Cresciuto il numero dei comuni che hanno adottato le norme del codice di autodisciplina pubblicitaria in difesa dell’immagine e della dignità della donna.
Sono sei (Bologna, Arcore, Legnano, Modena, Palermo e Roma) i comuni italiani che hanno modificato i rispettivi regolamenti affissioni e altri sei (Siena, Torino, Pesaro, Firenze, Catania e Ragusa) quelli che stanno sviluppando diverse modalità di collaborazione.
Protagonista di questo modo di agire è la sinergia tra Anci e Iap, finalizzata ad ampliare l’efficacia dell’autodisciplina estendendone il controllo su quelle affissioni pubblicitarie locali che a volte sono escluse dall’ambito di competenza dello Iap. Un grande punto di partenza per contrastare con attenzione e tempestività le pubblicità lesive della dignità femminile con l’intervento dell’Anci.
I comuni hanno l’opportunità di regolamentare le affisioni pubblicitarie locali utilizzando gli strumenti offerti dall’autodisciplina pubblicitaria. Altro passaggio importante del protocollo riguarda la volontà di stimolare gli inserzionisti pubblicitari che utilizzano le affissioni locali ad adottare modelli di comunicazione commerciale che tutelino la dignità della donna nel rispetto del principio di pari opportunità e propongano una rappresentazione dei generi coerente con l’evoluzione dei ruoli nella società scevra dal ricorso a stereotipi offensivi.
I Comuni sono invitati a riformare la propria regolamentazione in materia di pubbliche affissioni e trasmettere allo Iap, anche su segnalazione dei cittadini, le comunicazioni che si ritengono lesive alla dignità della donna; da parte sua lo Iap si impegna, attraverso il proprio Comitato di Controllo, a esaminare celermente le segnalazioni per limitare le comunicazioni commerciali in contrasto con il codice di autodisciplina.
Il delegato Anci alle Pari opportunità, Alessia De Paulis, ha affermato che serve “presentare le iniziative nei Comuni e pubblicizzare anche nelle più piccole realtà comunali il protocollo sottoscritto lo scorzo marzo con Iap. Ogni Comune, piccolo o grande che sia, può mettere in campo azioni di contrasto diverse, penso ad esempio a Rimini dove sono stati istituiti tavoli di lavoro con le associazioni di categoria e operatori di settore, oppure ad altre realtà dove è stato varato un vero e proprio codice etico sulla pubblicità. Come Anci – ha quindi concluso De Paulis – miriamo a dotare le amministrazioni di strumenti comuni per mettere nelle condizioni gli amministratori di riconoscere quale sia o meno una pubblicità sessista. Da questo strumento unitario, poi, ogni città deciderà quale soluzione e migliore per le diverse realtà”.
In sostanza l’attuale versione del Protocollo estende il proprio raggio di azione alla tutela della dignità della persona in tutte le sue forme ed espressioni, al fine che si eviti ogni forma di discriminazione.
Infatti il testo risulta ampliato, sia nelle premesse, con l’inserimento di ulteriori fonti di riferimento internazionali, sia nella parte normativa, declinando il concetto di “tutela della dignità della persona” in modo più estensivo, non circoscrivendola alla sola tutela dell’immagine femminile come era all’origine.
Peraltro questo ampliamento risulta in linea con gli obblighi già previsti dal Codice IAP rispettandone maggiormente sia lo “spirito che la lettera”. L’accordo prevede anche che vengano ridotti nella pratica i tempi del procedimento di ingiunzione di desistenza, di cui all’art. 39 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, nei casi di maggiore gravità.
Il Protocollo si basa sul riconoscimento da parte del DPO che le norme del Codice di Autodisciplina hanno consentito e consentono di attivare un controllo efficace della comunicazione commerciale e che in particolare gli articoli 9 e 10 sono specificatamente preordinati ad impedire che venga offesa la dignità della persona.