Il Dl Coesione 2024 introduce significative modifiche nelle procedure di verifica della congruità della manodopera nei lavori edili: scopriamo quali sono le novità a partire dall’anno in corso.


L’obiettivo delle nuove regole è rafforzare la trasparenza, l’equità e la sicurezza nei cantieri, contrastando il lavoro sommerso e migliorando le condizioni lavorative.

Cos’è la congruità della manodopera?

La congruità della manodopera è una verifica che assicura che la quantità di lavoro impiegata in un cantiere sia coerente con il tipo e l’entità dei lavori svolti. Questa misura serve a garantire una concorrenza leale sul mercato, prevenire il lavoro nero e migliorare la sicurezza nei cantieri.

Originariamente, queste regole sono state stabilite dal Decreto PNRR-bis e avevano lo scopo di garantire trasparenza e correttezza nei rapporti tra committenti e appaltatori, obbligando i committenti a verificare la congruità dei costi della manodopera prima del pagamento finale.

Le novità del Dl Coesione 2024

L’Art. 28 del Decreto Coesione apporta modifiche all’Art. 29 del DL 2 marzo 2024, n. 19. Queste modifiche specificano che, prima di effettuare il pagamento finale, il responsabile del progetto negli appalti pubblici e il direttore dei lavori, o il committente in assenza di un direttore, negli appalti privati, devono verificare la congruità della manodopera secondo i criteri stabiliti dal decreto ministeriale n. 143/2021.

Cosa cambia per appalti pubblici e privati

  • Appalti pubblici: la responsabilità della verifica della congruità ricade sul responsabile del procedimento. Questa verifica deve essere effettuata seguendo le modalità del DM 25 giugno 2021, n. 143. Se il responsabile del progetto procede al saldo senza una verifica positiva, rischia conseguenze sulla sua performance lavorativa. La novità introdotta dal Decreto Coesione è che tale obbligo si applica ora a tutti gli appalti pubblici, indipendentemente dal valore, eliminando la soglia minima di 150.000 euro fissata precedentemente.
  • Appalti privati: la soglia di applicabilità degli obblighi di verifica scende da 500.000 a 70.000 euro. La verifica deve essere effettuata dal direttore dei lavori, se nominato, o dal committente stesso. Se il saldo finale viene effettuato senza una verifica positiva o senza regolarizzazione, il direttore dei lavori (o il committente, in assenza di un direttore) rischia una sanzione amministrativa che va da 1.000 a 5.000 euro.

Sanzioni

Negli appalti pubblici, in caso di irregolarità, l’Autorità deve trasmettere gli atti agli organi di controllo e, se le irregolarità hanno rilevanza penale, alle Procure competenti. In assenza di un Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC) di congruità, che possa causare un danno all’erario, gli atti sono trasmessi anche alla Procura generale della Corte dei conti.

Per gli appalti privati, il pagamento del saldo senza verifica positiva o senza regolarizzazione comporta una sanzione amministrativa. Questo rende ancora più stringenti i controlli e aumenta la responsabilità del direttore dei lavori o del committente.

Il testo completo della nuova legge

Qui il documento pubblicato in Gazzetta Ufficiale.