La recente pronuncia della Corte di Giustizia dell’UE nella causa C-650/22, nota come sentenza Diarra, potrebbe rivoluzionare la libera circolazione dei calciatori e mettere i “bastoni tra le ruote” alla FIFA.
Sebbene non si possa paragonare alla storica sentenza Bosman, questa nuova decisione ha già suscitato un ampio dibattito sugli effetti che avrà sul regolamento della FIFA e sul funzionamento dei trasferimenti calcistici a livello globale.
La sentenza C-650/22 della Corte di Giustizia dell’Unione Europea potrebbe avere un grosso impatto sul calcio mondiale e in particolare europeo che riguarda proprio il suo caso.
Il contenzioso che riguarda il calciatore francese Lassana Diarra
Lassana Diarra, talentuoso centrocampista francese, si ritrovò in una situazione difficile dopo una sola stagione con il Lokomotiv Mosca, caratterizzata da poche soddisfazioni. Desideroso di cambiare ambiente, il calciatore si trovò a dover affrontare le conseguenze di un contratto quadriennale firmato nell’agosto del 2013, che si rivelò un vincolo pesante da sciogliere. La situazione degenerò in un contenzioso legale: da un lato, la Lokomotiv rivendicava il rispetto del contratto, dall’altro, Diarra cercava di liberarsi dall’accordo.
Il 22 agosto 2014, la Lokomotiv decise di risolvere il contratto per motivi disciplinari, ma non si fermò qui. La società presentò un’istanza alla Dispute Resolution Chamber della FIFA, chiedendo un indennizzo di 20 milioni di euro per la presunta violazione del contratto “senza giusta causa”. Nel frattempo, il club belga dello Charleroi si mostrava interessato all’acquisto del calciatore, in piena lotta per i play-off, che avrebbero potuto garantire la vittoria del campionato o la qualificazione alle competizioni europee.
L’origine della controversia
Nel febbraio del 2015, lo Charleroi presentò un’offerta ufficiale a Diarra, ma con una condizione: il giocatore doveva fornire una dichiarazione scritta e incondizionata, esonerando il club da qualsiasi responsabilità per eventuali richieste di risarcimento. Tuttavia, la federazione belga comunicò che, secondo le normative FIFA, il trasferimento non poteva essere registrato senza il rilascio di un certificato di trasferimento internazionale (ITC) da parte della Lokomotiv. E nel frattempo il calciatore francese si trasferì all’Olympique Marsiglia, nella sua madrepatria.
In tutto questo il 18 maggio 2015, la Dispute Resolution Chamber della FIFA accolse parzialmente le richieste della Lokomotiv, imponendo a Diarra un risarcimento di 10,5 milioni di euro. Questa decisione fu confermata anche un anno dopo dal Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) di Losanna. Nonostante ciò, in Belgio rimaneva aperto il fascicolo sul mancato trasferimento dal club russo.
Lo Charleroi decise di agire e si rivolse al tribunale commerciale dell’Hainaut per richiedere un risarcimento da parte della FIFA e della federazione belga. Fu da questa azione legale che, il 9 dicembre 2015, ebbe inizio un percorso che, quasi nove anni dopo, si sarebbe trasformato in una valanga giuridica. Alla fine, il tribunale belga riconobbe le proprie competenze sul caso, condannando sia la FIFA che l’URBSFA, decisione che sarebbe stata successivamente confermata dalla Corte d’appello di Mons.
Corte UE e sentenza Diarra: va garantita libera circolazione dei calciatori
Il caso era stato così portato all’attenzione della Corte dall’appello della Cour d’appel de Mons, in Belgio, che richiedeva un chiarimento sull’interpretazione degli articoli 45 e 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). In particolare, la controversia riguardava i danni che il calciatore affermava di aver subito a causa di regolamenti FIFA riguardanti indennità, sanzioni sportive e l’emissione del certificato internazionale di trasferimento in caso di risoluzione contrattuale senza giusta causa.
Normative contestate
Le norme contestate in questo contesto riguardavano i criteri secondo cui un calciatore potesse trasferirsi a un nuovo club. Secondo le regole stabilite dalla FIFA, un calciatore era autorizzato a essere tesserato da un nuovo club solo dopo che questo avesse ricevuto il Certificato Internazionale di Trasferimento (CIT) dall’associazione di provenienza. Tuttavia, nel caso in cui ci fosse una controversia contrattuale tra il calciatore e il suo attuale club, l’associazione non era obbligata a rilasciare il CIT. Questo creava una situazione di stallo per i calciatori desiderosi di cambiare squadra, poiché la decisione di rilasciare il CIT dipendeva interamente dall’associazione di provenienza, senza alcun obbligo di agire in buona fede.
