Recuperare aiuole come beni comuni, valorizzare i graffiti e la street-art, convocare un’assemblea di quartiere per decidere come usare uno spazio pubblico: in poche parole, prendersi cura dei beni comuni. Da qualche giorno è possibile, grazie ad un regolamento comunale a disposizione delle amministrazioni che lo desiderano. E’ stato presentato a Bologna ed è frutto di una sperimentazione durata circa due anni promossa dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, realizzata dal comune di Bologna con il supporto scientifico di Labsus (Laboratorio per la sussidiarietà).

Il regolamento per l’amministrazione condivisa, sperimentato nei mesi precedenti in alcuni quartieri della città di Bologna (Navile, San Donato e Santo Stefano) è oggi on-line ed è open-source in modo da poter essere usato, modificato e adattato all’esigenza delle singole amministrazioni.

La fonte di ispirazione è l’Articolo 118 della Costituzione (modificato nel 2001) che recita “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. É da qui che nasce l’idea di attualizzare la sussidiarietà in un ‘patto di collaborazione’ fra Comune e cittadini che vogliono prendersi cura dei beni comuni (come spazi urbani, strade, scuole, biblioteche, musei) presenti nel proprio territorio.

Come afferma il Sindaco di Bologna Virginio Merola “La cosa pubblica è una cosa di tutti e non esistono solo modelli competitivi ma esiste una vita partecipativa che ci permette di stare e di decidere insieme”. Continua: “C’era bisogno di semplificare l’idea che i cittadini chiedono e la P.A. risponde e sostituire quest’idea al fatto che il Comune sostiene i cittadini in ciò che vogliono fare e da questa relazione nasce una nuova energia civica alla città. Questo non vuol dire che il Comune rinuncia a fare il proprio mestiere, ma che si passa a condividere l’amministrazione della cosa pubblica per migliorare la convivenza civile. Possiamo chiamare questa nuova modalità di agire, innovazione civica”.

Il Patto di collaborazione può avere ad oggetto la gestione condivisa di uno spazio pubblico, la gestione condivisa di spazi privati ad uso pubblico, gli interventi di rigenerazione urbana, la gestione condivisa di edifici. I cittadini possono prendersi cura dello spazio per un periodo predefinito per realizzare gli interventi e le attività indicate nel patto.

Ma come si è arrivati a scrivere un regolamento per l’amministrazione condivisa?

Labsus ha condotto alcuni seminari interni con i dirigenti del Comune di Bologna per condividere con loro un percorso e per prepararli a gestire le richieste di collaborazione dei cittadini. Dopo la fase di sperimentazione, il lavoro oggi è quello di stimolare patti di collaborazione sulla base di esigenze del singolo bene comune urbano e seguire il regolamento che diventa una tecnologia istituzionale nella gestione dei processi di relazione tra PA e cittadini.

Come afferma Christian Iaione, direttore di Labsus “Il modo in cui è stata concepita l’amministrazione è bi-polare: da un lato la PA e dall’altro il cittadino. Ora bisogna passare dal modello sportello al modello tavolo di co-progettazione”.

Il regolamento è stato dedicato da Gregoria Arena, Presidente di Labsus, a Tommaso Cestrone, cittadino che ha difeso la Reggia di Caserta con coraggio dal saccheggio della Camorra e a cui recentemente hanno bruciato la casa. Cestrone è un esempio di cittadino attivo per cui si dovrebbe intitolare un premio annuale, sostiene Arena lanciando anche a noi di FORUM PA la sfida del cittadino attivo dell’anno.

FONTE: Forum PA

AUTORE: Francesca Battistoni