Un tragico crollo ha colpito una delle Vele nel quartiere napoletano di Scampia, la cosiddetta Vela Celeste, un’area ben nota per le sue problematiche edilizie e sociali.


L’incidente ha provocato la morte di due persone: un uomo di 29 anni, deceduto immediatamente sul posto, e una donna di 35 anni, morta durante il trasporto in ospedale. Altre 13 persone sono rimaste ferite.

Il crollo ha interessato un ballatoio della Vela Celeste, colpendo un’intera sezione dell’edificio. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti prontamente i Vigili del Fuoco, i soccorritori del 118, e le forze dell’ordine, inclusi la Polizia di Stato, i carabinieri della Compagnia Napoli Stella e del Nucleo Radiomobile (NRM). Le prime verifiche tecniche condotte dai Vigili del Fuoco e dai tecnici del Comune hanno portato, martedì, all’evacuazione di centinaia di abitanti dell’area.

Il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha comunicato che sono state individuate 17 strutture pronte ad accogliere circa 300 persone, mentre si stanno cercando soluzioni per gli ulteriori 200 sfollati.

L’occupazione dell’Università Federico II di Napoli

Nella giornata di ieri, alcuni degli evacuati hanno occupato la sede dell’Università Federico II, situata nelle vicinanze, sia per trovare sollievo dal caldo insopportabile delle tende allestite dalla Protezione Civile, sia come atto di protesta.

Tra loro erano presenti anche attivisti del Comitato Vele di Scampia, che, come riportato dal quotidiano Fanpage hanno richiesto soluzioni abitative alternative a scuole e palestre.

Il Rettore dell’Università, Matteo Lorito, ha assicurato che l’ateneo è pronto ad ospitare chiunque necessiti di un riparo.

L’appello del Comitato Vele Scampia

Il Comitato ha anche lanciato un appello urgente dalla propria pagina Facebook.

FATE PRESTO.!!

Solo ora, al termine di una giornata difficilissima e dolorosa riusciamo a scrivere queste poche righe. Lo facciamo nonostante la stanchezza e la rabbia perché ci teniamo a dire alcune cose per noi molto importanti.

Innanzitutto vogliamo Esprimere tutto il dolore per la perdita di due giovani innocenti, due figli delle vele, che non meritavano di vedere spezzata così la propria vita e i propri sogni.  Quei mostri di cemento in cui per anni abbiamo vissuto, hanno costruito al loro interno una comunità che è come una famiglia.  Per questo stanotte tutti noi abbiamo perso dei fratelli, dei figli.

Vogliamo inoltre unirci all’apprensione di tutta la città per le bambine, per i feriti, soprattutto per chi ancora è in gravi condizioni.  Da anni in ogni corteo, ad ogni occupazione, ad ogni blocco stradale, in ogni incontro gridiamo alle istituzioni tutte che “non c’è tempo da perdere” e che “il popolo delle Vele non può aspettare”.

Lo gridiamo non solo perché una casa dignitosa è un diritto essenziale per tutti, ma perché nessuno meglio di noi conosce le condizioni di estrema precarietà e fragilità in cui versano le vele.

Purtroppo in questi anni di mobilitazione permanente, nonostante i tanti risultati ottenuti con la lotta, troppo spesso le vele sono diventate un campo di battaglia per le forze politiche avverse che hanno consumato scontri che hanno rallentato il compimento del processo.

Lo abbiamo visto solo pochi mesi fa quando siamo stati costretti andare per l’ennesima volta a Roma, ad occupare
il Pantheon, per farci sentire dal Governo che aveva deciso in piena estate di spostare i fondi pnrr destinati alle vele, su altri interventi.

In quarant’anni abbiamo sudato ogni risultato, costruito un modello di autodeterminazione capace di respingere la narrazione negativa che ci voleva “brutti sporchi e cattivi” , ma soprattutto abbiamo fatto Pesare tutti i ritardi, perché mai e poi mai avremmo voluto arrivare al punto di dover piangere dei morti.

Deve essere chiaro quindi che quello che è successo stanotte non può in alcun modo rappresentare un motivo di rallentamento di un processo che va anzi velocizzato.

