Come rilevato oggi perfino da una indagine di una Università non certo ostile a banche e banchieri pubblicata oggi da un quotidiano, l’indicatore sintetico dei costi standard di un conto corrente, per famiglie a bassa operatività, continuano a crescere attestandosi sui 10 principali istituti di credito rilevati ad una media di 318 euro l’anno (che si avvicina alla media di 321 euro del monitoraggio Adusbef su 62 banche),oltre il triplo di quanto non voglia far credere Banca d’Italia.

I conti correnti, appesantiti da una serie di balzelli, dai costi di gestione di un deposito titoli, alle spese di chiusura, che sarebbe utile rendere noti e trasparenti con un semplice clic di una schermata informatica sul proprio conto, con la tecnologia che lo consente per dare la possibilità agli utenti che ne facciano richiesta, l’esatta cognizione di quanto stiano pagando, come accade per tutte le altre categorie merceologiche.

Ma le banche e l’Abi, ostili a concorrenza e trasparenza, accampano le più improbabili scuse, per negare ai propri clienti informazioni necessarie per renderli consapevoli di quali siano i costi di gestione dei conti correnti, come file agli sportelli Atm, e nuove spese per l’adeguamento dei complessi sistemi informativi.

Inserire sui terminali Atm i costi dell’offerta dei conti correnti della banca o anche del proprio rischierebbe di creare code, obbligare gli istituti di credito a rinnovare e aggiornare la tecnologia con nuove spese e solo per fornire informazioni già reperibili in filiale o sui siti internet- ha risposto oggi l’Abi alle ipotesi previste dal dl su banche e investimenti, espressa nel documento presentato alle commissioni riunite della Camera.

“Si immagini – rileva l’Abi – la quantità di informazioni che una banca dovrebbe fornire mediante lo schermo dell’Atm, il tempo che un cliente dovrebbe passare di fronte allo sportello automatico per leggere tutte le informazioni, effettuare confronti, l’ostacolo che una simile funzione recherebbe alla normale operatività della clientela che troverebbe incrementato significativamente il tempo medio di attesa per effettuare operazioni tradizionali (es: ritiro contanti o pagamenti)”.

Adusbef e Federconsumatori, ritenendo improbabile che Abi, banche e Bankitalia, possano uscire dall’opacità sulla quale hanno fondato un fiorente business a danno della clientela, per convertirsi finalmente alla trasparenza, auspicano che il parlamento imponga con normative imperanti, obblighi che rappresentano i diritti dei consumatori di conoscere in tempo reale, quali siano i costi e le condizioni dei loro rapporti contrattuali con gli istituti di credito.

Lo rendono noto Elio Lannutti (Adusbef)- Rosario Trefiletti (Federconsumatori).

 

 

 

FONTE: Agen Parl – Agenzia Parlamentare per l’Informazione Politica ed Economica

AUTORE: Ilenia Miglietta

 

 

 

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