caffe-aiuto-parkinsonDa una nuova ricerca sembra che dai chicchi del caffè possa nascere una nuova alleanza che vada ad agire contro il morbo di Parkinson rallentando il declino celebrale dovuto alla malattia.


I ricercatori del Rutgers Robert Wood Johnson Medical School Institute hanno trovato un composto nel caffè che potrebbe associarsi alla caffeina per combattere il morbo di Parkinson e la demenza di Lewy, due malattie progressive e attualmente incurabili associate alla degenerazione del cervello.

 

Il Parkinson è una malattia del cervello che può portare a tremori, rigidità e difficoltà nel camminare, nell’equilibrio e nella coordinazione.

 

La demenza a corpi di Lewy è una delle forme più comuni di demenza. Simile all’Alzheimer ma ad esordio più precoce, causa problemi di pensiero, comportamento, umore e movimento.

 

La scoperta, recentemente pubblicata sulla rivista Pnas, ha trovato che un mix composto da caffeina e da un acido grasso, chiamato EHT, potrebbe diventare un’opzione terapeutica per rallentare la degenerazione cerebrale.

 

A capo della ricerca ci sono M. Maral Mouradian, direttore del Rutgers Robert Wood Johnson Medical School Institute di Terapia Neurologica e William Dow Lovett, professore di Neurologia.

 

Già precedenti ricerche avevano dimostrato che bere caffè può ridurre il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson.

 

Mentre la caffeina è stata tradizionalmente accreditata come agente protettivo, i chicchi di caffè contengono più di un migliaio di altri composti meno conosciuti.

 

Questo studio si è concentrato su un derivato dell’acido grasso della serotonina del neurotrasmettitore, chiamato EHT. Questo si trova proprio nel rivestimento dei chicchi di caffè.

 

Gli studiosi hanno scoperto che l’EHT protegge il cervello dei topi contro l’accumulo anomalo delle proteine che si ha nel Parkinson e nella demenza a corpi di Lewy.

 

I ricercatori del team hanno notato che la combinazione di EHT e caffeina potrebbe rallentare o arrestare la progressione di queste malattie.

 

Gli attuali trattamenti in uso permettono di agire solo sui sintomi della malattia ma non proteggono dal declino celebrale. Provati insieme, invece, i due composti hanno mostrato di potenziarsi a vicenda, suggerendo quindi l’idea che possano rallentare o fermare l’avanzare delle due malattie.

 

Il passaggio successivo per i ricercatori sarà trovare la giusta quantità di EHT e caffeina da usare, per non produrre un eccesso di caffeina, che può avere conseguenze negative sulla salute.