Tutte le istruzioni, da quelle locali e quelle europee, tutti i partiti che oggi hanno preso parola su quanto accaduto nella vela celeste stanotte, si impegnassero da domani mattina ad organizzare una task force straordinaria, affinché siano costruiti immediatamente gli alloggi sostitutivi per tutti gli Abitanti delle tre vele e la Vela Gialla e la Rossa siano finalmente abbattute.

Vogliamo inoltre che sia chiaro che gli abitanti della vela celeste sfollati oggi non hanno OCCUPATO l’Universita’, ma che sono semplicemente entrati in luogo che appartiene innanzitutto a loro perché quell’edificio, oggi orgoglio della città, è frutto del piano di riqualificazione del quartiere pensato e voluto in questi decenni proprio dagli abitanti delle vele. 

Entrare all’Universita’ e’ stata una soluzione obbligata per dare rifugio a centinaia di persone che hanno dovuto fare i conti Con una macchina dei soccorsi impreparata e non attrezzata.  In queste ore rilanceremo la mobilitazione su questi obiettivi.

La messa in sicurezza della vela celeste ma soprattutto l’accelerazione dell’abbattimento e della costruzione dei nuovi alloggi.  Non permetteremo che si perda un secondo di più. 

Vogliamo ringraziare tutti i singoli e le associazioni per la solidarietà e per la mobilitazione di queste ore e ringraziare inoltre per la solidarietà gli artisti che hanno a cuore le vele di sostenerci in questa difficile battaglia.

Abbiamo allestito un punto di raccolta al cantiere 167 in via della resistenza per i beni di Prima necessità e ne allestiremo A breve un altro a mezzocannone occupato ( via mezzocannone civico 12).

Che cosa rappresentano le Vele nel quartiere di Scampia?

Le Vele di Scampia sono un complesso edilizio situato nel quartiere Scampia di Napoli, noto per le sue problematiche sociali e urbanistiche. Progettate alla fine degli anni ’60 e costruite negli anni ’70, le Vele sono diventate emblematiche di molte delle sfide che affliggono le aree urbane disagiate.

Le Vele sono state concepite come un tentativo di risolvere il problema del sovraffollamento abitativo e di offrire una soluzione abitativa moderna e funzionale. Tuttavia, la loro costruzione ha subito numerose criticità, tra cui la mancanza di adeguata pianificazione e progettazione, e sono state rapidamente associate a problemi strutturali gravi. Questi edifici, caratterizzati da un design distintivo e ambizioso, sono divenuti il simbolo di un’urbanizzazione mal progettata che ha contribuito alla creazione di condizioni abitative precarie.

E sono diventate pertanto loro malgrado un simbolo delle difficoltà sociali ed economiche che affliggono molte aree urbane marginalizzate. La loro reputazione è legata a problemi come il degrado, l’abusivismo edilizio, il sovraffollamento e la mancanza di servizi adeguati. Questi problemi sono aggravati dalla situazione socio-economica della popolazione residente, che spesso vive in condizioni di grande difficoltà.

Nonostante le problematiche, le Vele sono anche il teatro di tentativi di riqualificazione e recupero urbano. Progetti e iniziative volte a migliorare le condizioni di vita e a riabilitare le strutture sono stati avviati nel tempo. Tuttavia, il successo di tali interventi è stato limitato e spesso ostacolato da problemi strutturali e dalle complessità socio-economiche della zona.

I motivi del tragico crollo alle Vele di Scampia

Nel frattempo, la Procura di Napoli ha avviato un’inchiesta, coordinata dal Procuratore Aggiunto Simona Di Monte, con i pm Manuela Persico e Mario Canale. I reati ipotizzati includono disastro, crollo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. L’indagine si concentra sulla ricostruzione della dinamica del crollo, che sarebbe stato causato dal cedimento di una passerella collegata al corridoio esterno di un’abitazione. Questo crollo ha innescato un effetto domino che ha provocato il collasso dei piani superiori.

