Nell’articolo “Una volta c’erano i maglioni sociali: Benetton sulla scia di Stellantis” abbiamo affrontato il caso della Benetton e degli incentivi all’uscita volontaria nei confronti di ben 15.000 lavoratori.

Se la situazione nel settore privato non è rosea, anche nel mondo cosiddetto parastatale le cose non sembrano andare troppo bene.

A tal riguardo, particolarmente rilevanti sono le vicende dei dipendenti di Consap e Consob. Difatti, negli scorsi mesi sono state indette delle giornate di sciopero per denunciare il deterioramento dei rapporti sindacali con le rispettive dirigenze e l’assenza di un confronto costruttivo.

Nel mese di maggio 2024, l’attenzione di varie testate giornalistiche si è concentrata sulle vicende legate a Consap Spa, società pubblica interamente controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), ed alle due giornate di sciopero promosse dai sindacati First Cisl, Fisac Cgil, Fna, Snfia e Uilca, promosse per protestare contro un lamentato quadro di crescente tensione nelle relazioni sindacali all’interno dell’azienda.

Le ragioni della protesta

In particolare, i sindacati hanno denunciato che, da quasi tre anni, Consap adotta comportamenti contrari alla normativa collettiva, rifiutando qualsiasi forma di confronto costruttivo.

In particolare, le criticità lamentate dalle sigle sindacali attengono a:

  • mancanza di un confronto costruttivo, dal momento che la società ha escluso le parti sociali da ogni livello di interlocuzione, emanando policies considerate in contrasto con il contratto collettivo nazionale;
  • sottodimensionamento del personale,
  • ristrutturazioni aziendali, nelle quali i dipendenti vengono trattati come pedine, spostati senza logica o preavviso, senza alcuna valorizzazione delle loro competenze;
  • deterioramento del clima lavorativo, con un ambiente denunciato di timore diffuso.

Elena Toraldo, rappresentante di First Cisl Roma e Rieti, ha evidenziato la totale mancanza di dialogo tra Consap e le organizzazioni sindacali, sottolineando altresì come questa chiusura abbia compromesso il senso di appartenenza e la cultura aziendale.

In generale, i sindacati hanno sottolineato la necessità di affrontare le problematiche che ostacolano il rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale (CIA) e il ripristino di un clima lavorativo sereno e rispettoso.

La risposta di Consap

Rapida è stata la risposta da parte dell’amministratore delegato di Consap, Vincenzo Sanasi D’Arpe. Quest’ultimo, dopo lo sciopero del 10 maggio, ha dichiarato di essersi impegnato nel cercare di risanare una difficile situazione finanziaria e patrimoniale, nonché di realizzare un cambiamento culturale all’interno dell’azienda, mediante il riconoscimento e la valorizzazione del lavoro dei dipendenti meritevoli.

Relazioni sindacali interrotte: il lungo stallo in Consap e i costi per i lavoratori

Nonostante i suddetti scioperi, del 10 e del 24 maggio 2024, tuttavia, non vi è stato un cambiamento nella condotta di Consap Spa. Infatti, le relazioni sindacali, già in stallo da quasi tre anni, continuano a essere, a detta dei sindacati, inesistenti e connotate da una gestione che appare apertamente ostile al dialogo con le parti sociali escludendo le organizzazioni sindacali da ogni processo decisionale.

Da ultimo anche il confronto relativo alla piattaforma per il rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale (CIA), sempre sulla base di quanto riferito dalle organizzazioni sindacali sembrerebbe essere ancora una volta “latitante”.

Una vicenda per certi versi simile a quella appena descritta riguarda la posizione dei 650 lavoratori della Consob, i quali, in data 11 aprile 2024, hanno proclamato uno sciopero per denunciare la gestione arrogante da parte della Commissione, come riportava la Repubblica nell’articolo del 12 aprile 2024.  Lo sciopero ha registrato un’adesione pari al 50% dei dipendenti Consob ed è stato accompagnato da un comunicato dai toni fortemente critici, firmato da diverse sigle sindacali. Nel documento si accusava la Commissione di “mancanza di ascolto e dialogo con i sindacati” e si denunciavano “favoritismi nei confronti di personale fiduciario”.

Si è trattato del secondo sciopero nella storia della Consob: il primo, risalente al 2011 sotto la presidenza di Giuseppe Vegas, era stato meno incisivo perché non sostenuto da un fronte sindacale unitario. Questa volta, invece, il direttore generale, Luca Filippa, ha incontrato le sette sigle sindacali. L’incontro si è protratto per oltre due ore, portando alla decisione di istituire un tavolo tecnico per affrontare problematiche irrisolte, alcune delle quali in sospeso da anni. Tra le questioni segnalate dai dirigenti, funzionari e dipendenti dell’ente figurano la gestione della mobilità del personale, il completamento delle piante organiche – con particolare riferimento all’area manageriale, che comprende l’80% dei dipendenti – e il problema delle numerose posizioni vacanti coperte ad interim, dovuto ai ritardi nelle procedure di selezione. L’interno dell’ente sarebbe segnato anche da un considerevole contenzioso giuridico, con numerosi ricorsi individuali o collettivi (almeno 15-20), legati principalmente al nuovo regolamento del personale.

Quali le possibili motivazioni alla base di tali condotte nell’ambito del mondo “parastatale” da sempre maggiormente tutelato per i lavoratori ed ossequioso del “bon ton” nelle relazioni industriali?

Le recenti norme sulla possibilità di licenziare lavoratori in smart working dopo due settimane di assenza sembrano, purtroppo, presagire un mondo del lavoro sempre meno tutelato sia sul fronte normativo che “materiale”.

Interrogativi a cui speriamo di avere risposte nelle prossime puntate.