“La Carta di Catania che verrà fuori da questa due giorni rappresenta il segno di un nuovo inizio nella collaborazione tra governo ed enti locali sul tema della mobilità sostenibile. Sta cambiando la cultura nel Paese, per questo nel collegato Infrastrutture ho voluto mettere le metropolitane nei grandi centri urbani, proprio per dare un segnale di questo cambiamento; perché è nelle città che ci sono le maggiori potenzialità per il settore e la maggiore richiesta di mobilità”. Così il ministro per le Infrastrutture, Graziano Delrio, parlando alla platea di amministratori e addetti ai lavori intervenuti nell’ultima giornata della prima conferenza nazionale sulla mobilità sostenibile.
“Catania è l’esempio del Mezzogiorno che ce la fa – ha detto Delrio – e nel giro di pochi anni i 45 chilometri di metropolitana cittadina riusciranno a spostare 40 milioni di viaggiatori all’anno. Si tratta di una scelta su cui il Comune ha puntato ed è la stessa scelta che deve fare il Paese per tendere a riempire i nostri porti di turisti permettendogli di muoversi in maniera agevole. Per migliorare il sistema dei trasporti dobbiamo anche scegliere su cosa puntare e da medico dico che le cure sono tre: quella del ferro, quella del manubrio e quella del mare. Quella del manubrio – ha spiegato Delrio – è rappresentata dalla ciclabilità che deve essere sicura e fatta bene. Entro i cinque chilometri la bici è il mezzo più efficace ed efficiente e nelle grandi città europee, da tempo, l’auto si abbandona preferendo le due ruote”.
Sulla cura del ferro, Delrio ha ricordato come il governo abbia già previsto “dieci miliardi per le metropolitane: le nostre città devono essere all’altezza delle grandi capitali europee. Al tempo stesso, però, è da rivedere il trasporto su ferro a livello regionale che così com’è non funziona, occorre quindi invertire la tendenza”.
Infine l’ultima cura, quella del mare. “Le nostre merci – ha concluso il ministro delle Infrastrutture e Trasporti – devono viaggiare sulle autostrade del mare ma abbiamo bisogno di porti più efficienti da prevedere in un grande piano sulla portualità, così come serve intervenire sulla logistica che ci costa circa 50 miliardi persi all’anno. Porterò nel Consiglio dei ministri questo due piani che per funzionare devono viaggiare di pari passo”.
Da parte sua il ministro Galletti ha ribadito “il dovere morale e giuridico di intervenire sulla mobilità nelle grandi citta’, di organizzarle in maniera diversa. Il Green Act che ha in mente il governo vuole essere un Piano strategico per il Paese, che individui le politiche industriali, di trasporto, di sviluppo delle città e che ci aiuti a cogliere l’obiettivo della riduzione delle emissioni. Su questo il mio Ministero è pronto a confrontarsi con l’Anci, a partire dall’attività di preparazione del Green Act”.
“A dicembre – ha aggiunto Galletti – saremo a Parigi per cercare un accordo vincolante con gli altri Paesi del mondo contro il surriscaldamento globale. Oggi un terzo delle emissioni totali deriva dal settore dei trasporti, e la metà di queste si registra nelle grandi città: l’impegno per città nuove, verdi, sostenibili e’ quindi strategico per vincere la sfida del contrasto al cambiamento climatico. Dobbiamo puntare sulla multimodalità, la riduzione dell’utilizzo del mezzo privato, la ciclabilita’, lo sharing”.
Il ministro ha aperto il suo intervento leggendo un passaggio dell’Enciclica “Laudato Si” di Papa Francesco dedicata alle città, in cui Bergoglio parla di “smisurata e disordinata crescita di molte città diventate invivibili per il caos urbano, i problemi di trasporto e l’inquinamento visivo e acustico”, “che consumano in eccesso acqua ed energia”, “con quartieri congestionati e disordinati, senza spazi verdi sufficienti”.
“Oggi, dopo il messaggio straordinario del Santo Padre – ha concluso il ministro – non tenere più conto dei problemi legati all’ambiente nelle città diventa un omicidio”.