andrea-camilleri-mortoAlla fine nella sua ultima battaglia è stato sconfitto: Andrea Camilleri è morto. E con lui se ne va un grande uomo di cultura e di grande senso civico.


I suoi romanzi hanno venduto oltre 30 milioni di copie e sono stati tradotti in ben 120 lingue.

Andrea Camilleri è morto: l’addio a un grande uomo

“Montalbano sono”. E’ racchiusa nella battuta più celebre del suo commissario – il personaggio più amato e conosciuto nato dalla sua immaginazione – l’intera carriera di Andrea Camilleri, 93 anni, morto oggi all’ospedale Santo Spirito di Roma

La Asl Roma 1 in una nota ha comunicato che lo scrittore è deceduto “alle ore 8.20 del 17 luglio 2019 presso l’ospedale Santo Spirito. Le condizioni sempre critiche di questi giorni si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali. Per volontà del maestro e della famiglia le esequie saranno riservate. Verrà reso noto dove portare un ultimo omaggio”.

Un mese fa il malore

Camilleri era stato ricoverato il 17 giugno, un mese fa, all’ospedale Santo Spirito per arresto cardio-respiratorio. Le sue condizioni sono sempre state critiche. Nei vari bollettini medici di queste settimane era spiegato che il paziente si trovava “presso il centro di Rianimazione con supporto respiratorio meccanico e farmacologico al circolo” e una “sedazione farmacologica di protezione”.

Il ritratto dell’artista

Lo scrittore siciliano, nato a Porto Empedolce nel 1925, è stato uno dei protagonisti della cultura italiana. Regista teatrale, sceneggiatore, scrittore di successo, Camilleri ha rappresentato il volto buono e saggio dell’Italia che crede nel bene e non si arrende davanti alle difficoltà, ma dà libero sfogo al potere più grande: l’immaginazione.

I suoi romanzi hanno venduto oltre 30 milioni di copie e sono stati tradotti in ben 120 lingue. La grande notorietà arriva tra il 1992 e il 1994 con la pubblicazione de ‘La forma dell’acqua’, primo romanzo dedicato a Montalbano. Da lì in poi un crescendo inarrestabile di vendite e successi, che lo porta a scrivere più di trenta libri sulla saga (alcuni, compresa la fine di Montalbano, sono inediti), ma in totale sono oltre cento le opere dello scrittore siciliano. In ognuna di esse Camilleri ha saputo infondere lo spirito e i colori della sua isola, prendendo spunto sia dall’attualità, sia da fatti realmente accaduti del passato.

Per settant’anni Camilleri è stato regista teatrale e sceneggiatore. Nel 1949 entra nell’Accademia di Arte drammatica Silvio d’Amico di Roma e realizza diverse opere, ispirandosi a Pirandello. Sono gli anni in cui conosce la moglie Rosetta, dalla quale avrà tre figlie. “Rosetta è stata la spina dorsale della mia esistenza” ha dichiarato più volte Camilleri. Nel 1957 il debutto in Rai, mentre negli anni Settanta ottiene il ruolo di insegnante di regia all’Accademia di Arte drammatica. La passione per la scrittura, però, lo porta a pubblicare, nel 1987, ‘Il corso delle cose’, con cui ottiene un discreto riscontro di pubblico. Poi arriverà il vero e grande successo con il commissario Montalbano.

Le ultime interviste: il coraggio e la denuncia dei mali della società odierna

Nelle ultime interviste Camilleri ha dichiarato:

Ho avuto una vita fortunata. Non ho rimpianti e non ho paura di niente, neanche della morte”.

A Roma stava preparando uno spettacolo si sarebbe dovuto tenere il 15 luglio alle Terme di Caracalla, dove avrebbe raccontato la sua Autodifesa di Caino.

“Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio ‘cunto’, passare tra il pubblico con la coppola in mano”.

In un certo senso è andata proprio così. Grazie Andrea Camilleri.

In una delle sue ultime dichiarazioni dal vivo, al programma Servizio Pubblico, ha lanciato la sua invettiva contro l’odio e il male nella società attuale in cui viviamo.

“Montalbano oggi, con molto dolore, si dimetterebbe, credo non potrebbe convivere. La nostra Costituzione è ispirata al 25 aprile che non fu una rissa tra comunisti e fascisti come dice Salvini: così offende i caduti di entrambe le parti, perché i fascisti che andavano a morire giovani credevano in un ideale sbagliato, orrendo, ma ci credevano. Non posso trattenermi dal dire che con il governo di oggi abbiamo un esempio lampante di mentalità fascista, quella del ministro Salvini”.