La tecnologia dell’Internet of Things può offrire un prezioso supporto per la gestione della sicurezza sul lavoro in occasione della Fase 2 dell’emergenza coronavirus.
Coronavirus, come evitare il contagio sul posto di lavoro. In queste settimane, infatti, lo scopo primario è quello di prevenire la possibilità che il contagio riemerga, anche e soprattutto nelle aziende. Una risposta basata sulla modernità è quella offerta dalle soluzioni di contact tracing che fanno riferimento agli smartwatch e che includono numerose funzionalità.
La sicurezza sul lavoro
Mai come in questi mesi diventa fondamentale la questione della sicurezza sul lavoro. Qualunque azienda, sia essa di piccole o grandi dimensioni, dovrebbe rivolgersi a professionisti del settore per avere la certezza di rispettare gli obblighi di legge: Sicurya Srl, per esempio, fornisce Consulenza sicurezza sul lavoro Vicenza grazie a una realtà organizzata in modo ottimale e giovane. Il mondo imprenditoriale ha l’opportunità di usufruire di tutta l’assistenza di cui ha bisogno, anche sotto forma di servizi di informazione e di formazione. Le problematiche da affrontare sono tante, e diventano complicate senza un supporto competente.
Le responsabilità delle aziende
Tutte le aziende che hanno riaperto negli ultimi giorni devono fare i conti con responsabilità notevoli, che non a caso sono state oggetto di discussione nel dibattito che si è instaurato tra le regioni, il governo, i sindacati e Confindustria. Il completo rispetto delle norme è solo il primo passo da compiere in un ambito così delicato, ma non certo l’unico: diventa fondamentale, per esempio, munirsi di misure supplementari che vadano oltre al minimo indispensabile. Nel caso in cui all’interno di un’azienda si dovesse verificare il riemergere del contagio, le attività operative rischierebbero di essere congelate, in misura parziale o addirittura totale; ciò vorrebbe dire da una parte rivisitare i processi di contenimento e dall’altra parte essere costretti a isolare tutti i dipendenti a rischio.
Che cosa succede con una nuova epidemia
Ma le conseguenze di una eventuale nuova epidemia sarebbero molte di più e molto più numerose: basti pensare al disengagement del personale, ma anche all’impatto che un episodio del genere avrebbe sulla reputazione aziendale, con riflessi decisamente negativi sul mercato. Dai mezzi di comunicazione tradizionali ai social media, tutto verrebbe trattato con attenzione eccessiva. Si potrebbe concretizzare una crisi rispetto agli stakeholders esterni, che finirebbe per coinvolgere non solo i finanziatori, ma anche i fornitori e i clienti. In più ci sarebbe bisogno di verifiche approfondite a proposito delle precauzioni messe in pratica per la prevenzione del contagio.
Il ruolo dell’Internet of Things
Ma che cosa c’entra l’Internet of Things in tutto questo? Le tecnologie che abbiamo già a disposizione potrebbero essere convertite, con un impegno tutto sommato limitato, in strumenti di contenimento utili per fare fronte alle Fase 2. La prevenzione di qualsiasi forma di contagio sarebbe un obiettivo da conseguire attraverso l’identificazione della traccia del virus. Non bisogna dimenticare che le aziende sono obbligate a collaborare con le autorità sanitarie, secondo quanto previsto dal DPCM del 26 aprile, per individuare i contatti stretti di una persona trovata positiva al tempone: è ciò che viene specificato all’articolo 11 dell’allegato 6 del decreto in questione.
Il contact tracing
Dal punto di vista tecnico, tutto questo ha un nome: si tratta del contact tracing, che corrisponde al tracciamento dei contatti che le persone hanno avuto. Sia in Italia che a livello internazionale non mancano le soluzioni che potrebbero erogare un servizio di questo genere: va detto, però, che non rientra in questa casistica Immuni, l’app che è stata proposta dal governo e che non può essere considerata uno strumento idoneo per un’azienda dal momento che non può essere amministrata.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it