Scoppia il caso: la BFF Bank, un istituto specializzato nell’acquisto di crediti pro soluto vantati verso la Pa, si trova ora al centro di un acceso confronto con Bankitalia.
Dopo un’approfondita ispezione, la Banca d’Italia, che rappresenta l’ente di vigilanza sugli istituti creditizi nazionali, ha preso di mira la banca specializzata nello smobilizzo dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione, giungendo a sospendere temporaneamente la distribuzione degli utili da parte dell’istituto. Quali sono le ragioni alla base di questa decisione?
Addentriamoci passo passo in questa intricata vicenda che, al di là del lato tecnico, ci fornisce una panoramica interessante sul funzionamento del credito nel nostro paese.
Il ritardo nei pagamenti delle Pa ai fornitori: un “classico” italiano
In Italia capita spesso che un’azienda fornisca beni o servizi alla Pubblica amministrazione, come ad esempio materiali per la costruzione di scuole o servizi di pulizia per gli uffici governativi, o ancora servizi di supporto informatico agli enti pubblici, solo per citarne alcuni.
Purtroppo spesso accade che i tempi di pagamento delle Pa ai fornitori non siano affatto regolari: un problema che da decenni assilla decine di migliaia di fornitori, in particolare piccole e medie imprese (PMI), che lavorano con gli enti pubblici.
L’analisi dettagliata sull’indicatore annuale sulla tempestività dei pagamenti dei vari enti pubblici mette in evidenza una situazione critica. Il 26% degli enti pubblici italiani continua a superare i limiti temporali stabiliti dalla direttiva europea del 2011, che prevede il pagamento entro un certo numero di giorni dalla data di ricezione della fattura. Qui un approfondimento sulla materia e sui dati attuali.
La questione dello smobilizzo dei crediti pro soluto della Pa
A questo punto, supponiamo che questa azienda, anziché attendere il pagamento diretto dalla Pubblica amministrazione, decida di vendere i crediti che ha nei confronti dello Stato a una banca come la BFF Bank. Questa operazione è chiamata smobilizzo dei crediti pro soluto.
Quando la BFF Bank compra questi crediti dall’azienda, in pratica sta anticipando il denaro che l’azienda dovrebbe ricevere dalla Pubblica amministrazione. Questo da un lato può essere utile per l’azienda perché può ottenere liquidità immediata invece di dover aspettare che lo Stato paghi i suoi debiti. Tuttavia, dall’altro lato, bisogna capire bene quale sia la valutazione di questi crediti da parte della banca.
I motivi del contenzioso tra Bankitalia e BFF Bank
I motivi di rilievo riguardano infatti un’osservazione sollevata da Bankitalia riguardo alla classificazione dei crediti che la BFF Bank gestisce.
A fine aprile la banca ha ricevuto infatti un rapporto da parte di Banca d’Italia che riporta i risultati delle ispezioni “di follow up” condotte all’inizio del 2024. In questo rapporto, Bankit (l’ente di vigilanza) solleva un’osservazione rispetto alla classificazione attuale dei crediti, basata su una nuova interpretazione delle linee guida dell’Autorità bancaria europea (EBA) riguardanti la definizione di default, cioè quando il debitore non riesce a pagare il debito secondo gli accordi.
La Banca d’Italia ha preso posizione in merito, affermando che indipendentemente dalla percezione di qualsiasi rischio di credito associato, i crediti dovrebbero essere classificati diversamente rispetto a come la BFF Bank ha fatto finora.
Questo riguarda soprattutto la modalità con cui vengono considerati i giorni di ritardo nei pagamenti quando si calcola il rischio legato all’esposizione creditizia. Questo significa che, secondo Banca d’Italia, la BFF Bank dovrebbe considerare i giorni di ritardo in modo diverso da quanto fatto finora per valutare correttamente il rischio finanziario associato a questi crediti.
Quali conseguenze per la BFF Bank?
Nell’immediato Bankitalia ha sospeso temporaneamente la distribuzione degli utili da parte della società. La conseguenza pratica di questo cambiamento nella classificazione dei crediti invece potrebbe portare BFF Bank a dover aumentare gli assorbimenti patrimoniali e gli accantonamenti prudenziali e pertanto destinare più risorse finanziarie per coprire il rischio associato ai crediti verso la Pa.