Le cause del cedimento sono oggetto di discussione. Alcuni residenti attribuiscono la responsabilità alla scarsa manutenzione dell’edificio, mentre altri accusano i lavori di ristrutturazione recentemente avviati. Tuttavia, i tecnici comunali dichiarano che i lavori erano nelle fasi iniziali e non avevano comportato interventi significativi sull’edificio. Altri ancora suggeriscono che il problema possa derivare dall’abusivismo: metà degli abitanti delle Vele occupa le abitazioni senza titolo ufficiale e, in caso di sgombero, spesso costruiscono strutture provvisorie, come passerelle artigianali, che potrebbero compromettere la sicurezza dell’edificio.

La sicurezza (abitativa e sociale) compromessa dei quartieri italiani

La recente tragedia verificatasi alla Vela Celeste di Scampia, dove un crollo ha provocato due morti e numerosi feriti, offre uno spunto cruciale per riflettere sulla sicurezza abitativa nei quartieri disagiati delle nostre città. Questo evento non è un caso isolato, ma rappresenta un sintomo di problemi strutturali e sociali profondamente radicati. La questione della sicurezza nelle abitazioni, specialmente in contesti di disagio, merita un’analisi approfondita per comprendere le sue implicazioni e le possibili soluzioni.

Condizioni strutturali e manutenzione

Nei quartieri disagiati, le condizioni degli edifici spesso sono precarie. Questi complessi edilizi, costruiti in periodi di rapido sviluppo urbano, sono stati trascurati nel corso degli anni a causa di carenze nella manutenzione e nella gestione. Il caso delle Vele di Scampia è emblematico: la mancanza di interventi strutturali adeguati ha portato al deterioramento delle strutture, aumentando il rischio di crolli e altri incidenti. La manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici è cruciale non solo per garantire la sicurezza dei residenti, ma anche per preservare il valore e l’integrità degli edifici stessi.

Abusivismo

Un’altra dimensione del problema è l’abusivismo. In molti quartieri disagiati, gli abitanti, spesso privi di risorse e diritti abitativi ufficiali, ricorrono a modifiche strutturali non autorizzate. Queste modifiche possono includere l’aggiunta di passerelle artigianali o altre strutture precarie, che non solo sono pericolose ma contribuiscono anche al deterioramento complessivo dell’edificio. La regolamentazione e il controllo delle modifiche edilizie sono essenziali per prevenire tali pratiche e garantire che qualsiasi intervento rispetti gli standard di sicurezza.

Sovraffollamento

Il sovraffollamento è un altro problema significativo nei quartieri disagiati. Gli edifici spesso ospitano un numero di persone superiore a quello per cui sono stati progettati, il che mette a dura prova le infrastrutture e aumenta il rischio di incidenti. Le condizioni di vita difficili, tra cui l’insufficienza dei servizi e l’accesso limitato a risorse fondamentali, contribuiscono ulteriormente alla precarietà abitativa. La gestione del sovraffollamento e la fornitura di servizi adeguati sono quindi cruciali per migliorare le condizioni di vita e garantire la sicurezza dei residenti.

Disuguaglianza sociale e accesso alle risorse

La sicurezza abitativa nei quartieri disagiati è strettamente legata alla disuguaglianza sociale. Le comunità in difficoltà economica spesso non hanno accesso alle risorse necessarie per migliorare le loro abitazioni o per prevenire situazioni di rischio. L’accesso limitato ai finanziamenti per la ristrutturazione, le difficoltà burocratiche e la mancanza di supporto istituzionale aggrava ulteriormente la situazione. È fondamentale che le politiche pubbliche affrontino questa disuguaglianza, garantendo risorse e supporto per migliorare le condizioni abitative nelle aree più vulnerabili.

Il ruolo delle istituzioni

Le istituzioni e le politiche pubbliche hanno un ruolo cruciale nella prevenzione di tragedie come quella avvenuta a Scampia. È necessario un impegno coordinato tra autorità locali, nazionali e organizzazioni della società civile per garantire una gestione efficace degli edifici e una risposta tempestiva alle situazioni di emergenza. Le politiche di prevenzione devono includere ispezioni regolari, piani di manutenzione e interventi rapidi in caso di emergenze. Inoltre, è fondamentale promuovere progetti di riqualificazione urbana che possano migliorare le condizioni delle abitazioni e della vita nei quartieri disagiati.