Beni culturali a rischio Nel nostro paese, che possiede un patrimonio artistico e paesaggistico diffuso a livello capillare su tutto il territorio, sono molti i beni culturali a rischio, per colpa non soltanto della negligenza umana ma anche di eventi imprevedibili, come le catastrofi naturali.


Lo Stato italiano ha una grande responsabilità per quanto riguarda la tutela e la gestione del patrimonio culturale, che costituisce uno dei princìpi fondamentali della carta costituzionale; l’art.9 della nostra Costituzione recita infatti:  “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Tutela dei Beni Culturali: breve excursus normativo

Il concetto di tutela dei beni storico-artistici in Italia nasce già nel XIX secolo con l’editto del Cardinal Pacca, emanato nel 1820, che impedisce di fatto l’esportazione di opere d’arte al di fuori dei confini dello Stato della Chiesa.
Dopo l’Unità d’Italia la normativa generale dedicata ai beni culturali viene integrata da diversi provvedimenti, fino a quando viene emanata la L.1089/1939, (nota come Legge Bottai), la prima legge organica volta a disciplinare la tutela dei beni cultural, che rimarrà a lungo un punto di riferimento in materia.

Nei decenni successivi vengono istituite diverse commissioni di indagine e nel 1975 nasce il Ministero per i beni culturali ed ambientali, ma bisognerà attendere il 1999 prima di veder confluire tutta la normativa frammentaria fino ad allora prodotta, all’interno di un Testo Unico (D. Lgs. 490/1999).

Infine, in seguito al mutamento della struttura costituzionale con la modifica delle disposizioni contenute nel Titolo V, viene emanato il D. Lgs. N. 42/2004 (Codice dei Beni culturali e del paesaggio), che realizza il riassetto della materia, innovandone profondamente il contenuto.

L’art.3 del Codice dei Beni culturali e del paesaggio definisce il concetto di tutela, che “consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette, sulla base di un’adeguata attività conoscitiva, ad individuare i beni costituenti il patrimonio culturale ed a garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione”.

L’indagine della Corte dei Conti

Nonostante l’attenzione del legislatore, la realtà dei fatti è ben diversa e ad oggi sono molti i siti culturali a rischio in Italia, abbandonati da decenni al loro destino a causa della cronica mancanza di finanziamenti da destinare alla conservazione e manutenzione del nostro patrimonio.

Secondo quanto riportato dall’ufficio stampa della Corte dei Conti nel comunicato n. 80 del 22/12/2020: “Pur considerando la natura, la tipologia e la complessità della tutela e conservazione del bene pubblico, la gestione degli interventi è apparsa per lo più contrassegnata da una logica dell’emergenza non legata a quel circuito virtuoso di una programmazione pluriennale che aveva originato l’istituzione del Fondo stesso”, ma il “carattere esclusivamente manutentivo dei beni culturali” è un profilo critico non imputabile a coloro che hanno in cura i Beni artistici, quanto, piuttosto, “a scarse risorse finanziarie, esigue a fronte dell’entità del patrimonio culturale presente nel nostro Paese”.

Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge dall’indagine sul “Fondo per la tutela del patrimonio culturale”, approvata con delibera n. 15/2020/G, che ricostruisce il panorama normativo dedicato alla tutela del patrimonio culturale e paesaggistico e identifica le risorse finanziarie ed essa destinate, sia a livello statale, sia tramite l’utilizzo di fondi europei.

Gli interventi statali previsti

Molti sono stati gli interventi previsti durante la presente Legislatura, a cominciare dalla prosecuzione del “Grande Progetto Pompei” e dagli interventi per la sicurezza, il recupero e il restauro del patrimonio culturale nelle aree colpite dal sisma del 2016 e 2017.

Di particolare importanza è stata l’istituzione del Fondo per la Cultura tramite il D.L. 34/2020 (L. 77/2020: art. 184) con una dotazione di 50 milioni di euro per il 2020, finalizzato alla promozione di investimenti e altri interventi per tutela, conservazione, restauro, fruizione, valorizzazione e digitalizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale.

I beni UNESCO del patrimonio immateriale dell’umanità.

Per il 2021, la stessa dotazione può essere incrementata di ulteriori 50 milioni mediante la corrispondente riduzione delle risorse del Fondo sviluppo e coesione, già assegnate al Piano operativo “Cultura e turismo” di competenza del MIBACT.

La cura del patrimonio culturale e del territorio costituisce un impegno e un investimento strategico che, partendo dalle istituzioni, deve coinvolgere  soprattutto le comunità locali, in un’ottica di sensibilizzazione costante, tanto degli amministratori quanto dei cittadini.

Ci auguriamo dunque che d’ora in poi sia data maggiore attenzione alla programmazione operativa attraverso strategie condivise a diversi livelli istituzionali, mediante un approccio basato sulla completa conoscenza dei beni culturali e paesaggistici e sulla conservazione programmata, in modo da individuare tempestivamente i fattori di rischio ed evitare il ricorso ad interventi emergenziali.

Archiviazione digitale Beni Culturali: la Digital Library e il Piano Nazionale.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it