifica agli occhi del mondo. Non si spiegherebbe altrimenti il valore che in ogni angolo del pianeta viene associato a quella piccola etichetta che recita “Made in Italy”, capace di evocare, a un tempo, il genio di Leonardo e Michelangelo, il design che veste i protagonisti del jet-set mondiale e la tecnologia raffinata delle nostre super-car, per non parlare della qualità dei nostri prodotti agroalimentari. Non un settore, ma un vero e proprio sistema produttivo, articolato in una straordinaria ‘filiera territoriale’ lungo la quale si addensano le tante eccellenze italiane legate alla cultura e alla creatività.
Cultura: nel 2014 imprese a caccia di 33mila assunzioni, il 70% non stagionali
Nel 2014 la filiera dell’economia della cultura conta di realizzare circa 33mila nuove assunzioni, 23.500 delle quali (il 71%) a carattere non stagionale che andranno a favore in particolare di donne e giovani under 30. Alle prime, le imprese della cultura sono pronte ad offrire fino all’81% dei posti disponibili mentre, per giovani under 30, le possibilità di assunzione non stagionale nella filiera della cultura arrivano al 76% di quelle previste entro l’anno. Con un forte contributo del mondo del non profit, sempre più integrato con il settore pubblico e le imprese profit.
Lo specchio di questa realtà è il Rapporto 2014 «Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi» elaborato da Unioncamere e Fondazione Symbola, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Regione Marche, presentato oggi all’Università di Macerata, nel corso del Festival delle Qualità Italiane.
Per Claudio Gagliardi, Segretario generale di Unioncamere, che ha presentato il rapporto “l’economia della cultura, anche grazie a una forte apertura verso i mercati internazionali, ha dimostrato una spiccata capacità di resistenza alla crisi, testimoniata da risultati di tutto rilievo. E’ perciò importante puntare su politiche che incentivino e valorizzino l’insieme di queste attività – mettendone in risalto gli effetti moltiplicativi sull’occupazione, sui consumi, sul turismo, sull’innovazione – e rafforzare le istituzioni, come le Camere di commercio, che li possono favorire l’integrazione in filiera sul territorio di imprese, organizzazioni non profit e istituzioni. Per promuovere questo modello è infatti indispensabile un presidio istituzionale che sia vicino alle imprese e ai territori. La riforma del sistema camerale, che il governo ha inserito nei provvedimenti di riorganizzazione della Pubblica amministrazione, sarà un’occasione importante per rafforzare questo presidio rendendolo ancora più efficiente e in linea con le attese del mondo produttivo”.
FONTE: Unioncamere
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