cos'è premieratoIl Governo Meloni ha trovato l’intesa sulla riforma costituzionale, che prevede anche l’introduzione del premierato. Ma di cosa si tratta?


Il prossimo 3 novembre il testo della nuova riforma costituzionale sarà al Consiglio dei Ministri e poi dovrebbe iniziare l’iter in Parlamento tra Camera e Senato.

Nel testo, la novità principale è l’introduzione del premierato.

Inizialmente, però, la coalizione di Centrodestra aveva inserito nel programma elettorale l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Alla fine, la maggioranza ha virato sull’elezione diretta del premier. “Un’opzione più gradita alla maggioranza delle forze parlamentari”, come detto al Vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Del “premierato” se n’è parlato spesso e può essere declinato in diversi modi. Vediamo allora di cosa si tratta.

Premierato: cos’è e cosa cambierebbe

Innanzitutto, bisogna specificare che non esiste una definizione chiara del concetto di “premierato”, come spiegato nei mesi scorsi dal costituzionalista Mauro Volpi.

Sono due le definizioni principali:

  • Un sistema in cui il Presidente del Consiglio ha più poteri rispetto al nostro, come per esempio quello di revocare i ministri;
  • Un sistema in cui il Presidente del Consiglio viene eletto direttamente dal popolo, annullando la necessità di un rapporto di fiducia parlamentare, una sorta di “sindaco d’Italia”.

Il “premierato” è molto diverso dal presidenzialismo, ovvero quella forma di governo dove il presidente della repubblica ha funzioni politiche, viene eletto dai cittadini e ha una concentrazione di poteri maggiore nelle sue mani (un esempio è quello del Governo americano).

La forma politica del premierato, a livello internazionale, c’è stata in Israele, dal 1992 al 2002. Mentre in Germania, possiamo trovare delle attinenze, poiché troviamo una forma di governo in cui i poteri del primo ministro sono rafforzati.

premieratoIl premierato nella storia politica italiana

Non è la prima volta che si prova ad introdurre il premierato in Italia.

La prima volta è stata nel progetto di riforma costituzionale della Bicamerale del 1997, voluta dall’allora capo del governo Massimo D’Alema. In quel caso, il presidente del Consiglio doveva ricevere la fiducia solamente dalla Camera e non dal Senato e aveva il potere di nominare e revocare i ministri.

Un altro tentativo è stato fatto nel 2006, con la proposta della riforma costituzionale pensata dal centrodestra di Berlusconi. Ma il progetto fu bocciato dagli elettori, chiamati a votare in un referendum costituzionale.

Il premierato è stato proposto anche nel 2020, dall’ex premier Matteo Renzi, il quale aveva ipotizzato una figura del premier simile a quella del “sindaco d’Italia”, scelto dai cittadini sul modello elettorale previsto per i sindaci dei Comuni con meno di 15’000 abitanti.

La nuova proposta del Governo Meloni è stata messa a punto dalla Ministra per le Riforme Costituzionali Maria Elisabetta Casellati.

È composta da cinque articoli e, secondo le ultime bozze, prevede che il capo del governo sia eletto dai cittadini in unico turno, per cinque anni, con scheda unica. È previsto anche un sistema elettorale maggioritario, con un premio del 55%, assegnato su base nazionale.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it