Il Comune di Palermo fa parlare di sé: e stavolta, purtroppo, in modo negativo. Quattro provvedimenti di custodia cautelare in carcere e di 12 ai domiciliari, per scardinare un sistema che vedeva i membri del Comune a tessere una vera e propria trama criminale ai danni dell’amministrazione per cui lavoravano. Un sistema di corruttela attivo e ben strutturato, volto a intascare mazzette con la promessa di una riduzione sulle tasse comunali.

E’ quanto ha fotografato la polizia di Stato, a Palermo, che stanotte, nel corso di una vasta operazione anticorruzione, denominata Fintares, ha ammanettato 16 tra funzionari e dipendenti eseguendo i provvedimenti cautelari emessi dal gip del Tribunale di Palermo, Angela Gerardi, accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, istigazione alla corruzione, truffa e falso materiale.

Impiegati comunali, tra cui un funzionario, che si erano stabilmente associati allo scopo di commettere una pluralità indeterminata di reati di corruzione, truffe in danno della Pubblica amministrazione, falso ed ogni altro reato che si rendesse strumentale al mercimonio della pubblica funzione: avevano gestito come fosse cosa loro la riscossione prima della Tarsu e poi della Tares. Intascate tangenti, dunque, per abbattere la tassa sullo smaltimento dei rifiuti di decine di contribuenti. Tra cui, commercialisti, medici e titolari di noti ristoranti che sono finiti ai domiciliari.

L’operazione è stata coordinata dal Sostituto Procuratore, Daniela Varone, coordinata dal Procuratore Capo facente funzioni, Leonardo Agueci e dal Procuratore Aggiunto, Bernardo Petralia.

 

 

FONTI: La Voce di Bagheria; ANSA; Quotidiano di Sicilia.

 

 

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