Disuguaglianza e crisi del ceto medio: questi i temi centrali affrontati durante il forum “La forbice sociale si allarga: come fermare la deriva del ceto medio in Italia?“, organizzato dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili.


La CNPR, che ha orgnizzato l’evento, è un ente gestore di forme di previdenza con lo scopo di provvedere al trattamento pensionistico dei ragionieri e periti commerciali ad esso iscritti.

Il dibattito ha messo in luce un quadro complesso, in cui la crisi del ceto medio non è solo una questione economica, ma anche politica e sociale. La necessità di un intervento strutturale per ridurre le disuguaglianze appare sempre più urgente, mentre le diverse forze politiche restano divise sulle soluzioni da adottare.

Il ceto medio in crisi: il dibattito sulla crescente disuguaglianza in Italia

L’incontro ha visto il confronto tra esponenti politici ed esperti del settore, che hanno analizzato le cause e proposto soluzioni per arginare il fenomeno.

Vediamo qui di seguito tutti i punti di vista emersi durante il convegno.

Giorgianni (FdI): la globalizzazione è la principale responsabile

Secondo la deputata di Fratelli d’Italia, Letizia Giorgianni, la crescente disparità economica è strettamente legata ai processi di globalizzazione. Se in passato le differenze sociali erano determinate principalmente da fattori interni, oggi il panorama economico italiano è fortemente condizionato dall’integrazione nei mercati globali e dall’espansione della finanza internazionale. “Questa dinamica ha portato a una concentrazione della ricchezza in pochi settori, penalizzando lavoratori e imprese, che faticano sempre di più a rimanere competitivi”, ha dichiarato Giorgianni.

Borracci (ODCEC Bari): pesano molto inflazione e caro energia

Anche il mondo delle professioni ha espresso forte preoccupazione. Pasqua Borracci, commercialista e revisore legale dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Bari, ha evidenziato il peso dell’inflazione e dell’aumento dei costi energetici sulle fasce medie della popolazione. “Il potere d’acquisto dei salari è in caduta libera, mentre imprese e famiglie si trovano a fronteggiare spese sempre più gravose. Servono interventi concreti per rilanciare i redditi e migliorare la formazione professionale dei giovani, in modo da garantire una crescita economica sostenibile“, ha spiegato Borracci.

Verducci (PD): disuguaglianze accentuate dal capitalismo moderno

Un’analisi più ampia è stata offerta dal senatore del Partito Democratico, Francesco Verducci, che ha attribuito l’incremento delle disuguaglianze alla trasformazione del capitalismo moderno. “L’assenza di regolamentazioni ha permesso alla speculazione finanziaria di prevalere sull’economia reale, accentuando le disparità sociali. Il potere economico e mediatico delle grandi piattaforme digitali sta creando un’oligarchia che minaccia l’equilibrio democratico“, ha sottolineato Verducci.

Donno (M5S): il Governo ha scelto di non intervenire

Sulla stessa linea si è espresso Leonardo Donno, parlamentare del Movimento 5 Stelle, che ha posto l’accento sulla crisi industriale in atto. “Da quasi due anni la produzione industriale è in calo, mentre il ricorso alla cassa integrazione è in costante crescita. Il ceto medio sta scomparendo, stretto tra il caro vita e salari troppo bassi. Nella scorsa legge di bilancio abbiamo proposto misure per sostenere il potere d’acquisto e ridurre la pressione fiscale sulle famiglie, ma il governo ha scelto di non intervenire“, ha denunciato Donno, criticando la mancata introduzione del salario minimo e il rifiuto di agevolazioni fiscali per le spese sanitarie.

De Palma (FI): serve l’abbassamento delle aliquote fiscali

Un approccio diverso è stato invece infine suggerito da Vito De Palma, deputato di Forza Italia e segretario della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. “La stagnazione dei salari e la riduzione delle opportunità economiche sono il risultato di fattori strutturali che vanno affrontati con riforme incisive. La nostra proposta punta a una riduzione delle imposte sul lavoro, con l’abbassamento dell’aliquota fiscale per il ceto medio dal 35% al 33%, accompagnata da investimenti in istruzione e formazione professionale per rendere il mercato del lavoro più dinamico“, ha affermato De Palma.