All’interno della attività di approfondimento che FORUM PA sta conducendo in relazione alla call “Tecnologie per le smart city e le smart community in ottica di genere” promossa insieme a futuro@lfemminile, in collaborazione con ASUS e Microsoft, abbiamo incontrato la Vicesindaco del Comune di Bologna Silvia Giannini, la Presidente del Consiglio Comunale Simona Lembi e Gabriella Cioni e Manuela Corazza, rispettivamente del Dipartimento Programmazione e dell’Ufficio Pari Opportunità e Tutela delle Differenze del Comune.
In particolare, lo spunto per l’incontro è dato dal Questionario rivolto a cittadini/e per valutare l’impatto di genere delle attività del Comune, un’interessante iniziativa lanciata a inizio estate dall’amministrazione, i cui risultati saranno presentati al Convegno sulle Smart City in ottica di genere in programma a SCE 2014 il 22 ottobre alle ore 11.30.
Riportiamo di seguito una sintesi dei contributi emersi durante le interviste, svoltesi in momenti differenti, ma qui riuniti a beneficio del lettore.
In primis, vi chiederei una breve introduzione per far capire che cos’è il Questionario e da quale idea nasce
GIANNINI: Già da alcuni anni, più precisamente dal 2008, il Comune di Bologna presenta il Bilancio di Genere. Una prima novità di questa Amministrazione è stata una revisione del Bilancio di Genere con la riorganizzazione del bilancio comunale e una sua piena integrazione con il progetto “Controllo strategico-ciclo di gestione della performance”, il cui fine principale è rendere più trasparente ed efficiente l’uso delle risorse pubbliche e rendicontabili, ai cittadini, i risultati delle scelte fatte. Nell’ambito di questo progetto, tutte le attività del Comune sono state riclassificate in relazione alle cinque linee strategiche di mandato evidenziando tutti i servizi erogati con continuità dall’Amministrazione, raggruppati in aree di intervento omogenee, e tutti i progetti innovativi, raggruppati in programmi di natura più ampia. Il bilancio di genere si collega anche direttamente al progetto Urbes, che costituisce la declinazione a livello locale del progetto BES sviluppato dall’Istat e dal Cnel allo scopo di individuare indicatori condivisi di Benessere Equo e Sostenibile (BES) a cui rapportare le scelte delle politiche pubbliche.
Il passaggio successivo che ci proponiamo per il Bilancio di genere è passare dall’analisi dei rendiconti alla fase progettuale e previsionale del bilancio, in un’ottica partecipata con la cittadinanza e le molte forme associative che da tempo si occupano di questo argomento. Sia in fase di analisi del rendiconto, sia nella nuova ottica progettuale, un tema che riteniamo molto importante è che i tagli di bilancio che dobbiamo sopportare non vadano a detrimento di politiche fondamentali per garantire condizioni di pari opportunità. Di fronte a una necessaria spending review, che coinvolga tutti i livelli istituzionali, dobbiamo evitare di colpire le fasce più deboli, o di compromettere politiche di parità fondamentali.
CIONI: Come ha ricordato la Vice-Sindaco, il Comune di Bologna già da alcuni anni presenta un proprio Bilancio di Genere. L’esperienza finora è stata condotta prevalentemente sulla rendicontazione delle attività, attraverso i relativi dati di costo e indicatori di risultato, allo scopo di rilevarne il tipo di ricaduta dal punto di vista delle politiche di pari opportunità. Quello che vogliamo fare ora è sperimentare un bilancio di genere preventivo. In questo consiste la novità della fase alla quale stiamo lavorando. Per farlo abbiamo ritenuto di partire dal coinvolgimento dei cittadini e delle cittadine per valutare l’impatto di genere delle principali politiche dell’Amministrazione attraverso la compilazione di un questionario sulla Rete Iperbole.
GIANNINI: il questionario è volutamente non semplice perché – utilizzando le potenzialità della pubblicazione on line – vuole anche essere un veicolo per far conoscere alla cittadinanza ciò che l’amministrazione fa. Per questo ogni domanda contiene un link che spiega il servizio, l’area di attività, il progetto e il programma a cui si fa riferimento, secondo lo schema di bilancio di cui ho detto prima. In questo modo chi compila il questionario può conoscere le politiche e rispondere più consapevolmente. L’intenzione – sulla base di questa valutazione – è quella di individuare alcune aree e programmi sulle quali agire per perseguire una maggiore uguaglianza delle opportunità, compatibilmente con i vincoli di bilancio.
