controlli-nas-strutture-sanitarieSono ben 1.934 le strutture sanitarie in tutta Italia finite nel mirino dei controlli dai carabinieri del Nas: parecchie le irregolarità emerse.


Controlli a tappeto dei Carabinieri del Nas in tutta Italia – con quasi 2000 ispezioni – che evidenziano il fatto che accanto a una sanità buona c’è una fetta consistente di irregolarità.

Scopriamo nello specifico quali sono state le conclusioni dell’operazione delle forze dell’ordine.

I Controlli dei carabinieri dei NAS sulle strutture sanitarie

Sono state monitorate numericamente 1.934 strutture sanitarie in tutta Italia, 637 imprese/cooperative private e verificate oltre 11.600 figure tra medici (13%), infermieri (25%) e altre professioni sanitarie (62%).

Si riscontrano irregolarità, sia amministrative che penali, in ben 308 casi con 251 riscontri in termini di “non conformità” (pari a circa il 14%).

I Nas hanno segnalato complessivamente 205 persone, tra responsabili di cooperative, titolari di strutture sanitarie ed operatori sanitari, di cui 83 all’Autorità Giudiziaria e 122 a quella Amministrativa.

Le non conformità più frequenti, pari al 65% delle violazioni contestate, hanno riguardato carenze igienico/strutturali degli ambienti destinati alle visite, come la presenza di attrezzature non idonee all’uso medico, impiego di locali diversi da quelli dichiarati o privi di sufficiente areazione. Le irregolarità sono state oggetto di segnalazione alle Autorità Sanitarie locali per il ripristino delle condizioni di regolarità.

Sequestrati migliaia di medicinali contraffatti

I Carabinieri del NAS hanno anche concluso “SHIELD III”, acronimo di Safe Health Implementation, Enforcement and Legal Development, vasta operazione internazionale finalizzata alla tutela della salute e al contrasto della criminalità farmaceutica.

Ingenti i sequestri di medicinali e di sostanze dopanti di diverse tipologie, d’integratori nonché di dispositivi medici e di prodotti di vario genere anche collegati al trattamento del COVID-19: oltre 9.000 confezioni e circa 362.000 unità in diverse forme farmaceutiche (compresse, fiale, iniettabili, polveri), contenenti principi attivi a varia indicazione terapeutica, principalmente riconducibili ad anabolizzanti, antibiotici, antinfiammatori, disfunzione erettile e vantanti proprietà per il trattamento del COVID-19.

Il valore commerciale di tutti i sequestri raggiunge la cifra di circa 3.000.000 euro.

In parallelo l’indagine ha condotto un mirato controllo sull’offerta in vendita e la pubblicità illecite di medicinali on line: individuati e “oscurati”, su provvedimenti del Ministero della Salute, 93 siti internet tutti con server ubicati all’estero e con dati fittizi dei relativi gestori.

Di questi siti, 49 erano riferiti a medicinali a base di principi attivi (idrossiclorochina, clorochina, lopinavir/ritonavir, azitromicina, colchicina e ivermectina) per i quali sono state emesse restrizioni all’impiego off label al di fuori di ricerche e studi clinici connessi con il COVID-19, mentre 44 proponevano in vendita e pubblicizzavano medicinali a varia indicazione terapeutica, prevalentemente dopanti, contro la disfunzione erettile, antinfiammatori e antibiotici, tutti soggetti a obbligo di prescrizione, nonché presunti integratori alimentari vantanti, indebitamente, proprietà terapeutiche.

Peculato e truffa ai danni del SSN

Deferiti all’Autorità giudiziaria 51 – tra medici e figure amministrative – tra queste, 3 dottori sono ritenuti responsabili di aver falsamente attestato, all’Azienda sanitaria territoriale, l’esecuzione di visite e prestazioni domiciliari o presso case di riposo (nei riguardi dei propri mutuati), risultati nella realtà mai svolti. Visite fantasma, dalle quali però, avrebbero ricevuto indebitamente “il rimborso delle prestazioni dichiarate”.

Ciliegina sulla torta“, i NAS hanno tratto in arresto in flagranza di reato un medico specialista cardiologo per i reati di peculato e truffa ai danni del Sistema Sanitario Nazionale. I militari dell’Arma hanno sorpreso il professionista mentre intascava i soldi delle visite effettuate intramoenia nei locali messi a disposizione di una struttura sanitaria situata nella Regione Lazio.

Il medico, legato da un rapporto di esclusività con l’ASL, risultava autorizzato dalla stessa azienda sanitaria ad effettuare delle visite in regime di libera attività intramuraria per un numero limitato di ore. In realtà, tuttavia, riceveva i pazienti sia in ospedale sia in alcuni studi medici con i quali collaborava, intascando l’intera somma delle visite.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it