autonomia-differenziata-rissa-cameraUn caso grave sta facendo molto discutere nelle ultime ore: al culmine del dibattito sull’autonomia differenziata alla Camera è scoppiata la rissa e un deputato del Movimento 5 Stelle è stato aggredito fisicamente da esponenti della Lega.


Momenti di alta tensione si sono verificati ieri alla Camera dei Deputati durante l’esame del disegno di legge sull’autonomia differenziata. La seduta è stata segnata da una rissa che ha coinvolto diversi parlamentari, culminando con l’aggressione al deputato del Movimento 5 Stelle, Leonardo Donno.

Il dibattito sull’autonomia differenziata finisce in rissa alla Camera

Secondo le testimonianze raccolte, Donno è stato colpito ripetutamente da alcuni deputati della Lega, tra cui Igor Iezzi, che gli avrebbe sferrato due pugni alla testa. L’incidente è avvenuto mentre Donno tentava di consegnare una bandiera tricolore al ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, gesto che è stato subito censurato dal presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che ha deciso per l’espulsione del deputato pentastellato.

A quel punto il Donno viene circondato, spintonato e strattonato dai colleghi leghisti. La situazione è degenerata rapidamente: il politico del M5S è caduto a terra e, dopo essere stato letteralmente picchiato, ha ricevuto soccorso dai medici, che lo hanno portato fuori dall’aula su una sedia a rotelle.

Ho preso un pugno che mi ha sfiorato la faccia dal deputato Iezzi, altri ci hanno provato come Mollicone, Candiani. Poi sono arrivati tanti altri, i commessi… io sono crollato, sentivo male al petto e facevo fatica a respirare,” ha raccontato Donno, visibilmente scosso. Il deputato ha spiegato di essere stato sottoposto a un elettrocardiogramma per accertare le sue condizioni di salute e ha annunciato l’intenzione di denunciare i suoi aggressori.

La rissa ha coinvolto anche un assistente parlamentare che era intervenuto per cercare di calmare gli animi. La gravità della situazione ha costretto alla sospensione della seduta.

Questo episodio di violenza fisica in Parlamento ha suscitato sconcerto e indignazione tra gli esponenti politici e l’opinione pubblica, sollevando interrogativi sulla condotta dei deputati e sulle misure di sicurezza all’interno dell’aula legislativa. La vicenda è destinata a far discutere a lungo, con ripercussioni che potrebbero influenzare il clima politico nelle prossime settimane.

Il video dell’aggressione

Qui di seguito il video che sta circolando online e che ormai è diventato virale. [Fonte: canale Youtube Vista Agenzia Televisiva Nazionale].

La nota del Movimento 5 Stelle: aggressione “squadrista”

In una nota ufficiale, il Movimento 5 Stelle ha definito l’aggressione «gravissima e vergognosa»,  chiedendo provvedimenti seri e immediati contro quello che è stato definito un «atto di squadrismo» all’interno delle istituzioni.

Anche Giuseppe Conte tuona sui social contro l’accaduto: «Siamo arrivati alle violenze dai banchi della maggioranza Meloni. Hanno aggredito il nostro Leonardo Donno perché ha portato il tricolore al Ministro Calderoli, perché diciamo no alla secessione dell’Italia firmata Meloni, Salvini e Tajani. È uscito in barella dalla Camera dei deputati. Giù le mani da noi, giù le mani dal nostro tricolore. Non passerete. Vergogna».

Il deputato Iezzi prova a difendersi

A raccogliere la testimonianza del deputato leghista Igor Iezzi della Lega, uno dei principali indiziati dell’accaduto, è stata la trasmissione La Zanzara di Radio 24.

Nelle confuse immagini subito diffuse dai media parrebbe infatti essre proprio lui uno dei primi ad aggredire il collega del Movimento 5 Stelle Leonardo Donno. Il leghista tuttavia proclama la propria innocenza: “ho provato colpire Donno ma non ci sono riuscito“.

I precedenti “circensi” nel nostro Parlamento

Non è la prima volta che accade ma forse questa è una delle più gravi. In passato era già capitato che gli animi si scaldassero eccessivamente nelle aule del nostro Parlamento.

Aveva fatto particolarmente scalpore nel 2020 la teatrale “uscita di scena” di Vittorio Sgarbi, portato via di peso dai commessi della Camera. A ordinare l’espulsione era stata l’allora vicepresidente della Camera Mara Carfagna, per le “parole irripetibili verso la collega Bartolozzi e verso questa presidenza. Insulti e offese verso una donna sono inaccettabili“.

Ma già nel 2019 era avvenuto un fatto simile a quello avvenuto ieri, sempre alla Camera dei Deputati. Stavolta la Lega aveva “fatto a pugni” con il Partito Democratico: l’allora Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, aveva sospeso la seduta nell’Aula di Montecitorio dopo una bagarre scoppiata durante una discussione sul Meccanismo Europeo di Stabilità.

Questi sono solo alcuni dei casi più clamorosi che abbiamo voluto citare come più significativi: purtroppo nella nostra Storia non sono stati gli unici casi in cui le nostre aule parlamentari si sono trasformate in uno spettacolo circense o in esibizioni alla stregua di scontri allo Stadio.

Una riflessione sull’accaduto

Proviamo adesso a fare un bilancio e a tracciare una riflessione, nel limite del possibile, sull’accaduto.

L’incidente accaduto alla Camera dei Deputati non rappresenta solo un grave episodio di violenza fisica, ma anche un sintomo allarmante di un clima politico sempre più teso e polarizzato. La rissa che ha visto protagonista il deputato Leonardo Donno e altri parlamentari è un chiaro segnale del deterioramento del dibattito democratico, che dovrebbe basarsi su confronto civile e rispetto reciproco, non su aggressioni fisiche.

Questo episodio getta una luce inquietante sul livello di degrado a cui è giunta la politica italiana. Quando i rappresentanti del popolo si lasciano andare a comportamenti violenti all’interno delle stesse istituzioni che dovrebbero proteggere e promuovere la democrazia, viene minata la fiducia dei cittadini nelle loro capacità di governare con integrità e saggezza. La scena di deputati che si affrontano a colpi di pugni è indegna di un Parlamento che dovrebbe essere il tempio della democrazia.

Inoltre, l’aggressione subita da Donno e l’intervento necessario dei medici sollevano serie preoccupazioni sulla sicurezza all’interno delle aule parlamentari. Se i rappresentanti non sono sicuri nel luogo dove svolgono il loro mandato, quale messaggio viene trasmesso al paese intero? Questo episodio mette in evidenza la necessità urgente di rivedere e rafforzare le misure di sicurezza e di comportamento all’interno delle istituzioni.

Ma più di ogni altra cosa, questa vicenda evidenzia la necessità di un ritorno alla civiltà nel dibattito politico. È essenziale che i leader politici, di ogni schieramento, condannino fermamente questi atti di violenza e lavorino insieme per ricostruire un clima di rispetto e dialogo. Solo attraverso il confronto pacifico e il rispetto delle idee altrui si può sperare di affrontare le sfide complesse che il nostro paese deve affrontare.

La politica dovrebbe essere un esempio di maturità e responsabilità. Quanto accaduto alla Camera dimostra che c’è ancora molta strada da fare per raggiungere questo obiettivo.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it