Quale è stato il percorso di co-progettazione?
CORAZZA: Il percorso ha preso avvio dalle unità organizzative del Comune al quale il tema afferisce – Settore Programmazione e Pari Opportunità – il cui lavoro è stato svolto tenendo presente il processo di controllo strategico ed il ciclo delle performance dell’ente. Ne è scaturita una prima versione del questionario che è stato somministrato, come test, a 24 dipendenti comunali e ad una ventina di partecipanti ad un corso specialistico dell’Università di Bologna. Sono state coinvolte, in parallelo, le Associazioni attive sull’argomento; a loro è stato presentato il questionario con la richiesta di sottoporsi al test, ma al contempo abbiamo richiesto le loro osservazioni. Ci hanno restituito un prezioso lavoro, risultato del coinvolgimento delle loro associate attraverso dei focus interni. Il contributo delle associazioni ci ha portato così a selezionare il questionario nel formato che è stato poi sottoposto all’intera platea dei dipendenti del Comune di Bologna. Da lì poi si è partiti per selezionare le 14 aree d’intervento per le attività di erogazione di servizi e i 10 programmi per le attività progettuali, rappresentativi delle cinque linee di mandato dell’Amministrazione Comunale, su cui ora le cittadine e i cittadini sono chiamati ad esprimersi.
Quali sono le priorità politiche nel campo delle pari opportunità? Che cosa a livello di policy della amministrazione pubblica locale stanno mettendo in risalto i primi risultati del questionario?
CORAZZA: l’intento del questionario è proprio quello di andare a rilevare quali aree la cittadinanza, mediata dall’associazionismo, ci indica come aree prioritarie di intervento e di attenzione della politica. Rispetto a quelle aree si lavorerà poi con le Associazioni per individuare degli indicatori che ci serviranno a misurare lo scarto tra la percezione dell’impatto e i risultati attesi.
GIANNINI: L’amministrazione da quando si è insediata, nonostante i tagli imposti, ha sempre lavorato per mantenere l’elevata qualità e quantità di servizi all’infanzia e agli anziani che caratterizza storicamente l’Emilia Romagna e Bologna. Forse potrebbe apparire scontato, ma i servizi alla persona sono tanto più necessari in un momento di crisi. Se in Emilia Romagna c’è un tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro così elevato, paragonabile a quelli europei, è anche per l’elevata presenza e per la tenuta di un diffuso e qualificato sistema di welfare. E la priorità di questo ambito sta naturalmente emergendo anche dai primi risultati del questionario.
LEMBI: la prima cosa da fare è spostare risorse da capitoli di bilancio ad altri per rispondere meglio, paritariamente, ai bisogni degli uomini e delle donne. Non tutti gli investimenti pubblici sono uguali dal punto di vista delle ricadute nel miglioramento delle condizioni di vita di uomini e donne. C’è quindi un dovere da parte delle Amministrazioni di investire di più nelle politiche di parità, e occorrono anche azioni che svelano che le nostre economie sono sostenute da un monte ore di lavoro non pagato quasi esclusivamente a carico delle donne. Le politiche devono affrontare e superare le disparità ancora presenti tra generi.
Qual è il contesto nazionale sulle pari opportunità in cui si stanno sviluppando le attività del Comune di Bologna?
LEMBI: una delle norme recentemente votate da questo Parlamento si chiama legge contro il femminicidio. E’ l’ultimo tassello di una serie di leggi, purtroppo recenti, che affrontano la questione della violenza contro le donne. Tengo a precisare che in questo paese è solo del 1981 l’abolizione del delitto d’onore, è appena del 1996 il riconoscimento del reato di violenza contro le donne come reato contro la persona e non contro la morale, è ancora più recente, del 2009, la legge sullo stalking. Bologna, da tempo, è impegnata a finanziare le attività di Casa delle Donne per non subire violenza e il pronto soccorso unificato dell’ospedale Maggiore a cui le donne che hanno subito violenza possono rivolgersi immediatamente.
