concessioni balneari ricorsi contro comuni e regioniSono in arrivo centinaia di ricorsi contro i Comuni e le Regioni che hanno deciso di prorogare le concessioni balneari al 2024.


Il tema delle concessioni balneari continua ad essere centrale: oltre alla politica, al centro del ciclone ora ci sono Comuni e Regioni.

La scadenza per le concessioni demaniali marittime è scaduta lo scorso 31 dicembre. Non essendoci ancora una normativa nazionale che regoli l’utilizzo e la gestione di spiagge e tratte costiere, molti Comuni si erano mossi autonomamente, prorogando la scadenza.

Ma alcune associazioni ambientaliste stanno inviando delle diffide ai comuni e alle regioni che hanno optato per la proroga.
Ecco cosa succede.

Ricorsi contro Comuni e Regioni: il nodo delle concessioni balneari

Nella conferenza di inizio anno, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva detto:

“Sui balneari abbiamo due obiettivi: scongiurare la procedura d’infrazione e dare certezze agli operatori”.

Il Governo ha chiesto ai comuni di rinnovare per un anno le concessioni in scadenza, disponendo l’ennesima proroga per evitare di mettere a gara le concessioni demaniali. Una decisione che va contro a ciò che chiede l’Unione Europea da anni.

Perciò, alcuni comuni stanno formulando le delibere per le gare, mentre altri stanno rinnovando le concessioni in essere.
Nel frattempo, sono in arrivo diversi ricorsi per Comuni e Regioni che hanno deciso di prorogare le concessioni al 2024 (alcuni le hanno prorogate addirittura fino al 2032).

Finiscono, quindi, nel mirino gli amministratori e i funzionari che stanno firmando le proroghe, rischiando contestazioni per danno erariale e abuso d’ufficio.

Tra le diverse associazioni dietro i ricordi, ci sono Mare Libero e Italia Nostra. In particolare, Roberto Biagini di Mare Libero ha affermato:

“Siamo pronti a contestare il danno erariale per le casse pubbliche, visto che la mancata messa a gara non fa aumentare i canoni. Ma c’è anche un tema penale: chi proroga di fatto autorizza abusi edilizi per manufatti in spiaggia che non potrebbero rimanere in assenza di concessioni valide”.

concessioni balneari ricorsi contro comuni e regioniQuale sarà il futuro delle concessioni balneari?

Il Governo metterà mano al dossier nei prossimi giorni e sono tante le ipotesi in ballo.

La scorsa estate, il Governo aveva avviato un tavolo di lavoro per la mappatura delle spiagge, per poter comprendere in che percentuale siano adibite a stabilimenti, attività ricreative e ristorazione. Un lavoro per verificare il principio della “scarsità del bene”, come previsto dalla direttiva.

Il risultato della mappatura potrebbe dimostrare all’Unione Europea che non c’è scarsità di risorse e che, quindi, le spiagge non devono essere messe a bando.
Un’altra ipotesi riguarderebbe un eventuale aumento del numero di spiagge in concessione, includendo anche gli arenili, per ora lasciati liberi.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it