Intervenendo al seminario di studio per la definizione di un Piano di Azione per il riutilizzo dei beni confiscati e la coesione territoriale, promosso dall’Associazione Libera di don Ciotti, dal Dipartimento delle politiche di coesione, dall’Agenzia per la coesione territoriale, dal Ministero dell’Interno, dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Roberto Garofoli, magistrato e Capo di Gabinetto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha messo in evidenza la centralità, anche nella prospettiva della ripresa economica del Paese e del Mezzogiorno in particolare, di una più efficace e coordinata politica di contrasto ai fenomeni criminali, in un’ottica non solo repressiva ma sociale ed economica.
“La criminalità organizzata è ormai un attore economico, come dimostrano i dati relativi ai ricavi delle mafie che equivalgono ad alcuni punti di PIL, con 25 miliardi di euro dal solo traffico di stupefacenti, alle confische per 1.3 miliardi in un solo anno. Un attore che compromette la ripresa, con un effetto freno soprattutto sul Mezzogiorno, rilevato anche dalla Banca d’Italia”. Mafie che mutano, “in continua evoluzione.
Le più recenti evidenze investigative dimostrano la loro capacità di insinuarsi nel tessuto economico, politico ed istituzionale, poiché il ‘metodo mafioso’ non è più affidato al solo uso della violenza ma anche all’utilizzo sistematico dell’arma della corruttela”. In questa legislatura, ha sottolineato Garofoli, che è stato anche presidente della Commissione per l’elaborazione di misure di contrasto, anche patrimoniale, alla criminalità di cui facevano parte tra gli altri i magistrati Raffaele Cantone e Nicola Gratteri, “è stato introdotto l’importante reato di autoriciclaggio e rivisto quello di scambio elettorale.
È ora necessario rafforzare la politica e la legislazione di contrasto non repressivo, intervenendo su alcune gravi criticità che ancora si registrano nella gestione e destinazione dei beni e delle aziende sequestrate alle mafie. Ridarli alla società e ai territori, facendone leva di sviluppo, è un’occasione di riaffermazione positiva della legalità oltre che di fondamentale rilancio economico e sociale.
Sprecare questa occasione è un boomerang per lo Stato. Per questo nel piano nazionale delle riforme contenuto nel DEF abbiamo quest’anno inserito la definizione di una ‘strategia nazionale di valorizzazione dei beni confiscati’. Occorre migliorare la disciplina legislativa e coordinare gli sforzi di tutte le amministrazioni centrali e territoriali impegnate su questo fronte, in sinergia con associazioni come Libera. Il Mef è attivamente impegnato in questa attività”.