Dopo la Francia anche in Italia si interviene sull’utilizzo dell’Idrossiclorochina contro il Covid-19.
Coronavirus: anche l’AIFA vieta l’utilizzo della Idrossiclorochina. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha infatti sospeso l’uso dell’idrossiclorochina sui pazienti malati di COVID-19.
Fin dall’inizio dell’emergenza COVID-19, l’AIFA e la sua Commissione Tecnico-Scientifica (CTS) costantemente si impegnano in un processo di continuo aggiornamento delle evidenze scientifiche.
E hanno predisposto delle schede che rendono via via espliciti gli indirizzi terapeutici entro cui si potrebbe prevedere un uso controllato e sicuro dei farmaci utilizzati nell’ambito di questa emergenza.
Idrossiclorochina e cura del Covid-19
In particolare l’idrossiclorochina, pur in assenza di indicazione terapeutica specifica per il COVID-19, è stata resa disponibile a carico del SSN tenendo conto di evidenze scientifiche preliminari su pazienti COVID. Si sono considerati i dati a fronte di un profilo di tossicità che appariva consolidato sulla base degli usi clinici autorizzati per il trattamento cronico delle malattie reumatiche.
La posizione dell’Agenzia è stata pertanto quella di prevederne l’utilizzo, ai dosaggi e per i tempi indicati nelle schede, nel contesto di una accurata valutazione del rapporto rischio/beneficio nei singoli casi, considerando attentamente
- le patologie concomitanti (sindrome del QT lungo, aritmie maggiori, insufficienza epatica o renale, disturbi elettrolitici),
- le associazioni farmacologiche (in particolare per i farmaci che aumentano il QT)
- e l’anamnesi di favismo (deficit di G6PD).
Coronavirus: l’AIFA vieta l’utilizzo della Idrossiclorochina
Al momento attuale tuttavia, nuove evidenze cliniche relative all’utilizzo di idrossiclorochina nei soggetti con infezione da SARS-CoV-2 indicano un aumento di rischio per reazioni avverse a fronte di benefici scarsi o assenti.
Questo sebbene le evidenze derivano da studi osservazionali o da trial clinici di qualità metodologica non elevata.
Per tale ragione l’AIFA sospende l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina. Questo in attesa di ottenere prove più solide dagli studi clinici in corso in Italia e in altri paesi (con particolare riferimento a quelli randomizzati).
Nello specifico si tratta del trattamento dell’infezione da SARS-CoV-2, al di fuori degli studi clinici, sia in ambito ospedaliero che in ambito domiciliare.
Tale utilizzo conseguentemente si esclude dalla rimborsabilità. Si ribadisce altresì che l’Agenzia non ha mai autorizzato l’utilizzo di idrossiclorochina a scopo preventivo.
L’eventuale prosecuzione di trattamenti già avviati è affidata alla valutazione del medico curante.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it