Le competenze digitali sono in crescita anche nelle professioni tradizionali.Non basta più guardare al gap di specialisti ICT, ora bisogna anche guardare alla capacità di rispondere alla crescente domanda di abilità (skill) digitali nelle professioni tradizionali.
In tutti i settori e in tutte le funzioni aziendali, posizioni più avanzate richiedono competenze digitali, non per creare applicazioni o gestire sistemi, ma per servirsene con efficacia: per comunicare, vendere, produrre, amministrare, gestire il personale, e così via. Alla sfida di investire nelle competenze specialistiche, si aggiungono così quelle di adeguare i percorsi formativi e sostenere l’aggiornamento digitale di milioni di lavoratori attraverso la formazione continua.
Sono queste le conclusioni della quarta edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali – condotto dalle principali associazioni ICT in Italia AICA, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia con il supporto di CFMT, Confcommercio, Confindustria e in collaborazione con MIUR e AGID – che ha esteso l’osservazione alle professioni non informatiche, quelle in cui si colloca il grosso degli occupati e dei candidati all’assunzione. L’osservazione si è avvalsa di “elaborazioni big data” di informazioni contenute in 540 mila ricerche di personale via Web per 239 figure professionali avvenute nel 2017, e di ulteriori rilevazioni e focus group per i settori dell’Industria, del Commercio e dei Servizi, con particolare riferimento alla manifattura della meccanica e del fashion, al piccolo commercio al dettaglio della moda, all’hospitality (alberghi- ristorazione) e al settore pubblico.
“Lo sforzo che bisogna compiere – ha detto Giorgio Rapari, presidente di Assintel – e’ quello di diffondere le competenze digitali ad ogni livello, dagli studenti ai cittadini della terza eta’, per i quali le conoscenze base nell’utilizzo della tecnologia sono fondamentali anche per interagire con l’amministrazione pubblica. Per le imprese e’ fondamentale modificare la formazione dei dipendenti nonche’ dei manager, rispetto ai nuovi bisogni”.
Secondo Rapari, “gli strumenti a disposizione ci sono: accordi con le universita’ e le scuole, fondi di formazione e welfare contrattuale possono servire a creare una vera cultura digitale. L’adeguata formazione potra’ anche ridurre il crescente mismatch tra domanda e offerta di lavoro, analizzabile attraverso i big data”.
Skill digitali: oramai irrinunciabili in tutti i mestieri
Il peso degli skill digitali (DSR-Digital Skill Rate) nei più diversi mestieri continua a crescere e una componente imprescindibile delle professioni non informatiche, sia per le attività caratteristiche dell’azienda (Core) che per quelle di Supporto e Management.
È nell’Industria che il fenomeno è più evidente: il DSR va dal 20% medio per le professioni di Supporto e Management al 17% medio per le figure Core, con punte più elevate nella produzione, progettazione, ricerca e sviluppo, nel marketing e nella gestione delle risorse umane. Rispetto al 2014, nel 2017 si è riscontrato un incremento del DSR del 4% per le professioni dell’area di Supporto e Management e del 2% per quelle dell’area Core.
Un andamento simile, seppure meno marcato, è nei settori dei Servizi e del Commercio. Nei Servizi, il DSR medio va dal 14% per le figure di Supporto e Management al 13% per le figure professionali Core, ove il DSR è cresciuto del 3% dal 2014 al 2017. Nel Commercio, l’indicatore presenta valori medi del 13% per le figure di Supporto a Management e del 12% per quelle Core.