CONTRACCEZIONEOltre 25.000 firme in venti giorni e le adesioni continuano a crescere. E’ questo il primo e parziale bilancio della campagna lanciata su change.org per sollecitare l’Agenzia del Farmaco (AIFA) e il Ministero della Salute a garantire accesso gratuito alla contraccezione.


 

La petizione è promossa dal Comitato per la contraccezione gratuita e consapevole, con un documento che propone “soluzioni concrete per superare l’arretratezza dell’Italia su questo fronte”.

 

ECCO LA PETIZIONE ONLINE

 

A differenza di altri Paesi europei, come la Francia, il Belgio e la Germania, in Italia la contraccezione resta interamente a carico delle cittadine e dei cittadini, salvo rare iniziative locali. In linea con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Comitato evidenzia che la disponibilità di contraccettivi gratuiti, erogati a carico del Servizio Sanitario Nazionale, è condizione necessaria per garantire il diritto alla procreazione responsabile, con ricadute importanti sulla salute delle donne.

 

Preservativi maschili o femminili per alcune categorie a maggior rischio, spirali al rame o medicate con progestinici, contraccettivi orali, cerotti anticoncezionali, anelli vaginali e impianti  sottocutanei con progestinici: motivata dal riferimento a studi internazionali, la proposta del Comitato spiega quali sono i contraccettivi essenziali per il loro profilo di sicurezza, facilità d’uso  ed efficacia.

 

“È necessaria un’azione a livello nazionale per rimuovere discriminazioni economiche e territoriali e garantire a tutte le cittadine e i cittadini, anche quelli che appartengono alle fasce socio-economiche più svantaggiate, l’accesso a presidi che rientrano nella lista delle medicine essenziali stilata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e aggiornata nel 2017”, afferma Pietro Puzzi, ginecologo consultoriale e portavoce, insieme alla collega Marina Toschi, del Comitato per la contraccezione gratuita e consapevole.

 

“Chiediamo a tutta la società civile, cittadine e cittadini, di far sentire la propria voce firmando il nostro appello”, dice Marina Toschi, che aggiunge: “Le campagne pubbliche di informazione sulla fertilità lanciate negli ultimi anni si basano sul fondamento comune della procreazione responsabile, diritto che nel 2017 nessuno metterebbe mai in discussione in un Paese democratico. Tuttavia oggi in Italia il costo della contraccezione risulta troppo oneroso per tante donne, coppie e famiglie in condizioni di disagio economico, acuite dalla crisi. La concreta difficoltà di regolare la propria fertilità, programmando e distanziando adeguatamente le gravidanze, ma anche la scelta obbligata del contraccettivo meno adatto, hanno un evidente impatto negativo sulla salute fisica e psicologica di queste donne, accentuando ulteriormente i loro problemi economici e sociali”.