cassazione-autovelox-non-omologatiUna sentenza della Corte di Cassazione fa tremare i Comuni italiani, mettendo in discussione centinaia di autovelox utilizzati per il controllo della velocità: molti infatti sono “approvati”, ma non sono “omologati”.


Questo principio è infatti al centro di una recente decisione della Cassazione in merito a una multa per eccesso di velocità rilevata da un autovelox sulla tangenziale di Treviso. E in un periodo in cui l’amore per gli autovelox da parte dei cittadini rasenta lo zero (vedi il caso Fleximan) tale sentenza potrebbe spalancare le porte a numerosi ricorsi da parte dei cittadini multati: scopriamone i motivi.

La controversia

Il caso che ha scatenato la tempesta legale coinvolge un avvocato trevigiano multato per aver superato il limite di velocità di 90 chilometri all’ora viaggiando a 97. Il professionista a quel punto ha presentato ricorso contro il verbale, sostenendo che l’apparecchio utilizzato per la rilevazione era “approvato” ma non “omologato”. Questo dettaglio tecnico, apparentemente minore, ha dunque scatenato la controversia e adesso potrebbe aver spianato la strada per una potenziale revisione di numerose multe simili in tutto il Paese.

La Cassazione boccia gli autovelox, molti non sono omologati

La questione centrale evidenziata dalla Corte di Cassazione riguarda il processo di autorizzazione e omologazione degli autovelox da parte del Ministero delle Infrastrutture. Sebbene tali dispositivi siano stati autorizzati per l’utilizzo sulle strade italiane, la Cassazione ha rilevato una carenza significativa: essi non sono stati sottoposti a una verifica tecnica completa necessaria per l’omologazione.

L’omologazione di un dispositivo di controllo della velocità è un processo fondamentale che garantisce il rispetto di determinati standard di affidabilità, precisione e conformità alle normative vigenti. Questa verifica tecnica approfondita dovrebbe essere condotta dal Ministero delle Infrastrutture per assicurarsi che gli autovelox soddisfino tutti i requisiti stabiliti dalla legge.

Autorizzati ma non omologati

Tuttavia, sembra che questo passaggio cruciale non sia stato adeguatamente eseguito per molti autovelox in uso sulle strade italiane. Nonostante siano stati autorizzati per l’utilizzo, la mancanza di omologazione completa solleva dubbi sulla loro affidabilità e legalità.

La distinzione tra “omologazione” e “approvazione” degli autovelox è fondamentale. Sebbene in passato i due termini siano stati usati quasi in modo intercambiabile, il codice della strada li considera due concetti distinti. L’omologazione garantisce che le caratteristiche obbligatorie del dispositivo siano rispettate, mentre l’approvazione riguarda caratteristiche non specificate nel codice, su cui il Ministero esprime un giudizio.

La confusione risulta amplificata da indicazioni poco chiare del Ministero, che hanno portato i Comuni a installare autovelox mai adeguatamente testati per rispettare le norme di corretta e veritiera omologazione.

Questo vuoto normativo rappresenta un’importante breccia nelle procedure di controllo e sicurezza stradale. Poiché gli autovelox non omologati potrebbero non rispettare i requisiti tecnici richiesti, ciò potrebbe proteggere gli automobilisti multati da future conseguenze pecuniarie, in quanto le multe emesse su tali basi potrebbero essere considerate illegittime.

Come fare ricorso contro le multe?

La Corte di Cassazione, nell’affrontare la questione dei ricorsi contro le multe emesse tramite autovelox non omologati, ha fatto riferimento all’articolo 45, comma 6, del Codice della strada. Questo articolo stabilisce le procedure e i criteri che devono essere rispettati per garantire la validità delle multe emesse per violazioni al codice della strada.

Nel contesto della sentenza, la Cassazione ha chiarito che le circolari ministeriali che tentano di equiparare l’omologazione e l’approvazione degli autovelox non hanno rilevanza legale. Questo perché, secondo la Corte, i concetti di omologazione e approvazione sono distinti sia formalmente che sostanzialmente. In altre parole, il fatto che un autovelox risulti  “approvato” dal Ministero delle Infrastrutture non garantisce automaticamente la sua conformità alle normative di omologazione richieste per la validità delle multe.

Di conseguenza, le multe emesse attraverso autovelox solo “approvati” e non omologati si considerano illegittime ai sensi della legge. Questo apre la strada per i cittadini multati che desiderano presentare ricorso contro tali multe.

Per quanto riguarda i tempi e le modalità per presentare ricorso, la Cassazione ha indicato che i cittadini hanno la possibilità di farlo entro 60 giorni dal ricevimento del verbale, presentandosi dinanzi al Prefetto o entro 30 giorni dinanzi al giudice di pace.

Un aspetto importante è che la sentenza della Cassazione ha una portata retroattiva. Ciò significa che anche le multe precedenti alla sentenza, emesse sulla base di autovelox non omologati, possono essere oggetto di ricorso. Inoltre, per queste multe precedenti, risulta applicata una sorta di sanatoria, consentendo ai cittadini di presentare ricorso anche dopo che il termine legale potrebbe essere scaduto.

I timori dell’Anci

L’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci) si trova ora di fronte a una preoccupante prospettiva: un’ondata di ricorsi da parte dei cittadini multati e la conseguente possibilità di cancellazione di multe che potrebbero tradursi in perdite finanziarie significative per i Comuni. Questa situazione potrebbe colpire in particolare le finanze pubbliche del Veneto, una delle regioni più popolose e trafficate d’Italia.

Le multe per violazioni al codice della strada rappresentano una fonte rilevante di entrate per i Comuni, contribuendo in modo significativo al bilancio annuale. Solo nel Veneto, si stima che queste multe generino circa 50 milioni di euro all’anno, di cui circa un terzo deriva specificamente dal superamento dei limiti di velocità.

La possibile cancellazione di multe a causa della mancanza di omologazione degli autovelox potrebbe quindi avere un impatto devastante sulle finanze pubbliche locali. Queste entrate sono spesso destinate a finanziare una vasta gamma di servizi e infrastrutture pubbliche, tra cui manutenzione stradale, trasporti pubblici, sicurezza e altre necessità della comunità.

Se si annullassero le multe in massa, i Comuni del Veneto e, più in generale, di tutta Italia, potrebbero trovarsi improvvisamente a fronteggiare un buco significativo nei loro bilanci, con possibili conseguenze per i servizi offerti ai cittadini e per l’equilibrio finanziario complessivo delle amministrazioni locali.

Il testo della sentenza della Cassazione

Qui il documento completo.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it