Il 20 settembre, come ogni anno, è la data in cui si celebra la data del 20 settembre 1870 e la Breccia di Porta Pia: quest’anno apertura straordinaria del Mausoleo Ossario Garibaldino a Roma.
Il monumento sarà accessibile al pubblico in apertura straordinaria per l’intera giornata. L’evento è promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
La fiamma dei bracieri del Mausoleo Ossario Garibaldino di via Garibaldi a Roma ricorderà a romani e turisti che, nella storica data del 20 settembre 1870, gli scontri per la conquista di Roma allo Stato Italiano non interessarono solo il settore nord-est della città, gravitante sulla via Nomentana in prossimità di Porta Pia, dove avvenne la storica breccia.
Le vicende, legate ai fatti della Repubblica Romana del 1849 e la Breccia di Porta Pia del 1870, saranno evocate nel corso di una visita guidata, condotta da Mara Minasi, responsabile dell’area monumentale del Mausoleo Ossario Garibaldino e del vicino Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina di Porta San Pancrazio, nella cripta del monumento dedicato a tutti i caduti per la presa di Roma dal 1849 al 1870, al cospetto delle spoglie dei soldati morti proprio negli scontri del 20 settembre 1870.
La Breccia di Porta Pia
Avvenuta il 20 settembre 1870, decretò la fine dello Stato Pontificio quale entità storico-politica e un momento di profonda rivoluzione nella gestione del potere temporale da parte dei papi. L’anno successivo la capitale d’Italia fu trasferita da Firenze a Roma (legge 3 febbraio 1871, n. 33). L’anniversario del 20 settembre è stato festività nazionale fino al 1930, quando fu abolito a seguito della firma dei nefandi Patti Lateranensi.
L’attacco alla città fu portato su diversi punti. Il cannoneggiamento delle mura iniziò alle 5 di mattina del 20 settembre. Pio IX aveva minacciato di scomunicare chiunque avesse comandato di aprire il fuoco sulla città. La minaccia non sarebbe stata un valido deterrente per l’attacco, comunque l’ordine di cannoneggiamento non giunse da Cadorna bensì dal capitano d’artiglieria Giacomo Segre, giovane ebreo comandante della 5ª batteria del IX° Reggimento, che dunque non sarebbe incorso in alcuna scomunica. Il primo punto a essere bombardato fu Porta San Giovanni, seguito dai Tre Archi di Porta San Lorenzo e da Porta Maggiore. Si udirono altri fragori dall’altra parte della città: si trattava dell’azione diversiva della divisione Bixio, posizionata a ridosso di San Pancrazio. Iniziarono i bombardamenti anche sul “vero fronte”, quello compreso tra Porta Salaria e Porta Pia. Furono le batterie 2º (capitano Buttafuochi) e 8º (capitano Malpassuti) del 7º Reggimento di artiglieria di Pisa ad aprire il fuoco alle 5:10 su Porta Pia.
Poco dopo le ore 9 iniziò ad aprirsi una vasta breccia a una cinquantina di metri alla sinistra di Porta Pia.
Dopo l’irruzione da parte delle truppe italiane dentro la cinta muraria vi furono ancora scontri qua e là che si spensero in poche ore con la resa chiesta dal generale Kanzler. La divisione Angioletti occupò Trastevere, quella di Ferrero l’area compresa tra Porta San Giovanni, Porta Maggiore, Porta San Lorenzo, via di San Lorenzo, Santa Maria Maggiore, via Urbana e via Leonina fino a Ponte Rotto. Le truppe di Mazè si attestarono tra Porta Pia, Porta Salaria e via del Corso occupando piazza Colonna, piazza di Termini e il Palazzo del Quirinale. Quelle di Cosenz presidiarono piazza Navona e piazza del Popolo. Per ordine di Cadorna, così come convenuto con il governo, non furono occupate la Città Leonina, Castel Sant’Angelo e i colli Vaticano e Gianicolo. Alle 17:30 del 20 settembre Kanzler e Fortunato Rivalta (capo di Stato maggiore) firmarono la capitolazione alla presenza del generale Cadorna[
Tra i luoghi in cui più significativo fu l’urto bellico delle artiglierie italiani, dunque, figura il Gianicolo, fuori Porta San Pancrazio. Qui, a distanza di 21 anni dalla sfortunata e gloriosa estate del 1849, alcuni dei protagonisti della resistenza della Repubblica Romana all’assedio delle truppe francesi filo-papaline tornarono alla testa di reparti del nuovo Stato italiano.