copyright-direttiva-europea-rinvio-settembreL’Europarlamento chiamato a votare la proposta sul copyright della direttiva europea, ha deciso il rinvio a Settembre. Vediamo cos’è successo.


Il Parlamento europeo, nella votazione di oggi, 5 Luglio 2018, ha rinviato la legge sul copyright al tavolo a settembre. La Plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo ha votato contro l’avvio dei negoziati fra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue sulla proposta di direttiva per la riforma del copyright. Il testo tornerà a essere esaminato e votato dalla prossima sessione plenaria del Parlamento europeo a settembre.copyright-direttiva-europea-post

 

Con questa votazione i parlamentari europei hanno deciso in sostanza di riaprire la discussione e di occuparsi in aula del provvedimento. La decisione rimanda l’avvio dei negoziati fra Parlamento, Commissione e Consiglio europeo. Il voto era atteso con grande interesse perché determina il futuro di una direttiva molto importante, con conseguenze per tutti gli utenti di Internet in Europa e non solo.

 

Ricordiamo che il testo (maggiori dettagli a questo articolo), si legge in un emendamento all’articolo 2, si rivolge ai «provider (fornitori, ndr) di contenuti online condivisi» che hanno come principale obiettivo quello di «dare accesso al pubblico a lavori coperti da copyright o altri argomenti caricati dai suoi utenti». In altre parole, alle piattaforme che diffondono contenuti online prodotti da altri per fini commerciali: da Google a YouTube a Facebook, per citare tre degli esempi che ricorrono più spesso fra i corridoi di Strasburgo.

 

Dalla direttiva sono esclusi i «servizi che che agiscono in un’ottica non commerciale come le enciclopedie online e i fornitori di servizi online dove i contenuti vengono diffusi in accordo con gli aventi diritto, come nel caso di archivi scientifici o educativi».

 

Le critiche

 

Due degli articoli del nuovo complesso di norme sono finiti subito sul tavolo della critica. Sono l’articolo 11 e l’articolo 13: il primo è noto con il nome link-tax e prevede che gli editori possono pretendere una somma in denaro da chiunque dovesse condividere una notizia, anche sotto forma di link; l’altro invece prevedeva un meccansimo di filtraggio e controllo per ogni contenuto prima della pubblicazione online per combattere la pirateria.

 

Contro le nuove norme si sono mosse con potenti operazioni di lobby tutti i big di Internet da Google a Facebook. Persino Wikipedia (nonostante sia ben specificato che quelle norme non riguardano le enciclopedie online) ha protestato oscurando il proprio sito in Italia e in altri Paesi.

 

La direttiva Ue ha inoltre incontrato la ferma disapprovazione di oltre 70 studiosi informatici, tra i quali il creatore del web Tim Berners-Lee e numerosi accademici e organizzazioni operanti nei campi dei diritti umani, libertà di stampa, ricerca scientifica e industria informatica e di Wikimedia Foundation.

 

Le reazioni della politica italiana

 

Per il vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, “Oggi è un giorno importante, il segno tangibile che finalmente qualcosa cambia: il Parlamento ha smontato l’impianto della direttiva bavaglio. Il segnale è chiaro: nessuno si deve permettere di silenziare la rete e distruggere le incredibili potenzialità che offre in termini di libertà d’espressione e sviluppo economico”.

 

Ad intervenire nel dibattito anche il vicepremier Matteo Salvini. Prima con un tweet: “Oggi il Parlamento europeo avrebbe potuto imporre nuove barriere, filtri e restrizioni alla rete, cercando di imbavagliare noi, ma soprattutto voi! Viva Internet libero! E pieno supporto a Wikipedia per l’azione di forza”.

 

Cosa accadrà adesso? La partita è ancora aperta fino a settembre.