appalti-acquisti-green-paGli acquisti pubblici verdi (GPP – Green Public Procurement) e i Criteri Ambientali Minimi (CAM) faticano ancora a decollare in Italia: queste specifiche negli appalti non sono ancora adottate a pieno regime dalla Pa.


Nonostante siano trascorsi otto anni dalla loro introduzione si va avanti molto piano: secondo il rapporto “I numeri del Green Public Procurement in Italia” redatto dall’Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente e Fondazione Ecosistemi, solo il 62% delle amministrazioni pubbliche applica questi strumenti.

L’indagine ha coinvolto 126 amministrazioni pubbliche, tra cui centrali di committenza regionali, enti gestori di aree protette, ASL e città metropolitane, evidenziando una performance che varia notevolmente tra i diversi enti.

Appalti, gli acquisti “green” delle Pa non decollano

Il rapporto, presentato al Forum Compraverde Buygreen 2024 a Roma, rivela che i Comuni metropolitani hanno raggiunto un indice di applicazione del 79%, mentre gli enti gestori di aree protette si attestano al 56%. Questi dati rappresentano una valutazione complessiva delle politiche necessarie per il GPP e l’applicazione dei CAM. Tuttavia, il monitoraggio degli acquisti rimane una pratica poco diffusa, effettuata solo dal 17% degli enti.

Conoscenza diffusa, applicazione limitata

La conoscenza del Green Public Procurement è ormai ben radicata, con il 98% delle amministrazioni pubbliche a conoscenza di questo strumento. Politiche come il “Plastic free” e la formazione del personale tuttavia sono conosciute e applicate rispettivamente dal 57% e dal 56% delle amministrazioni. E criteri sociali e di genere mostrano percentuali di applicazione più basse, rispettivamente del 47% e del 46%.

Il ritardo nell’adozione del GPP e dei CAM è attribuito principalmente alla difficoltà nella stesura dei bandi (53%), alla mancanza di formazione adeguata (41%) e alla carenza di imprese con i requisiti necessari (34%). Questi sono i principali ostacoli che devono essere superati per accelerare l’adozione di pratiche sostenibili.

La necessità di formazione e monitoraggio

L’Osservatorio Appalti Verdi sottolinea la necessità di formare personale qualificato sui CAM e di migliorare il controllo dei bandi di gara. Solo otto degli enti gestori di aree protette su 64 hanno un referente per il Green Public Procurement, una figura fondamentale per centralizzare e coordinare le pratiche sostenibili.

Inoltre, gli enti gestori delle aree protette mostrano lacune nell’applicazione di strategie per la raccolta differenziata (39%) e nelle iniziative per il risparmio energetico e la creazione di Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali (44%). Questi enti, che dovrebbero fungere da esempio nella promozione di pratiche sostenibili, mostrano ancora significativi margini di miglioramento.

Ad esempio tra le 41 ASL che hanno risposto al questionario, solo il 5% monitora gli acquisti, un dato preoccupante considerando che la spesa sanitaria nel 2023 ha superato i 131 miliardi di euro. Un monitoraggio accurato è essenziale per garantire che la spesa sanitaria sia sostenibile e razionalizzata.

Le priorità per il futuro

Per migliorare l’applicazione del GPP in Italia, è fondamentale affrontare due priorità:

  • la carenza di supporto tecnico nella stesura dei documenti di gara
  • e l’assenza di monitoraggio dell’adozione del GPP nelle stazioni appaltanti.

È necessario formare dunque, come già anticipato, personale specifico e designare referenti per il GPP che possano connettere le varie politiche dell’amministrazione con l’uso degli strumenti di sostenibilità.

L’adozione più ampia e strutturata del Green Public Procurement richiede pertanto un impegno maggiore da parte delle amministrazioni pubbliche italiane. Solo così sarà possibile trasformare l’obiettivo della sostenibilità da teoria a pratica consolidata, contribuendo in modo significativo alla tutela dell’ambiente e alla promozione di un’economia circolare.

Il report

Qui il documento completo.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it