Il Consiglio di Stato dà ragione ai cittadini e boccia la decisione del Comune e della Soprintendenza: prioritario il diritto alle energie rinnovabili, non si possono negare i permessi per gli impianti fotovoltaici.


Con una Sentenza che potrebbe aprire un nuovo capitolo nel delicato equilibrio tra tutela del paesaggio e sviluppo delle energie rinnovabili, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di una famiglia fiorentina contro il diniego all’installazione di pannelli fotovoltaici sul tetto della propria abitazione.

Una decisione che anteporrebbe in pratica la transizione energetica anche in contesti sottoposti a vincoli paesaggistici: e che per questo motivo potrebbe fare discutere.

Il caso

Il verdetto, pubblicato il 2 aprile 2025 riguarda il caso di due coniugi i quali avevano chiesto l’autorizzazione per installare un impianto fotovoltaico su un immobile situato a Firenze, all’interno di un’area vincolata per il suo valore storico e ambientale.

Nel 2021, la Commissione per il Paesaggio del Comune di Firenze e la competente Soprintendenza avevano bocciato il progetto. A loro avviso, i pannelli risultavano eccessivamente visibili e privi di adeguate soluzioni di integrazione ambientale, rendendoli incompatibili con il contesto architettonico e paesaggistico della zona. La Commissione aveva inoltre fatto riferimento al vincolo imposto nel 1952 a tutela del Massiccio di Monte Morello e alla vicinanza del sito al sistema delle Ville Medicee, riconosciuto patrimonio Unesco.

Il ricorso e il primo rigetto

I proprietari dell’immobile avevano quindi presentato ricorso al TAR della Toscana, sostenendo che la decisione fosse basata su valutazioni relative a un progetto precedente, diverso da quello effettivamente sottoposto all’attenzione degli enti. Contestavano inoltre la mancanza di una vera motivazione tecnica e la scarsa considerazione delle modifiche progettuali introdotte per limitare l’impatto visivo dei pannelli, come l’uso di materiali non riflettenti, la scelta di un colore simile al tetto e il loro posizionamento su falde non visibili dalla strada.

Il TAR, tuttavia, aveva respinto l’istanza, ritenendo corretta l’istruttoria condotta dagli enti locali e riconoscendo la legittimità del diniego.

La svolta nel processo: il Comune non può negare i permessi per gli impianti fotovoltaici

La situazione si è capovolta con il ricorso al Consiglio di Stato. I giudici amministrativi di secondo grado hanno ribaltato la decisione, ritenendo fondati i rilievi dei ricorrenti. Nella sentenza si legge chiaramente come l’interesse pubblico a incentivare l’uso delle fonti rinnovabili non possa essere considerato subordinato in modo automatico alla tutela del paesaggio. Al contrario, occorre una valutazione equilibrata e caso per caso, soprattutto quando i progetti prevedono accorgimenti mirati a ridurre l’impatto ambientale.

Il Consiglio di Stato ha inoltre evidenziato che gli enti locali non hanno tenuto conto delle modifiche significative introdotte nella nuova proposta, né hanno esaminato in modo adeguato l’effettiva compatibilità dell’intervento con il contesto circostante.

La recente decisione giurisprudenziale segna un passaggio significativo nel delicato equilibrio tra tutela del paesaggio e promozione delle energie rinnovabili. Si afferma un principio importante: la necessità di conciliare i vincoli paesaggistici con l’urgenza della transizione ecologica, soprattutto nell’ambito dell’edilizia residenziale.

Non si tratta di aprire la strada a un’autorizzazione indiscriminata degli impianti fotovoltaici, ma di valutare con maggiore flessibilità e consapevolezza le soluzioni progettuali capaci di integrarsi nel contesto ambientale, anche laddove esistano restrizioni. Il messaggio lanciato è chiaro: la protezione dell’ambiente non può più prescindere dall’adozione delle energie pulite.

Ma si aprono anche scenari critici

Tuttavia, proprio la spinta alla semplificazione rischia di generare un cortocircuito normativo, mettendo in discussione l’effettiva tenuta dei vincoli paesaggistici. C’è il rischio concreto che la rilettura “in chiave ecologica” delle tutele possa diventare un pretesto per allentare i controlli o accelerare interventi non sempre coerenti con le caratteristiche del territorio.

In un Paese come l’Italia, dove il patrimonio paesaggistico rappresenta una risorsa culturale ed economica fondamentale, il rischio è che l’urgenza della transizione ecologica venga strumentalizzata o mal gestita, alimentando tensioni tra istituzioni, cittadini e operatori del settore. La sentenza invita sì le amministrazioni pubbliche a un cambio di prospettiva, più aperto alle innovazioni sostenibili, ma solleva anche interrogativi su come garantire trasparenza, qualità progettuale e reale compatibilità ambientale.

In definitiva, si apre una nuova stagione interpretativa che, se da un lato può accelerare la riconversione energetica, dall’altro richiede strumenti di valutazione più rigorosi e un’effettiva capacità di pianificazione, per evitare che la sostenibilità si trasformi in una parola d’ordine svuotata di senso.

Il testo della Sentenza

Qui il documento completo.