crollo-viadotto-torino-savona-geologiIeri si è verificato sull’autostrada A6 Torino-Savona, un crollo di una porzione del viadotto della Madonna del Monte, a pochi chilometri dallo svincolo con la A10. I Geologi denunciano una situazione che diventa ogni giorno di più insostenibile.


Il crollo del viadotto Torino-Savona Madonna del Monte sulla A6 a Savona è solo l’ultimo episodio di una serie che mostra la fragilità delle infrastrutture.

La ministra delle Infrastrutture ha precisato che «i tecnici stanno controllando eventuali nuovi movimenti franosi e gli effetti sull’altro viadotto, che sarà riaperto solo nella massima sicurezza».

E in tutto questo il Consiglio Nazionale dei Geologi lancia un allarme di portata nazionale.

Crollo viadotto Torino-Savona: i Geologi lanciano allarme

Il crollo del viadotto sull’autostrada A6 Torino-Savona è simile a quello di qualche anno fa in Sicilia, che interessò il viadotto di Scillato. Come esempio cito anche il crollo del ponte sul Rio Santa Lucia, della statale 195 tra Cagliari e Capoterra dello scorso anno, ma sono purtroppo tante le criticità di tipo idrogeomorfologico che interessano le infrastrutture del Paese.

A dirlo è Francesco Peduto, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, intervenendo sul crollo del viadotto ‘Madonna del Monte’ sull’A6 Torino-Savona a causa di una frana.

Si stima – spiega Peduto -, che circa il 90% delle problematiche legate alle infrastrutture italiane sono determinate non da fattori strutturali, bensì dovute a criticità idrogeologiche. In tal senso, le parole d’ordine sono sempre le stesse:

  • prevenzione,
  • manutenzione del territorio e delle infrastrutture,
  • monitoraggi strumentali, satellitari
  • e tecnico-esperti attraverso il presidio territoriale.

Parole che ripetiamo spesso dopo ogni evento idrogeologico significativo, che purtroppo in Italia non riescono a diventare un fatto concreto

denuncia.

Territorio a rischio sismico, oltre che idrogeologico

“A 39 anni dal terremoto dell’Irpinia che il 23 novembre del 1980 segnò in maniera indelebile i territori di Campania e Basilicata. Causando quasi 3.000 morti e determinando una spesa complessiva di circa 26 miliardi di euro, sebbene sia stato fatto tanto c’è ancora molto da fare per ridurre l’elevato rischio sismico in Italia”.

Queste le parole di Lorenzo Benedetto, Consigliere del Consiglio Nazionale dei Geologi ricordando il violento sisma di magnitudo 6.9 che sconvolse le due regioni.

“I successivi eventi sismici, – prosegue – accaduti in Sicilia, Umbria, Marche, Molise, Abruzzo ed Emilia Romagna, fino a quelli più recenti dell’Italia Centrale e di Ischia, ci indicano che il tema della prevenzione non può essere più rimandato e pertanto dovrebbe essere costantemente al centro dell’agenda politica del Paese. I dati generali indicano che il 46% dell’intero territorio nazionale ricade in area ad elevata pericolosità sismica. In cui sono presenti 6 milioni di edifici e vi abitano più di 22 milioni di persone”.