Inoltre, la FIFA prevedeva che, in caso di risoluzione del contratto senza giusta causa, il club ritenuto responsabile dovesse versare un’indennità al club di provenienza e potesse incorrere in sanzioni sportive. Queste sanzioni includevano, ad esempio, divieti di tesseramento, il che rappresentava una misura particolarmente severa che poteva ostacolare significativamente le opportunità di carriera di un calciatore.
Le implicazioni della sentenza
La Corte ha espresso preoccupazione per il fatto che tali normative potessero limitare la concorrenza tra i club e ostacolare la libera circolazione dei calciatori, principi fondamentali del mercato unico europeo. La Corte ha chiarito che le decisioni delle associazioni sportive non dovrebbero restringere il commercio tra gli Stati membri, suggerendo che le regole FIFA potessero non rispettare i requisiti di giustificazione previsti dalla legislazione europea. Questa osservazione è fondamentale, poiché mette in evidenza un potenziale conflitto tra le normative sportive e le leggi del mercato interno dell’Unione Europea, in particolare riguardo alla libertà di movimento e di lavoro.
Possibili Cambiamenti nel Calcio
La sentenza Diarra potrebbe avere un impatto significativo sul futuro della regolamentazione dei trasferimenti nel calcio professionistico. Una riforma sostanziale del regolamento FIFA sui trasferimenti potrebbe essere necessaria per garantire una maggiore libertà e protezione per i calciatori professionisti. Le federazioni nazionali, ora sotto crescente pressione, saranno costrette a rivedere le loro pratiche e i loro regolamenti per allinearsi con queste nuove linee guida e principi giuridici.
Questa riforma potrebbe comportare un cambiamento nel modo in cui vengono gestiti i trasferimenti, con potenziali misure per garantire che i calciatori abbiano maggiore autonomia nelle loro scelte di carriera e che le associazioni di appartenenza non possano trattenere indebitamente i calciatori per motivi non giustificati. Inoltre, ci potrebbe essere un’esigenza di maggiore trasparenza nelle decisioni relative ai trasferimenti e un rafforzamento delle tutele legali per i calciatori in caso di contenziosi.
Affinità e divergenze con la nota sentenza Bosman
Infine è giusto fare un minimo riferimento a quanto contenuto nella sentenza che abbiamo citato all’inizio dell’articolo, il caso relativo all’ex calciatore belga Jean-Marc Bosman.
La sentenza Bosman, emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea nel 1995, ha avuto un impatto rivoluzionario sul calcio europeo e sulla legislazione sportiva in generale. Ecco i punti chiave della sentenza:
Contesto della sentenza
Il caso prende il nome come detto da Jean-Marc Bosman, un calciatore belga che, dopo la scadenza del suo contratto con il club francese dello RFC Liegi, desiderava trasferirsi al club belga del Dunkerque. Tuttavia, il suo ex club richiedeva un’indennità di trasferimento, ostacolando così la sua possibilità di giocare per il nuovo team.
Principali decisioni
- Libera Circolazione dei Lavoratori: La Corte stabilì che le norme che imponevano un’indennità di trasferimento per i giocatori professionisti che si trasferivano da un club all’altro, dopo la scadenza del contratto, violavano il principio di libera circolazione dei lavoratori, previsto dagli articoli 39 e 49 del Trattato di Roma (ora articoli 45 e 49 del TFUE).
- Limitazioni sul Numero di Giocatori Stranieri: La sentenza annullò anche le regole che limitavano il numero di calciatori stranieri nelle squadre europee. Queste restrizioni erano considerate un ostacolo alla libertà di circolazione e alla concorrenza leale tra i club.
Impatto della sentenza
- Trasferimenti: I calciatori hanno acquisito il diritto di trasferirsi liberamente a club di altri paesi dell’UE senza il pagamento di un’indennità, una volta scaduto il loro contratto. Questo ha portato a una maggiore mobilità dei calciatori e ha influenzato il mercato dei trasferimenti.
- Riforme nel Calcio: La sentenza ha obbligato le federazioni calcistiche e le associazioni sportive a rivedere le loro regole per conformarsi ai principi europei, portando a riforme significative nel modo in cui i trasferimenti e i contratti sono gestiti nel calcio.
Come potrebbe adesso accadere con la sentenza Diarra la sentenza Bosman ha segnato una svolta fondamentale nel calcio professionistico, garantendo diritti significativi ai calciatori e promuovendo una maggiore concorrenza nel mercato del calcio europeo. Ha aperto la strada a una maggiore libertà di movimento per i giocatori e ha contribuito a trasformare il panorama del calcio continentale e mondiale.