giochi-per-bambiniEsaurite le risorse relative all’anno 2016 per il bonus baby-sitting. Lo comunica l’Inps con il messaggio 3285 pubblicato oggi nel quale precisa che, in attesa delle eventuali rideterminazioni da parte del Ministero vigilante in merito al beneficio suddetto, non prenderà in considerazione ulteriori domande e, pertanto, la relativa procedura telematica non ne consente più l’acquisizione. Si chiude dunque in largo anticipo rispetto allo scorso anno la misura di sostegno alla genitorialità prorogata nel 2016 grazie alla legge di stabilita’: nel 2015 l’esaurimento dei fondi si è verificato a dicembre garantendo dunque un ampio periodo di tempo per la fruizione del bonus.

 

La misura consente alle lavoratrici dipendenti e parasubordinate di richiedere un contributo di 600 euro mensili utilizzabile, in alternativa al congedo parentale per servizio di babysitting o per far fronte agli oneri della rete pubblica o privata dei servizi all’infanzia. La misura è stata introdotta in via sperimentale con la legge 92/2012, per il triennio 2013-2015, ma l’ultima legge di stabilita’ la ha rinnovata nel 2016 stanziando ulteriori 20milioni di euro ed estendendola anche in favore delle lavoratrici autonome senza cassa (coltivatrici dirette, mezzadri e coloni, artigiane, commercianti).

 

Il bonus può essere alternativamente utilizzato: a) per acquistare servizi di babysitting, oppure; b)  per far fronte egli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati. Nel caso di fruizione dei servizi pubblici per l’infanzia o privati, l’Inps riconosce il contributo a condizione che la struttura ospitante rientri tra quelle accreditate presso l’istituto, presenti in un apposito elenco consultabile on line. Il pagamento non viene corrisposto alla richiedente ma direttamente alla struttura scelta su presentazione di documentazione che attesti il servizio. Per il baby sitting, l’ente corrisponde alla madre l’equivalente del contributo in voucher da utilizzare per il pagamento della lavoratrice. Questa potrà, poi, riscuotere il corrispettivo del lavoro prestato presentando i buoni all’incasso presso qualsiasi ufficio postale entro e non oltre i 24 mesi dalla data di loro emissione.

 

Il contributo è pari a 600 euro mensili da utilizzare per massimo sei mesi negli 11 successivi al congedo obbligatorio di maternità. In caso di part time l’importo dovuto si riduce in ragione della percentuale di lavoro svolto. Le lavoratrici iscritte alla gestione separata possono usufruirne per un periodo massimo di soli tre mesi. Sono escluse dal beneficio le lavoratrici che non abbiano diritto al congedo parentale (ad esempio, le lavoratrici domestiche, le disoccupate), nonché quelle già esentate totalmente dal pagamento dei servizi pubblici o privati per l’infanzia o che già usufruiscano del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità. È bene specificare che il legislatore ha posto la misura come alternativa al congedo parentale, motivo per cui la lavoratrice che decida di avvalersene dovrà espressamente rinunciare ai corrispondenti mesi di congedo.