Gli “assorbimenti patrimoniali” si riferiscono al capitale che la banca deve tenere da parte come protezione contro le perdite potenziali. In altre parole, è il denaro che la banca deve mantenere disponibile per far fronte a eventuali difficoltà finanziarie o perdite sui crediti che possiede.
Gli “accantonamenti prudenziali” sono fondi messi da parte dalla banca per coprire eventuali perdite previste sui crediti. Questi accantonamenti sono calcolati in base a stime prudenti del rischio di default dei crediti e servono a proteggere la banca da perdite improvvise o inattese.
In sostanza, se la banca è costretta ad aumentare queste componenti a causa di un cambiamento nella classificazione dei crediti, significa che dovrà destinare più risorse finanziarie per coprire il rischio aggiuntivo associato a questi crediti. Questo potrebbe influenzare la disponibilità di capitale della banca e la sua capacità di fare investimenti o erogare prestiti.
Perché i crediti della Pa possono essere particolarmente a rischio?
I crediti verso la Pubblica Amministrazione sono considerati particolarmente a rischio per diversi motivi.
Innanzitutto, va considerata la complessità e l’inefficienza del sistema di pagamento della Pa in molti Paesi, compresa l’Italia. Le procedure di pagamento della PA possono essere lente e burocratiche, causando ritardi nei pagamenti agli espositori. Questo può mettere a rischio la liquidità delle imprese che dipendono dai pagamenti della PA per mantenere le loro attività finanziarie.
In secondo luogo, la natura dei debitori della PA può aumentare il rischio associato ai crediti. La PA può essere un debitore meno affidabile rispetto ad altri soggetti privati, in quanto può essere soggetta a vincoli di bilancio, cambiamenti normativi improvvisi e ritardi nei flussi di cassa. Ciò significa che questi crediti possono essere più soggetti a default rispetto ad altri crediti commerciali.
Inoltre, i crediti della PA possono essere soggetti a complicazioni aggiuntive a causa della complessità delle transazioni e dei contratti coinvolti. Ad esempio, i contratti con i fornitori possono includere clausole complesse riguardanti i tempi di pagamento, le penalità per ritardi e le condizioni di rinegoziazione. Questo può rendere più difficile per le banche valutare correttamente il rischio associato a questi crediti e prevedere la probabilità di default.
Infine, va considerata la potenziale volatilità economica e politica che può influenzare i flussi di cassa degli enti del settore pubblico e quindi la capacità di onorare i propri debiti. Eventi come cambiamenti di governo, crisi economiche o instabilità politica possono aumentare il rischio di default e quindi il rischio associato ai crediti verso di essa.
Gli impatti di questi meccanismi sull’economia “reale”
Questo caso evidenzia la complessità e la delicatezza delle relazioni tra istituti finanziari e autorità di vigilanza, nonché l’importanza di regole e procedure chiare e uniformi nel settore bancario. Mentre è essenziale che le banche operino in conformità con le normative vigenti e le linee guida delle autorità di vigilanza per garantire la stabilità finanziaria e la protezione degli interessi degli investitori, è altrettanto importante riconoscere gli impatti reali che tali decisioni possono avere sull’economia quotidiana di imprese e cittadini.
Il rafforzamento delle normative e delle prassi di vigilanza può portare a un aumento della sicurezza finanziaria a lungo termine, riducendo il rischio di crisi finanziarie sistemiche e proteggendo i risparmiatori e gli investitori. Tuttavia, è fondamentale bilanciare queste esigenze con l’obiettivo di sostenere la crescita economica e l’accesso al credito per le imprese e i cittadini.
Nel caso specifico dei crediti verso la Pubblica amministrazione, l’aumento degli assorbimenti patrimoniali e degli accantonamenti prudenziali può rendere più difficile per le banche sostenere le attività delle imprese che dipendono dai pagamenti della Pa per la loro liquidità. Ciò potrebbe rallentare gli investimenti e l’espansione delle imprese, limitando di conseguenza la crescita economica e l’occupazione.
Pertanto, è cruciale che le autorità di vigilanza, insieme alle istituzioni finanziarie, lavorino per trovare un equilibrio tra la gestione prudente dei rischi e la promozione della crescita economica. Questo potrebbe implicare l’adozione di approcci più flessibili e adattabili alla valutazione del rischio, tenendo conto delle specificità del contesto economico e delle esigenze delle imprese e dei cittadini. Solo così si potrà garantire un sistema finanziario sano e resiliente che sostenga realmente lo sviluppo economico e il benessere sociale.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it