Scoppia il caso, denunciato dall’ANPI, sulla cripta di Mussolini a Predappio, riaperta in questi giorni dal Sindaco. Le polemiche stanno infuriando, con un botta e risposta tra l’associazione dei partigiani e l’establishment dell’estrema destra neo-fascista italiana.
La cripta di Mussolini a Predappio è stata riaperta: e l’Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani si schiera in maniera estremamente dura contro la misura del primo cittadino del Comune emiliano, Roberto Canali.
E, ovviamente, è scoppiata anche la polemica politica sulla vicenda.
La cripta di Mussolini a Predappio è stata riaperta: la denuncia dell’ANCI
Ha affermato all’Adnkronos il presidente provinciale dell’Anpi Lazio, Fabrizio De Sanctis.
“E’ assurdo, stiamo parlando di un dittatore che per 20 anni ha distrutto l’Italia, l’ha portata nell’abisso. Qui non c’entrano le questioni della famiglia, Mussolini era un dittatore. Siamo entrati nel 75esimo anniversario dalla Liberazione dal nazifascismo. E’ ora che il Paese faccia i conti con queste tossine e se ne liberi una volta per tutte”.
L’ANPI già il mese scorso aveva lanciato il proprio allarme contro la riapertura della cripta di Benito Mussolini. Queste erano state le dure parole di condanna pronunciate:
La riapertura a Predappio della cripta contenente la tomba di Benito Mussolini diverrà l’occasione, ancora una volta, per un corteo di camice nere, saluti romani e di tutto l’armamentario apologetico del fascismo.
Un’iniziativa che contrasta dunque con la Costituzione della Repubblica e con le leggi vigenti in materia, la Scelba e la Mancino.
Un corteo che infangherà la memoria delle numerose vittime della criminalità fascista, delle sue leggi razziali, del suo collaborazionismo con i nazisti che portò al massacro di donne, uomini e bambini innocenti. La memoria delle partigiane e dei partigiani caduti per la libertà.
L’ANPI ha già sporto denuncia contro il corteo del 28 ottobre 2018, sono ancora in corso le indagini, e vigilerà anche sulla prossima riapertura.
Facciamo appello alle autorità competenti, al Questore, al Prefetto, al Sindaco affinché l’Italia intera non subisca l’oltraggio di nostalgici liberi di inneggiare al dittatore Benito Mussolini che trasformò l’Italia in macerie di guerra e disumanità.
La risposta del Sindaco e della destra neofascista
A rispondere alle accuse dell’ANPI è stato, in primo luogo, il primo cittadino di Predappio, Roberto Canali.
“La riapertura della tomba riporterebbe tanti turisti sul territorio, con un beneficio per la nostra ricettività, specie per i bar e i ristoranti. L’aumento del turismo gioverebbe all’indotto di tutto il circondario, che stiamo sviluppando con percorsi enogastronomici e altre iniziative mirate”.
A fargli eco è Caio Giulio Cesare Mussolini, che dal canto suo, afferma:
“Cercheremo di trovare la soluzione migliore per riaprire la cripta in pianta stabile. Oggi sono state poste le basi per creare finalmente un percorso che porti alla riapertura. La nostra priorità è salvaguardare il rispetto del luogo di culto coniugandola con la volontà di tante persone di visitare la tomba del Duce.”
E arriva anche la reazione scomposta e spazientita di Alessandra Mussolini alle polemiche sollevate dall’Anpi:
“Mi faccio una risata. L’Anpi è meglio che stia zitta.”
L’apologia di Fascismo non è più un reato?
Comunque non solo l’ANPI, anche la società civile si pone parecchi interrogativi. Permettere la riapertura della cripta di Predappio, con conseguente pellegrinaggio di esponenti dell’estrema destra neofascista, è permesso dalla legge?
La legge italiana, infatti, ha delle misure contro l’apologia di fascismo, considerato un reato a tutti gli effetti.
A disporre questa norma è l’art. 4 della legge Scelba, attuativa della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione.
La “riorganizzazione del disciolto partito fascista“, avviene ai sensi dell’art. 1 della citata legge:
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La legge n. 645/1952 sanziona chiunque promuova od organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche.
La norma prevede sanzioni detentive anche per i colpevoli del reato di apologia, più severe se il fatto riguarda idee o metodi razzisti o se è commesso con il mezzo della stampa. La pena detentiva è accompagnata dalla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.