A causa dell’assenza di una normativa nazionale sulle concessioni balneari, diversi comuni si sono mossi autonomamente: ecco quali.
Lo scorso 31 dicembre sono scadute le concessioni demaniali marittime.
Si tratta di una situazione specifica in Italia che riguarda le concessioni scadute e l’uso e la gestione di porzioni del territorio marittimo, come spiagge e tratti costieri. Al momento della scadenza, il Paese non ha ancora una normativa nazionale che regoli questa situazione.
Secondo il tavolo tecnico, istituito a maggio presso la Presidenza del Consiglio, il 33% delle aree demaniali delle coste (un terzo del totale) è in concessione, mentre il 67% è libero.
Proprio per questo, molti comuni italiani si sono mossi da soli, proprio come la giunta di Rimini, prima meta balneare d’Italia per presenze turistiche, che ha avviato diversi bandi.
Vediamo nel dettaglio la situazione.
Concessioni balneari: la decisione dei vari comuni
Come anticipato, la giunta di Rimini, a cui fanno capo 470 concessioni, tra stabilimenti e associazioni sportive, si è mossa per suo conto, per quanto riguarda le concessioni balneari.
Ha deciso, infatti, di avviare formalmente l’iter per i bandi, ma differendo la data di scadenza prevista, per il tempo necessario all’indizione delle gare, avvalendosi dell’anno di slittamento “per oggettive difficoltà” previsto dalla legge (ovvero il decreto concorrenza Draghi).
Ma altri comuni si sono mossi autonomamente: dopo Rimini, anche Ravenna ha avviato le procedure per le gare delle spiagge, prorogando le concessioni attuali alla fine dell’anno prossimo. Stessa direzione per il comune di Genova.
Altri, invece, si sono limitati alla proroga, come diversi comuni della Liguria, ma anche Viareggio, Marina di Pietrasanta (coi suoi oltre 100 stabilimenti balneari) e Fiumicino, su cui ricadono 24 chilometri di cosa e un centinaio di stabilimenti, tra cui quelli di Fregene e Maccarese.
Stessa sorte anche per diversi comuni della Puglia: Bari ha scelto la proroga già dal mese di ottobre, seguita poi da Lecce, Brindisi e Taranto.
Nessuna delibera di proroga, invece, per il Comune di Pesaro che, in realtà, aveva anticipato i tempi. È stato, infatti, il primo Comune d’Italia, nel 2019, ad eseguire una procedura di evidenza pubblica, per il rinnovo fino al 2033 delle concessioni balneari, proprio per l’assenza di una diversa normativa.
I casi di Venezia e dei comuni della Sicilia
La Giunta comunale di Venezia ha deciso di rinnovare la concessione demaniale balneare fino al 10 dicembre 2024.
Come dichiarato dall’assessore Michele Zuin, che segue le questioni relative alle attività demaniali balneari:
“Il clima di incertezza normativa e giurisprudenziale ha portato l’amministrazione ad assumersi la responsabilità di questa decisione volta a dare continuità ai servizi offerti dai nostri concessionari a beneficio del turismo e del territorio. Trattasi di una proroga ‘tecnica’, in linea con quanto stanno facendo altre amministrazioni, necessaria affinché gli attuali concessionari possano esercitare l’attività per l’anno 2024”.
In Sicilia, invece, il termine di durata delle concessioni demaniali marittime, scaduto il 31 dicembre scorso, è stato differito al 31 dicembre 2024, come stabilito dal decreto firmato dall’assessore al Territorio e ambiente Elena Pagana.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it