Pare che sin qui, gli sforzi per assicurarci la benevolenza europea siano valsi a poco o a niente. La Commissione Ue bacchetta l’Italia in un rapporto sulle riforme, giudicandole caratterizzate da progressi disomogenei, assenza di decreti attuativi e risultati incerti. Analogo giudizio è stato espresso in merito alla spending review, definita condizionata da una significativa incertezza.

Il documento di Bruxelles, pur non tenendo conto delle misure contenute nella legge di Stabilità “per evitare sovrapposizioni nella sorveglianza” rappresenta un atto dovuto, in quanto l’Italia è uno tra i Paesi i cui squilibri nei conti pubblici risultano eccessivi; in esso, sono invece prese in considerazione i progressi sulle riforme e sui conti pubblici realizzati da luglio, nonché la nota di aggiornamento al Def.

Viene, poi, sottolineata l’assenza di dettagli sul Jobs Act, di cui non sono noti i decreti di attuazione, fondamentali per ipotizzare gli eventuali risultati. Le misure di semplificazione, d’altra parte, sono “numerose ma lente”, mentre l’ampiezza del debito pubblico rappresenta “un peso grande per l’economia italiana, fonte di vulnerabilità nel contesto attuale di inflazione e crescita basse”.

In definitiva, c’è da temere che gli ulteriori 4,5 miliardi di euro recuperati nell’ambito della manovra in seguito alle richieste europee potrebbero non bastare. Tali fattori inducono a temere che, per rispettare i vincoli di bilancio, il Governo affermerà di non poter fare altro che preparare una nuova finanziaria.

La Commissione europea ha inoltre presentato un rapporto in cui emerge che ​l’Italia è tra gli ultimi Paesi Ue per qualità ed efficacia di insegnamento a tutti i livelli, per percentuale di laureati e quella di chi trova lavoro dopo la laurea, ma anche utilizzo di nuove tecnologie.

 

 

FONTE: CGIA Mestre

 

 

contratto