Sempre più lavoratori, sia nel pubblico che nel privato, vogliono lavorare a casa. Ma come richiedere lo smart working?
Lo smart working è diventato una necessità durante la pandemia, ma sempre più lavoratori vorrebbero richiederlo come possibilità, anche per il futuro.
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Ma come richiedere lo smart working? Vediamo chi sono i lavoratori che ne hanno diritto, sia nella pubblica amministrazione che nel privato.
Cos’è lo smart working
Lo smart working (o “lavoro agile”) è una nuova modalità di lavoro subordinato, caratterizzata dall’assenza di vincoli di orario e di spazio, la cui organizzazione si basa su cicli e obiettivi, che vengono stabiliti tra il dipendente e il datore di lavoro. Si tratta di un enorme cambiamento culturale, che porta anche grossi benefici ai lavoratori e ai datori di lavoro.
Per le aziende risulta, infatti, un miglioramento della produttività, una riduzione dei costi per gli spazi fisici e una riduzione dell’assenteismo. Per quanto riguarda i lavoratori, invece, i benefici sono sicuramente nella riduzione dei tempi e dei costi per il trasferimento, un miglioramento dell’equilibrio fra lavoro e vita privata e un aumento della motivazione e della soddisfazione.
Ma non solo: alcuni studi hanno valutato che lo smart working porterebbe dei benefici anche all’ambiente, con una forte riduzione delle emissioni di CO2 e una riduzione del traffico, oltre ad un migliore utilizzo dei trasporti pubblici.
Lo smart working, in Italia, è stato regolato dalla Legge n° 81 del 22 maggio 2017, detta anche Legge sul Lavoro Agile, che ha regolato la materia del lavoro da remoto.
Con la pandemia e il lockdown di marzo 2020, molte più aziende e uffici hanno fatto ricorso allo smart working. Inoltre esso risulta inserito come modalità nel nuovo Decreto rilancio, con una maggiore strutturazione.
Ma vediamo chi può richiedere lo smart working, sia nella pubblica amministrazione che nel privato.
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Chi può richiedere lo smart working
Per poter richiedere lo smartworking, i dipendenti dovranno soddisfare alcuni requisiti generali:
- Bisogna avere un contratto da lavoratore dipendente.
- Le mansioni lavorative possono essere eseguite da computer e in remoto.
- Bisogna essere in possesso dei mezzi per poter garantire il lavoro (computer, buona connessione Internet, etc.).
- Devono esserci delle condizioni (di salute o famigliari) che prevedano la richiesta di smart working.
Per poterlo richiedere, bisogna appartenere ad alcune categorie prioritarie:
- Genitori dipendenti con figlio convivente, minore di 16 anni, in quarantena disposta dalla ASL, in didattica a distanza (DAD) o affetto dal virus Covid-19.
- Genitori, dipendenti privati, con figlio in condizioni di disabilità grave, riconosciuta ai sensi della L.104/1992
- Donne lavoratrici e madri, per un periodo fino ai tre anni successivi alla fine del congedo di maternità.
- Lavoratori fragili, certificati da competenti organi medico-legali e dichiarati a rischio a causa di immunodepressione, patologie oncologiche o nello svolgimento di cure salvavita.
- Dipendenti con un famigliare convivente dichiarato immunodepresso.
- Lavoratori in possesso del riconoscimento per disabilità gravi o con un famigliare convivente affetto da disabilità grave.
Nel caso di genitori lavoratori con figlio convivente, con un’età minore di 16 anni, affetto da Covid-19, in quarantena o in DAD, solamente una delle due figure genitoriali potrà richiedere lo smart working.
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Come richiedere lo smart working nella pubblica amministrazione
Col nuovo Decreto Legge Proroghe, approvato lo scorso 30 aprile 2021, è stato prorogato lo smart working nella Pubblica Amministrazione fino al 31 dicembre 2021.
In questo modo, il Governo ha autorizzato la Pubblica Amministrazione a continuare la modalità dello smart working per i suoi dipendenti, fino alla fine dell’emergenza sanitaria causata dall’epidemia di Covid-19, in modo da assicurare i servizi ai cittadini.
Lo smart working per i dipendenti della Pubblica Amministrazione è applicabile ad ogni rapporto di lavoro subordinato. Per attivarlo, non c’è bisogno di alcun accordo tra dipendente e amministrazione, che definisca i giorni, gli strumenti e gli orari di raggiungibilità. I criteri di richiesta sono gli stessi per tutti i lavoratori e sono quelli elencati nel paragrafo precedente.
Il Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta ha parlato in in video di smart working nella PA, declinando i termini futuri.
È importante, però, che il dipendente disponga di un computer proprio (se non ne è in possesso, può prendere quello dell’ufficio) e di una connessione Internet di tipo “flat” (il cui costo non dipende dal traffico di rete).
Come richiedere lo smart working nel privato
Per i dipendenti del settore privato, i criteri per la richiesta sono sempre gli stessi, ma a cambiare è la modalità di richiesta.
La richiesta per lo smart working, quando è il lavoratore a farsene da promotore, deve essere una domanda formale, in cui sono attestate le seguenti informazioni:
- La motivazione che prova lo stato di necessità della richiesta di smart working, tra quelle ammissibili.
- L’accettazione delle modalità di svolgimento, che verranno concordate col datore di lavoro in un tempo prestabilito.
- La comprovazione del possesso degli strumenti tecnologici utili allo svolgimento della propria mansione, garantendo la reperibilità durante l’orario di servizio, sia all’indirizzo mail che al numero di cellulare (privato o aziendale).
Se la richiesta risulterà accettata, dovrà essere firmata sia dal dipendente che dal datore di lavoro. Una copia della richiesta dovrà essere inviata, in via telematica, all’INAIL.
Ovviamente, i dipendenti in smart working hanno gli stessi diritti dei lavoratori in presenza: questo significa lo stesso orario di lavoro concordato sul contratto, il diritto alla disconnessione e la tutela in caso di infortuni o malattia.
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Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it