L’Aula del Senato ha votato il maxiemendamento presentato dal Governo al Jobs Act, ponendo la questione di fiducia; una votazione carica di tensione, la cui esacerbazione massima è stata raggiunta nel momento in cui il presidente Grasso ha dovuto sospendere la seduta per le proteste dell’M5S durante l’intervento del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al quale sono stata lanciate delle monetine. In ogni caso, i lavori si sono conclusi con 165 sì, 111 no e 2 astenuti.
Il testo contenuto nella modifica di Palazzo Chigi introduce alcune novità in materia, anzitutto, di contratti. Nell’ambito della legge delega, dunque, l’esecutivo intende affermare, quali principi e criteri direttivi, la “razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti, anche mediante abrogazione di norme, connessi con la costituzione e la gestione del rapporto di lavoro, con l’obiettivo di dimezzare il numero di atti di gestione del medesimo rapporto, di carattere amministrativo”. Ciò significa che, pur senza menzionarlo esplicitamente, non si esclude di cancellare l’articolo 18 ovvero, appunto, di “abrogare”. L’escamotage dell’assenza di citazione è finalizzata a non precludersi eventuali marce indietro.
L’altra principale novità del provvedimento è quella relativa alla convenienza dei contratti a tempo indeterminato: costeranno di meno rispetto a tutti gli altri. In tal caso, la finalità del Governo non è solo quella di favorire l’occupazione, specie quella giovanile, ma anche di incentivare un riordino dei contratti, attraverso l’utilizzo prevalente di una sola tipologia e il graduale abbandono delle altre.
FONTE: CGIA Mestre