calabria-riforma-ciclo-idrico-integratoSecondo un fascicolo del Governo in Calabria la riforma del Ciclo Idrico Integrato è in colpevole ritardo: ecco tutti i dettagli.


Il fascicolo acqua e depurazione calabrese dunque all’attenzione del Governo.

Ma quali sono le motivazioni di questo interesse? Ecco per quali ragioni il Governo vuole intervenire su una situazione che presenterebbe alcune irregolarità.

La riforma del Ciclo Idrico Integrato in Calabria

Secondo il fascicolo sopra citato il ciclo idrico integrato è in netto ritardo rispetto agli standard nazionali ed europei.

Ciò confliggerebbe gravemente con la  programmazione dei fondi comunitari per i prossimi anni, nella quale saranno inseriti importanti investimenti per lavori di miglioramento del servizio.

Il governo, pertanto, ha intenzione di prendere in mano i poteri di organizzazione del servizio.

Ricordiamo anche che negli ultimi anni, a più riprese, il Governo ha diffidato la Regione Calabria a completare il processo di riforma che prevede l’operativa piena dell’Autorità idrica (varata dopo sette anni dalla chiusura degli Ato legge regionale 36/2010) e l’affidamento del servizio idrico integrato ad un gestore unico regionale.

I disservizi sugli utenti

Ma resta grande anche il gap tra Nord e Sud Italia che andrebbe colmato, al fine di garantire l’erogazione di servizi di qualità su tutto il territorio.

Riassumendo la situazione calabrese, denunciata tempo fa anche da Federconsumatori Calabria, ci sono troppi i disservizi che si riversano sugli utenti come ad esempio:

  • le reti colabrodo
  • sospensioni in molte zone del servizio
  • arrivo nelle case di acqua non potabile
  • il calcolo arbitrario dei consumi in diversi Comuni per la geometria variabile delle tariffe
  • le inefficienze di governance del sistema,
  • gli allacci abusivi
  • e, per concludere, le troppe morosità.

Depurazione e inquinamento

Uno dei problemi evidenziati dal Governo, oltre ai già citati disservizi per i cittadini, è quello relativo al vulnus relativo al deleterio rapporto tra depurazione ed inquinamento nella regione calabrese.

Infatti una delle questioni poste al centro dell’attenzione è quella dello sfruttamente delle risorse non perfettamente e pienamente regolamentato.

Ricordiamo che in Calabria ci sono ben 24 dighe: ognuna di queste eroga un flusso di risorse regolamentato fino ad un certo quantitativo. Superato quello scattano dei veri e propri contenziosi tra concessionari e utilizzatori dell’acqua. E nei periodi di maggiore richiesta, come quelli di siccità, questo desta non poche preoccupazioni.

Ma non solo: i contenziosi proseguono anche quando si parla di depurazione della risorsa acqua. Perché putroppo l’inquinamento rimane una grossa piaga sul suolo calabrese.

Basti pensare alle numerose procedure di infrazione dell’Unione Europea nei confronti della Regione Calabria. L’Unione Europea, in un’interrogazione parlamentare datata 2019, ben evidendiava la situazione disastrosa, riportando che:

Il sistema depurativo calabrese continua a versare in uno stato di profonda criticità, nonostante le immani risorse pubbliche, nazionali ed europee, investite a partire dagli anni 2000.

[..] non si riscontrano, o tardano a vedersi, gli effetti tangibili di tale ennesimo piano di risanamento.

Tale inefficienza è riscontrabile anche nel mancato rispetto dell’impegno preso dalla Regione Calabria (comitati di sorveglianza del 2.2.2018 e del 10.7.2018) di creare un’apposita banca dati regionale da aggiornare semestralmente e riportante, per ogni agglomerato, informazioni sulle procedure di infrazione, sulla programmazione ed attuazione degli interventi.

Oggi, quindi, considerate le procedure 2017/2181, 2004/2034 e 2014/2059, purtroppo oltre metà degli agglomerati calabresi permane in infrazione.

E con queste problematiche sorte a valle di tutto questo caos spuntano così periodi in cui la portata dell’acqua è assolutamente insufficiente oppure l’acqua non è (abbastanza) potabile.

L’interrogazione parlamentare che ha dato il via al fascicolo

Ad intervenire nel dibattito era stata in principio un’interrogazione parlamentare del deputato del MoVimento 5 Stelle, Alessandro Melicchio:

“Il Ministero dell’Ambiente certifica il disastro della Regione Calabria nella gestione della depurazione, rispondendo ad una mia richiesta specifica in merito alla gestione del depuratore di Bisignano e all’inquinamento dei fiumi Crati e Muccone […]  l Ministero dell’Ambiente ha precisato che la depurazione e conseguentemente, la gestione degli impianti, si inserisce nel processo verticale del Servizio Idrico Integrato composto appunto da acquedotto, fognatura e depurazione e in questo settore chi ha governato la Calabria finora ha miseramente fallito. La nostra regione è tra quelle che ad oggi non hanno ancora provveduto a dare piena attuazione al servizio idrico integrato, causa di criticità organizzative, gestionali ed infrastrutturali e grave pregiudizio al territorio.”

ATTENZIONE: Questo provvedimento che sta attuando il Governo non dovrebbe valere solo per la Calabria ma anche per tutti quegli enti che non sono riusciti ad approvare i servizi d’ambito territoriale.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it