andare in pensione primaMolte persone desiderano andare anticipatamente in pensione per avere la possibilità di gestire al meglio il proprio tempo libero dedicandosi a hobby o altre attività che gli riempiono la vita, attività parzialmente o totalmente incompatibili con gli orari di lavoro.

Purtroppo però negli ultimi anni, tendenzialmente, le riforme pensionistiche e i vari interventi legislativi in materia hanno spostato in avanti il traguardo pensionistico.

Oggi per esempio, l’età minima di accesso alle pensioni di vecchiaia è di 67 anni, sia per gli uomini che per le donne; ciò sarà valido sia per l’anno 2025 che per l’anno 2026.

Per quanto riguarda invece la pensione anticipata, essa può essere richiesta presso la generalità delle varie gestioni amministrate dall’INPS se ricorrono i minimi di 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini e di 41 anni e 10 mesi di contribuzione per le donne.

Al di là di questi paletti che potremmo definire “standard” oggi in Italia esistono diversi modi per andare in pensione prima come per esempio Quota 41, Opzione Donna, RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata), pensione anticipata per lavoratori invalidi, APE sociale, Quota 100 (se però si sono conseguiti i requisiti richiesti entro il 31/12/2019) e via discorrendo.

Quindi, chi desidera anticipare la propria uscita dal lavoro può verificare se ha i requisiti per un’interruzione anticipata. Va però precisato che spesso quando si ricorre a un’opzione del genere si ha una penalizzazione sull’assegno pensionistico, penalizzazione che in alcuni casi può essere rilevante, senza considerare che già di per sé la retribuzione pensionistica è di norma inferiore a quella garantita dal lavoro.

Può essere quindi opportuno, qualora si meditasse un’uscita anticipata, di gestirsi finanziariamente in modo da non avere un abbassamento eccessivo del proprio tenore di vita. Ecco alcune idee.

La regola del 25

Una possibile opzione è uscire dal lavoro senza attendere la pensione. Si tratta di una scelta che però comporta l’avere a disposizione un determinato capitale. Per avere un’idea di questo capitale si può utilizzare la “regola del 25” teorizzata da William Bengen, noto consulente finanziario statunitense. Secondo Bengen per sapere quale capitale occorra per vivere senza lavorare si deve moltiplicare l’importo mensile necessario per 12 (mesi dell’anno) e poi per 25. Per esempio, se per vivere necessitiamo di 2.000 euro mensili, il capitale necessario sarà di 600.000 euro. (24.000 x 25).

Pensione anticipata e fondo pensione

Un’altra possibilità per garantirsi entrate mensili adeguate anche andando in pensione prima è quella di costituire un fondo pensione, una scelta quest’ultima che in Italia gode di agevolazioni fiscali (in particolare la deduzione fino a un massimo di 5.164,57 euro sulla dichiarazione dei redditi).
Una volta giunti alla pensione è possibile usufruire del capitale accumulato negli anni (20-30 anche di più) facendoselo accreditare in soluzione unica o sotto forma di rendita vitalizia.

Il Piano di Accumulo del Capitale

Una soluzione che eventualmente può essere presa in considerazione per garantirsi entrate mensili superiori una volta andati in pensione è quella di optare per un PAC, Piano di Accumulo del Capitale. Quest’ultimo è uno strumento basato sull’investimento a medio-lungo termine di piccole somme periodiche con lo scopo di ottenere un rendimento sul capitale che si è investito. Questa formula potrebbe anche essere eventualmente affiancata al fondo pensione.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it