Il ministro Franceschini, nel corso della V edizione degli Stati generali della Cultura, che si sono svolti all’Auditorium Parco della Musica di Roma lo scorso 20 dicembre, ha annunciato un bilancio molto positivo per l’Art Bonus, strumento di defiscalizzazione delle erogazioni liberali a favore della Cultura, che in poco più di due anni ha consentito l’attivazione di circa 130 milioni di euro di donazioni.
Un risultato importante, che comporta implicazioni che vanno anche oltre la semplice raccolta di fondi. «L’Art Bonus – ha affermato il ministro – ha anche un importante fattore pedagogico, perché mette i cittadini e le imprese nella condizione di restituire al Paese parte di ciò che il Paese ha dato loro. D’altra parte viviamo in una realtà dove secoli di storia e di saperi si sono stratificati, dando luogo anche a uno straordinario fattore di competitività, che ritroviamo, per esempio, nel prodotto artigiano».
18app: al via il Bonus Cultura per l’anno 2021.
Sviluppi futuri
Per quanto riguarda il futuro, a fronte di diverse sollecitazioni per estendere l’applicazione dello strumento a settori diversi da quelli attuali, Franceschini si è mostrato abbastanza cauto: «la prossima apertura, dopo la lirica e i beni ecclesiastici colpiti dal terremoto, potrebbe essere la prosa». Qualche spiraglio pare esserci anche per il sostegno ai giovani artisti, mentre il ministro pare escludere un’applicazione generalizzata a tutti gli eventi culturali: «è una bella idea e anche in Parlamento se n’è discusso, ma si tratta di un’indicazione troppo generica ed è difficile quantificare le minori entrate per l’Erario determinate dal credito d’imposta del 65% per chi aiuta il patrimonio. Ragionare per singoli settori, invece, rende più semplice anche il calcolo dell’impatto sui conti pubblici».
La sperequazione territoriale
Anche sull’Art Bonus rimane però un problema fortissimo di sperequazione territoriale: il nuovo strumento viene utilizzato soprattutto al Centro Nord, e pochissimo al Sud. Dalle elaborazioni contenute in una recente indagine, condotta dagli studenti del X Master in Economia e Management dell’Arte e dei Beni Culturali della 24Ore Business School, con il supporto di Ales, emerge come, al 30 settembre 2016, è il Nord ad avere la maggior parte degli interventi proposti (il 52% del totale) e di donazioni ricevute (83,3%); seguono il Centro (38% di proposte e 15,13% di ricevute, con il Sud in pesante ritardo (10% delle proposte e solo l’1,61% delle donazioni ricevute). Un che per essere colmato richiederà appositi interventi di comunicazione presso amministratori locali, cittadini e imprese e di formazione degli operatori.
Un segnale in controtendenza per il Sud è il buon andamento del Comune di Bari, che conta, per la fine dell’anno, di arrivare ad una raccolta di più di 450.00 euro, destinati a tre interventi: il recupero del Fortino Sant’Antonio, il restauro della Colonna infame, situata in una delle piazze più belle del centro antico, la messa in funzione della casa del musicista Niccolò Piccinni. Tra i “mecenati di Bari”, i cui nomi sono pubblicati sul sito istituzionale, ci sono cittadini, associazioni, soggetti privati e un’azienda municipalizzata cittadina che hanno potuto scegliere i beni da finanziare tra quelli presenti nel’elenco fornito dall’amministrazione comunale.
«Ci sono voluti diversi mesi, ma finalmente anche a Bari il progetto dell’Art Bonus sta prendendo piede – ha dichiarato il sindaco Antonio Decaro -. Siamo molto contenti dell’interesse che cittadini, associazioni e aziende stanno mostrando nei confronti di questa opportunità, soprattutto perché questo significa che c’è una maggiore consapevolezza del valore del nostro patrimonio artistico e culturale e soprattutto che è compito di tutti prendersene cura, partecipando attivamente al recupero e alla valorizzazione dei nostri beni più importanti».