App Eni, richiesta autorizzazione ad accedere a dati personali: per Federconsumatori violazione della privacy.
App Eni: per consultare fatture e consumi è richiesta l’autorizzazione ad accedere a file, foto e video presenti sul dispositivo mobile. Una intollerabile violazione della privacy.
La Federconsumatori ha ricevuto numerose segnalazioni da parte di utenti in possesso di dispositivi che utilizzano il sistema operativo Android, che hanno riscontrato problemi con la società Eni gas e luce S.p.A. nella procedura di accesso al dettaglio della propria fattura, tramite l’App Eni gas e luce, applicazione appositamente creata per consentire di usufruire su smartphone e tablet dei servizi online della Società.
Infatti, per visualizzare lo storico delle bollette e quella di prossima emissione, l’App Eni richiede mediante una notifica, l’autorizzazione ad accedere ai contenuti multimediali, ai file e alle foto del dispositivo dell’utente. Nel caso in cui il consumatore scelga di negare il consenso ad accedere genericamente ai propri dati personali, si vedrà respinta la possibilità di visionare il dettaglio della fattura.
App Eni, richiesta autorizzazione ad accedere a dati personali: l’appello di Federconsumatori
Come Federconsumatori siamo convinti che non si possa mettere a disposizione degli utenti un servizio per tenere sotto controllo i propri consumi (e quindi gli importi richiesti per gli stessi) senza assicurare ai propri clienti la tutela assoluta dei dati personali e sensibili, anche approfondendo e segnalando eventuali responsabilità addebitabili a terzi (nel caso specifico ad Android).
Per questo abbiamo segnalato al Garante della Protezione dei Dati Personali la condotta lesiva dei diritti degli utenti, addebitabile tanto a Eni gas e luce quanto alla società che detiene la piattaforma Android e cioè Google Italy S.r.l., chiedendo un intervento di verifica volto ad inibire eventuali condotte reiterate della Società, affinché gli utenti possano accedere al dettaglio dei loro consumi senza dover necessariamente rendere disponibili, alla Società o a terzi, i contenuti presenti sul proprio dispositivo.
Apprendiamo con favore la notizia che il Garante della Privacy, dando riscontro alle nostre richieste, ha intimato a Google di far pervenire informazioni e ulteriori elementi per giustificare la condotta appena descritta.
Attendiamo pertanto gli sviluppi del procedimento con l’auspicio di ottenere soluzione ad una vicenda ambigua e lesiva del diritto di riservatezza degli utenti.