Il nuovo decreto legislativo correttivo, approvato dall’ultimo Consiglio dei Ministri, introduce disposizioni integrative al nuovo Codice degli Appalti (decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36): tutte le novità.
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, ha dato il via libera in esame preliminare a un decreto legislativo che introduce modifiche e integrazioni al Codice dei contratti pubblici.
L’obiettivo del provvedimento è quello di razionalizzare e semplificare le norme attualmente in vigore, risolvendo alcune criticità riscontrate nell’applicazione pratica.
Il correttivo del nuovo Codice Appalti approvato dal Consiglio dei Ministri
Il testo tiene conto delle esigenze espresse dagli operatori del settore e delle richieste avanzate a livello europeo per modificare e integrare alcune disposizioni giuridiche già introdotte. Le nuove norme sono anche funzionali al raggiungimento di alcuni obiettivi previsti dal PNRR, nell’ambito della riforma 1.10 riguardante il quadro normativo in materia di appalti pubblici e concessioni.
Di seguito, alcune delle principali novità.
Equo compenso
Il Governo stabilisce i criteri di applicazione della legge sull’equo compenso (legge 21 aprile 2023, n. 49) per il settore dei contratti pubblici, con l’obiettivo di bilanciare gli interessi in gioco.
Gli importi, determinati in base al cosiddetto “decreto parametri”, devono essere utilizzati dalle stazioni appaltanti come base di gara, comprendendo compensi, spese accessorie e altri oneri.
L’assegnazione dei contratti avverrà in base al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, con una forte attenzione alla qualità/prezzo. Inoltre, viene introdotta una protezione contro le offerte anomale che non rispettano il principio dell’equo compenso, permettendo l’esclusione automatica delle proposte non coerenti. Per contratti di importo inferiore a 140.000 euro, i compensi potranno essere ridotti, ma solo fino al 20%.
Tutela del lavoro
Per garantire maggiore tutela ai lavoratori impiegati negli appalti, il decreto introduce un nuovo allegato che stabilisce le regole per individuare il contratto collettivo applicabile e per la verifica dell’equivalenza delle tutele. Le stazioni appaltanti dovranno indicare nel bando il contratto collettivo applicabile al personale e assicurarsi che le condizioni di lavoro siano equipollenti a quelle previste dal contratto di riferimento.
Digitalizzazione
L’accelerazione e semplificazione della digitalizzazione nel settore degli appalti è un altro punto centrale del decreto. Le novità riguardano, tra le altre cose, il rafforzamento del fascicolo virtuale dell’operatore economico, la certificazione delle piattaforme digitali (pubbliche o private) utilizzate dalle stazioni appaltanti per collegarsi alla Banca dati nazionale ANAC, e la ripartizione delle responsabilità tra il Responsabile Unico del Procedimento (RUP) e il personale delle stazioni appaltanti per il caricamento dei dati. Inoltre, si punta a migliorare il casellario informatico e a semplificare l’uso dei metodi digitali per la gestione delle costruzioni (BIM – Building Information Modeling). A partire dal 10 gennaio 2025, sarà obbligatorio ricorrere al BIM per lavori con un valore superiore a 2 milioni di euro, anziché 1 milione come previsto finora.
Revisione prezzi
Il decreto introduce nuove modalità per determinare gli indici sintetici che permettono di adeguare gli importi contrattuali in caso di variazioni di prezzo. Questo aspetto è cruciale per mantenere l’equilibrio economico-finanziario dei contratti in un contesto di costante fluttuazione dei prezzi.
Qualificazione delle stazioni appaltanti
Importanti modifiche riguardano la qualificazione delle stazioni appaltanti, con l’obiettivo di migliorarne la professionalizzazione e garantire una gestione più efficiente degli appalti. Dal 1° gennaio 2025, le stazioni appaltanti dovranno monitorare la loro efficienza decisionale, verificando il tempo medio tra la presentazione delle offerte e la stipula del contratto. Vengono inoltre introdotti incentivi per le stazioni appaltanti che scelgono di appoggiarsi a enti qualificati per appalti sotto soglia. Al fine di evitare blocchi nell’esecuzione dei contratti, vengono previsti requisiti flessibili per la qualificazione durante la fase esecutiva, oltre a corsi di formazione per il personale, offerti anche da enti privati.
Consorzi
Per quanto riguarda i consorzi, il decreto chiarisce che i consorzi stabili possono avvalersi dei requisiti maturati dalle singole consorziate, anche se non esecutrici, per partecipare alle gare. Tuttavia, il possesso dei requisiti dovrà essere verificato concretamente attraverso l’istituto dell’avvalimento. Inoltre, è previsto che i consorzi debbano indicare, al momento dell’offerta, quali consorziati saranno incaricati dell’esecuzione. Viene anche introdotto il divieto di partecipare a più di un consorzio stabile.
Tutela delle PMI
Per favorire l’accesso delle micro, piccole e medie imprese (PMI) agli appalti pubblici, il decreto prevede misure specifiche. Le stazioni appaltanti dovranno verificare attentamente il mercato per assicurarsi che la suddivisione in lotti renda possibile la partecipazione delle PMI. Inoltre, per gli appalti sotto la soglia di rilevanza europea, le stazioni appaltanti potranno riservare l’esecuzione a queste imprese, a meno che non vi sia un accertato interesse transfrontaliero. Infine, i contratti di subappalto dovranno prevedere che almeno il 20% delle prestazioni subappaltabili sia affidato a micro, piccole e medie imprese, con possibilità di deroga solo in casi specifici.
Esecuzione dei contratti
Il decreto introduce modifiche anche per quanto riguarda la fase esecutiva dei contratti di appalto. Le novità riguardano la revisione delle norme sui premi e penali applicabili agli operatori economici, per incentivare il rispetto dei tempi di esecuzione o penalizzare i ritardi.
Partenariato pubblico-privato (PPP)
Infine, il decreto interviene sul partenariato pubblico-privato, in particolare sulla finanza di progetto. Viene introdotta una distinzione tra le procedure di finanza di progetto a iniziativa privata e quelle a iniziativa pubblica, con l’obiettivo di garantire maggiore trasparenza e competitività. Gli enti concedenti dovranno assicurare piena trasparenza su tutte le proposte e manifestazioni di interesse, in modo da favorire una competizione effettiva.