Sul piano nazionale, nel 2012, è stata votata la legge 215 per favorire maggiormente la presenza paritaria di uomini e donne nelle Istituzioni pubbliche. Sono provvedimenti che il Consiglio comunale di Bologna ha recepito immediatamente. Presto voteremo anche a Bologna con la doppia preferenza, potendo quindi indicare un uomo e una donna tra le persone che scaglieremo per rappresentarci. Complessivamente, la mia opinione è che siamo in un contesto favorevole alle politiche di parità, ma che non occorre mai abbassare la guardia perché il rischio di fare passi indietro, soprattutto in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, è sempre presente.
A cosa è dovuto questo sviluppo?
LEMBI: sono convinta che la sempre crescente presenza delle donne in Parlamento abbia contribuito a rendere più eque molte delle scelte compiute dalla politica, ma voglio ricordare che la storia della presenza femminile nelle Istituzioni, ed in particolare in Parlamento, non è mai stata lineare. Dal 1946, la prima volta in cui votano, fino al 2001, le donne sono sempre state al di sotto del 10% della rappresentanza parlamentare, tranne in due casi in cui questa percentuale è stata superata di pochissimo.
Attualmente la rappresentanza parlamentare femminile è intorno al 30%, una percentuale che rispecchia quella del Consiglio comunale di Bologna. Non credo sia un caso che proprio questo Parlamento abbia ratificato la convenzione di Istanbul contro la violenza alle donne. Voglio anche aggiungere che da quel lontano 1946 ad oggi, le donne sono entrate nel mondo dl lavoro anche in ruoli in cui non erano mai state: negli anni 80 abbiamo visto le prime autiste d’autobus, le prime scaricartici di porto, le prime croupiers, le prime manager. Ricordo infine che negli anni 90, le donne superano gli uomini nell’indice di scolarità e, dopo secoli di esclusione, sono quelle che, in media, si laureano di più, con voti migliori e in tempi più brevi. Rimane comunque, nonostante i grandi passi in avanti, un percorso, quello della parità, ancora impervio e contraddittorio. Non a caso, nonostante tutti i record appena detti, l’indice di disoccupazione femminile ci racconta da troppo tempo che una donna su due non lavora e che il carico i cura ai bambini, agli anziani, alle case che abitiamo, rimane ancora prevalentemente sulle nostre spalle.
Io credo molto alla forza che possono avere le scelte delle Amministrazioni locali nel risolvere i problemi della vita quotidiana delle persone.
In questa direzione, i Comuni, sulle materie di diretta competenza, possono fare delle scelte concrete. Ad esempio, nel Comune di Bologna, quasi un bambino su 4 frequenta un asilo nido pubblico, a fronte di una media nazionale di copertura del servizio del 15% delle nascite.
In che modo le tecnologie che contraddistinguono una Smart City possono contribuire ad una maggiore parità di genere?
GIANNINI: in alcuni ambiti l’evoluzione delle tecnologie è centrale, pensiamo ad esempio alla sicurezza garantita dal telecontrollo e dall’illuminazione (i cosiddetti lampioni intelligenti) o alle forme di telelavoro che permettono un migliore rientro sul luogo di lavoro dopo le assenze per maternità o dovute al lavoro di cura degli anziani o ad altri impegni familiari che possono costringere a periodi di assenza dal lavoro. Tutte le tecnologie che ci consentono di avere più flessibilità o mobilità ci aiutano tantissimo. Pensiamo ancora alla mobilità sostenibile, al risparmio di tempo prodotto dalla decongestione del traffico urbano: politiche che hanno un fortissimo impatto di genere nel liberare tempo per consentire una maggiore conciliazione fra tempi di lavoro e responsabilità familiari.
CIONI: infatti, se dai risultati parziali del questionario – come era prevedibile – i primi sei servizi a maggiore impatto hanno a che fare con i servizi sociali ed educativi, già al settimo e all’ottavo posto troviamo i progetti e i servizi per la sicurezza e il presidio del territorio. Di poco staccati seguono la qualità dell’ambiente urbano, la promozione della legalità e la mobilità sostenibile.
GIANNINI: esistono anche una serie di iniziative che non impattano sul bilancio ma che prevedono azioni di coordinamento con la Regione e con il governo nazionale, ad esempio per la promozione di opportunità come il congedo parentale maschile.
FONTE: Forum PA
AUTORE: Andrea Mochi Sismondi